Scroll and get into what happened among the participants.Enjoy the reading!
Reports:
1. Luca 1 [ITA]
2. Jorgen [ENG]
3. Class 2021 [AUDIO_ITA]
4. Luca 2 [ITA]
5. Emma 1 [ENG]
6. Emma 2 [ENG]
7. Ludovico 1 [ITA]
8. Alexa [ENG] [DE]
9. NikiWinter [ITA]
10. Fabiola - Tosca [ITA]
11. Qinwen [CHI]
12. Elisabetta [ITA]
13. Andrea [ITA]
INTERLUDE 1 [ITA]
14. Chiara 1 [ITA]
15. Giorgia 1 [ITA]
16. Ludovico 2 [ITA]
17. Matteo 1 [ITA]
18. Gabriella [ENG]
19. Andrej [ENG]
20. Elisa [ITA]
21. Arianna [ITA]
22. Ilaria [ITA]
23. Stefano [ITA]
24. Matteo 2 [ITA]
25. Francesca [ITA]
26. Veronica [ITA]
27. Alessia [ITA]
28. Davide [ITA]
29. Nina [ITA]
30. Mattia 1 [ITA]
31. Caterina M [ITA]
32. Giulia [ITA]
INTERLUDE 2 [ITA]
33. Mila [ITA]
34. Andrea [ITA]
35. Beatrice [ITA]
36. Chiara 2 [ITA]
37. Giorgia 2 [ITA]
38. Antonino [ITA]
39. Ester [ITA]
40. Michela [ITA]
41. Ludovico 3 [ITA]
42. Caterina G [ITA]
43. Shair [ITA]
44. Vanessa [ITA]
45. Enrico [ITA]
INTERLUDE 3 [ITA] [ENG] [NO]
46. Mattia 2 [ITA]
1. [ITA]
Scambiarsi la vita_Beirut, 12.XII.2011
Ciao Sara,grazie al tuo sguardo capirai il senso tra le righe di questa lettera.Vorrei parlarti di quando ho scambiato la mia vita con un’altra persona, di quello che c’è stato prima e di quello che ci sarà dopo.Tutto è iniziato a Beirut, mercoledì 21 settembre 2011, dopo il mio arrivo nella casa di Gemmayze, sopra il ristorante Dartaud, al secondo piano. Entrambi credevamo di conoscere quello che stava per accadere, ma non era così, niente poteva essere prevedibile, niente pianificabile. Parlavamo, i sorrisi erano sommessi, gli occhi sembravano graffi, quei momenti mi ricordavano le nostre cene, dove ogni battuta, ogni sguardo incrociato e ogni movimento impacciato rimanda all’inesorabile finale pieno di carne. La prima cosa che ci siamo scambiati sono state le chiavi di casa, poi gli orologi, poi i documenti. Ognuno leggeva la lista che l’altro gli aveva scritto, la mia era sul retro di un manifesto recuperato nel palazzo dov’ero in residenza, la sua era blu: password - email - nome - età - impegni imminenti - amici - chi è chi - chi è cosa per te - chi sei tu per loro. La mia: password - email - pochi impegni - modi per dimenticare - meditazioni autodidatte - chi è chi - chi sei tu per loro - ricerca forzata di abitudini libanesi. Ci scambiammo le scarpe, avevamo entrambi il 44, i vestiti erano così diversi, io non mi sposto dall’anonimato, lui invece adora le fantasie a righe e a quadri, i colori sgargianti e il gusto pacchiano che si riflette nel caldo mediterraneo, però è norvegese.Jorgen Ekvoll, 1981, di Oslo, cercalo…Appena ci saremmo svegliati tutto sarebbe iniziato. Quella notte i sogni sono stati pazzi, io ero una testa all’altezza del soffitto di questa stanza gialla, parlavo con un’altra testa vagamente mora e giapponese, da sotto il suo collo si estendeva un panneggio bianco messo come se lei lo stesse tenendo con le mani nella posizione della riverenza. Non ricordo di cosa parlassimo, so solo che lei si muoveva ondeggiando e ogni volta che sfiorava il soffitto con i capelli lasciava una traccia grigia fumosa, che sporcava l’intonaco con odore di grafite. Aperti gli occhi mi sono ritrovato solo in quello che doveva essere ufficialmente il mio letto, come poter sentire mie una serie di abitudini così definite da un altro? Ricordarsi di preparare un buon ritorno al mio coinquilino nonché mio migliore amico con cui ho attraversato a piedi il Libano da nord a sud, non gettare la carta nel water, non alzare la musica nel lato destro della casa, spegnere sempre la bombola del gas per evitare che saltasse tutto in aria, succhiare snuss al posto delle sigarette, vestirmi in modo assurdo sentendomi una specie di arlecchino in versione pappone in miseria, il poco cibo in casa, formaggio spalmabile, pane da arrotolare e tutte le altre particolari attenzioni che sapevo avrei dovuto avere, erano una questione di pura apparenza, un involucro che avrebbe dovuto raccogliere e tenere unita una persona la cui coscienza desiderava essere una ballerina tra corpi da riempire. Dire scambiamoci la vita, può voler dire tutto e niente, era chiaro nel progetto, ma nella realtà si è rivelato molto più intenso, molto più lungo e molto più l’opposto di quello che credevo essere. Volevo dimenticarmi, volevo fare un regalo al figlio che ancora non ho, iniziare ad iniettarmi la memoria del cambiamento, della mutazione guidata e voluta, della volontà intrinseca che va oltre la mente che la produce, perché semplicemente è, non ho nessun desiderio megalomane, odio gli esaltati e nessun ideale mi spinge. Tu lo sai, la mia è una necessità biopersonale. Volevo dimenticare Luca De Leva, volevo iniziare a far esistere solo un corpo abile a svuotarsi e ricomporsi ogni volta che lo volessi, non basta ricordare, facciamolo. E quindi tutto era iniziato. Dopo una serie di pensieri tra le lenzuola mi sono messo a lavorare al computer, con penna e tavoletta, nel mio ufficio, che era costellato di libri, leggendo i titoli pensavo che alcuni avrebbero potuto essere anche miei, no, così non andava, perché io non ero più io, non c’era quell’io cui mi riferivo, ma anche se Luca non esisteva non potevo sentirmi Jorgen, cercavo di sentirmi chiunque, un campo sterminato di zolle spalancate. Mentre camminavo per strada il secondo giorno ho avuto la prima crisi, indossavo dei pinocchietti a righe verde pisello e una maglietta bianca, scarpe nere e cuffie gialle, musica elettronica mi percuoteva i timpani, ero confuso, avevo mangiato pesante come sempre in Libano, carne maledetta, camminavo da un paio d’ore, ma il Beirut art center non lo trovavo, ero stanco, stanco morto, faceva caldissimo, ho visto bianco, un cerchio alla testa fortissimo, mi sono dovuto appoggiare al muretto al mio fianco, non capivo più niente, ma che stavo facendo? Aveva senso? Smettila di giocare con le parole, entra nel linguaggio e modificalo da dentro, il linguaggio siamo io e te, perché noi lo comprendiamo, il nostro corpo è un ottimo materiale, con tutto quello che ne consegue. Quella è stata la prima crisi, non era facile curarla, mi mancavo molto, ero combattuto, non volevo trasgredire all’unica regola che mi ero dato, non ero Luca, non ero nessuno, non mi importa di quello che è già sentito, io ero il pioniere della mutazione ed ero riuscito a trovare un ignaro adepto della mia teoria, tutto quello che cerco di far passare per strampalato in me, di inattendibile, di inaffidabile, è solo la scorza che i veri amanti possono scalfire, che tu puoi scalfire. Parente di chi muta e che dal passato ha soffiato fino ai nostri giorni. Avevo mal di pancia, un senso di distanza primitiva da tutto quello che conoscevo di me, ed erano passati solo due giorni, stavo accasciato al muretto sul bordo di quella stradona larga, avvelenata e trafficata, quanto rumore facevano i clacson e quanto rumore faceva la mia testa. Implodevo ed esplodevo, forse è per questo che tornato in Italia pesavo cinque chili in meno, mi stavo schiacciando, mi stavo spremendo, avrei dovuto raccogliere l’olio e farne dei ghiaccioli. Andando in giro per i locali di Beirut, vestito in quel modo diciamo carnevalesco, incontrai diverse persone, a volte mi presentavo come Jorgen il norvegese, a volte evitavo le risposte. I momenti migliori erano però quelli in cui incontravo Luca, si finiva spesso intorno ai tavoli dell’Em Nazhim, ubriaco di arak, a parlare in gruppo, ecco, non è facile parlare di sé stessi in terza persona, soprattutto se chi ti fa le domande non capisci se le sta facendo a te o a chi abitava quell’immagine prima di te, chiedere come sta la sua ragazza e avere in questo unico modo informazioni su di lei, si generavano bolle di confusione in noi e in tutte le persone intorno, l’esperimento si espandeva a macchia d’olio, siamo un’intrecciata mailing list dal vivo, ci formiamo come unico organismo e solo così possiamo essere, la percentuale dell’idea che non mi appartiene è quella che la mette in relazione con il mondo e le dà significato, non posso pensare una cosa che non conosco, sicché quello che non conosco non esiste, è per questo che i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio tempo... La persistenza è un valore e le cose che trascorrono sono invece inaffidabili? Ci sono stati molti momenti divertenti, come quando ho fatto gli auguri a mio padre per il suo compleanno, non credevo che riuscissi a creare battute in norvegese, ma sembrava divertirsi dalle risposte che mi dava. Lo stesso fece Luca in quel momento, rispondendo alle mail, la cosa strana è che iniziavano sempre con un italiano corretto per poi finire in frasi che pur impegnandosi non avevano nessuna logica costruttiva, noi decostruivamo noi stessi tanto quanto la sintassi grammaticale della lingua dell’altro. Fantastico leggere tutto questo una volta tornato indietro nel mio corpo, inutile farlo leggere ad altri, l’esperienza funziona nel momento in cui avviene, solo ripetendola se ne può carpire il senso profondo, pur rischiando di allontanarsi dalla semplicità negativa delle cose. Alternavo momenti di eccitamento infantile a fasi di vuoti totali; qualcuno mi disse che ero come morto, era una distanza siderale quella tra noi, incolmabile, inarrivabile, il fatto che ci fosse un altro al mio posto rendeva impossibile elaborare il lutto, perché ad ogni tentativo di contatto arrivava puntuale una risposta, che tralaltro aveva sempre il tono adatto al tipo di domanda, i tentativi di contatto non hanno mai smesso di arrivare, una tomba virtuale, il profilo di un angelo. Una settimana può sembrare poco, non lo è. La prima volta che incrociai Luca lui recitava a fare l’italiano, metteva in atto tutti gli stereotipi tipici, la seconda volta che l’ho incontrato stava impazzendo, era scuro in viso e non riusciva più a vivere mentendo, credo che lì la cosa stesse iniziando a funzionare anche per lui, è un viaggio nel ghiaccio, la cosa più fredda che abbia mai provato. La profondità abissale in cui ci si spinge porta la temperatura sotto la soglia sopportabile. Più cercavo di dimenticare me stesso e più mi calavo in profondità, verso gli ultimi giorni mi ritrovai perso nei miei pensieri, avevo ricordi della mia adolescenza che riaffioravano alla mente in modo spontaneo, cose quasi rimosse, alle quali non avrei mai pensato, è stato forte, forse la cosa più assurda di tutte, gli occhi rovesciati, non abbiamo bisogno di specchi per guardarci le spalle. L’interzona non mi era mai stata così familiare, mi sentivo la sezione tra gli insiemi, la deriva necessaria allo scopo, ho provato a unire orizzontalmente le due chiavi degli appartamenti e guardare nello spazio che ne deriva, lo continuo a fare circa ogni giorno. Non crediamo più nei telescopi, ma nelle trasparenze della pelle che mi hanno fatto scoprire il quorum sensing, parole prima sconosciute mi hanno fatto pensare alla vera natura che mi gonfia la fronte, ho raccolto parecchio materiale da questa esperienza, posso soddisfare il bisogno di oggetti con varie forme e in modi diversi, ma quelli che preferisco sono due. Quando un’idea si concretizza è come la caduta di un angelo dal paradiso, se riuscissi ad utilizzare quell’energia alla rovescia e ad aggrapparmici forse potrei arrivarci. Parzialmente convinto di possedere solo il mio corpo e il mio tempo, in ogni caso sono le sole due cose che percepisco esserci con certezza, gli unici materiali necessari da plasmare – e come piace a loro farsi toccare, godono urlando quando le mie mani ne afferrano le forme viscide in un bavoso attaccamento ad una bolla di gomma – rappresentare, nel senso di svolgere le proprie funzioni in nome di altri, forse finiremo un giorno con lo scoprirci estranei ed amanti, resteranno solo i nostri denti, fossili di igiene orale, ancora più reali di noi e degli spazi vuoti intorno cui orbita la nostra fame, quello che davvero può saziarmi è sapere che la mia stessa volontà possa ripetersi in altre storie, sto creando un’agenzia di viaggi chiamata Thy Self People, persone che vogliono passare un periodo nella vita di un’altra, mentre l’altra ne usurpa la propria, per ora siamo in una ventina. Affronto fisicamente un’idea, finché questa mi possiede.
LDL
2. [ENG]
Life exchange_Beirut, 15.XII.2011
The lotus of Lebanon:
(1)“From ancient times the lotus has been a divine symbol in Asian traditions representing the virtues of sexual purity and non-attachment” - Wikipedia
As I am personally going through a one-week identity crisis here in Lebanon, where my very own history is unknown to me, I wanted to find a way to discover myself in the context of Lebanon.
I'm imagining a portrait of me in Lebanon, based on the information given about me and my life by FaceBook, and information about what “Lebanese” means by Google.
“The Lotus of Lebanon” indicates that I am the lotus, which somehow puts me in a self-defined divine context, which can be read as a criticism to the Lebanese society, which seems to be obsessed with images of saints, martyrs, and celebrities.
(2)I want to create “The Real Flag of Lebanon” where I superimpose all the different political flags of Beirut on top of each other and get them printed on fabric. The result will probably be a gray, confusing structure, much like the way I see Lebanon's political landscape.
LUCAlikesPlaying with the words “look-alike” and the FaceBook “like” function.
Collect all the events, happenings, and things that I have “liked” on FaceBook and print them as a journal called LUCAlikes. I just want to understand more clearly who I am.
Jorgen
3. [ITA]
Scambiarsi la vita_Como, 20.IV.2021
Random cut-up of interviews released by students of the performance course held at the Accademia IED Aldo Galli (Como), during the 2020/2021 semester, after having exchanged their lives with each other. 9 people involved. 1 voice released.Candidates: Anais, Annalisa, Chiara, Daniela, Federico, Luca, Ludovico, Sarah, Valina.
Ouh vaffanculo, col cuore
Vado, in pratica hihi le mie sorelle
Questa è la seconda volta che vi scambiate, giusto? Sì. Anais, scusami una cosa, hai detto l’alter ego due giorni?
Hai la testa bassissima
Sono bassa
No nel senso
Tu sei grande, io sono piccolina rispetto a te, piccola, piccola, piccola, piccolissima
Camera di Virginia non è la mia, per quanto riguarda il resto, di solito appunto a casa io faccio la cucina, Virgina cucina e io dovevo cucinare, però alla fine mi ha sempre aiutato perché io non so cucinare, non cucino mai quindi
Questo ad esempio per me è già un punto interessante perché è la seconda volta che lo fate
Sono rinata eheh e poi niente
Era interessante per te guardarti in questa nuova
Sì anche non dover star lì a pensare ogni volta, perché mi faccio mille paranoie
Ragazzi
Vai Chiara
Vado io? Ok si vado io, allora ah non parlo a ruota libera, ti faccio domande
No puoi parlare liberamente
Cosa facciamo domande o?
Veste come cavolo vuole che fa quel cavolo che vuole che non pensa a niente prima di farlo e, una liberazione ahah esserlo, infatti mi sono divertita un sacco. Sono uscita da sola, ho fatto tutto quello che vuole cioè la prima cosa che mi veniva in mente dicevo ah figo ora potrei correre lo facevo e basta è una cosa stupida in sé però era divertente
Vabbè dai facciamo le domande, allora ehm allora una cosa da dire sul fatto che appunto è stata la seconda volta è stato già diverso sotto diversi punti di vista
Fantastica e diciamo prof, fantastica e diciamo che la Matilde eh prof ahah che tra virgolette lei non si comporta bene
E io continuo a sgridarla ahah
E io devo sgridarle
Eh non andavi d’accordo
No andavo d’accordo
E poi l’hai potuta conoscere meglio
E poi l’ho potuta conoscere meglio sì gli ultimi giorni
E ti trattava con, ti chiamava Luca, Valina?
No mi chiamava Valina
Ecciù, scusate
Mi chiamava Valina
Specie l’altra che tra virgolette c’è lei è un po’ strana cè che la Matilde
Sai mi sono svegliato da te, è stato abbastanza, non strano, particolare perché io mi sono svegliato e ho detto ma dove sono? Ah sono a casa della Valina, così oddio ho spento, così mi sono alzato, sono andato a cambiarmi, ho cercato di mettere i tuoi jeans, tanto abbiamo gli stessi jeans
Ah sì è vero, una cosa, che abbiamo potuto pure fare scambio outfit perché abbiamo la stessa identica taglia
Esatto
Quindi
Posso? Ahah che, e io devo sgridarle, specie l’altra che tra virgolette cè lei è un po’ strana cè
Un po’ strana
E perché devo essere io Fede e già ero stata con sua mamma, già avevo capito come potevo rapportarmi con lei, quindi quella stranezza, niente e preoccupazione, sì ho avuto praticamente tre giorni in cui ho avuto varie preoccupazioni, ma cè generali personali e ho avuto quei tre giorni in cui son riuscita veramente a non pensare, non pensarci è stata molto piacevole come cosa, perché essendo dovendo, essendo Federico non dovevo, mi sono quasi autoimposta di no
Con le verande aperte con il volume al massimo
Ahaha
La gente che si fermava stordita perché ero ovviamente
Ma non è vero guarda che non era il mio vicino
È vero
Siamo tutti contentissimi quando canto
Non sono contenti per niente
Ma che cavolo dici? La mia vicina diceva fai bene, c’era la Sofia una volta che
Comunque sempre un attimo in ritardo, segui la lezione nello studio atelier sulla scrivania e a mezzogiorni ti
Eh diciamo che la Matilda e io devo sgridarle, specie l’altra che tra virgolette
E
C’era stata anche l’interruzione secondo te o avevi ricominciato da dove avevi lasciato?
No è stato abbastanza come ricominciare da dove avevo lasciato
Era una cosa in pigiama, io l’ho accompagnata alla stazione
Sì ma prof
Lei è andata a scuola e sul treno in pigiama
Assurdo
Ma io non t’ho detto niente
Dai la facciamo così questa cosa?
E non so perché, ma quando comunque faccio lo scambio di vita comunque sono dell’idea cè, penso comunque che sono io ma devo essere l’altra persona quindi inizio a dire che cosa farebbe l’altra persona e poi dico no, l’altra persona sono io, mentre se sono il mio alter ego che sono comunque io, ma non sono io, qualunque cosa faccio dico vabbè tanto non sono io
Sì in realtà sono arrivata nel pomeriggio, come l’altra volta, gli orari erano più o meno come l’altra volta, quindi sono arrivata verso le quattro e mezza però i suoi sono usciti la sera, quindi ho avuto casa libera ahah
Casa libera di un altro
Sì esatto
Esserlo, infatti mi sono divertita un sacco, sono uscita da sola, ho fatto tutto quello che volevo cè la prima cosa che mi veniva in mente dicevo ah figo ora potrei correre e lo facevo e basta cè è una cosa stupida in sé però è divertente
E invece
Sì un sacco
Sì e sì niente appunto
Quindi diciamo: metterti nei panni, cioè immedesimarti
Ehm
Capito quello che ti voglio dire?
Sì
Quindi secondo me, io. Mi piacerebbe che andassimo in una direzione di questo tipo, che ne pensi tu?
Sì volentieri, sì no è stato figo
Ottimo bello mi piace, ok adesso? Chi vuole? Ok. Quindi voi siete in due, volete farlo come, cosa sta succedendo?
Quindi non li ho nemmeno visti i suoi cioè, più o meno
Quanti giorni?
Tre, tre due notti e poi c’è stato lunedì, dove anche lì il pomeriggio sono andati a fare il vaccino, però lì siamo stati a cena almeno, ci siamo visti a cena, per la prima volta ho visto papà che non avevo mai visto, l’unica volta che l’ho visto era quando sono venuta a casa sua che era disteso sul divano, quindi veramente non c’è stata alcuna
Quindi i genitori hanno reagito in maniera serena alla cosa?
Sì sì sua mamma appunto diciamo è sempre super sempre come gasata come l’altra volta
Ma sì in fondo perché dovrebbero allarmarsi
No infatti, infatti, e suo papà a cena è stato un po’ strano fino al lunedì sera, appunto non l’ho mai conosciuto, però c’è stato nulla in realtà di eccezionale, abbiam cenato, conversazioni normali e poi
Cazzo
Dieci euro
È andato subito a letto, comunque, io sono andata in camera, quello che mi preoccupava tanto non era così assurda come cosa
Tu invece Federico non hai avuto a che fare con i suoi genitori?
No no io sono rimasto a Como
Como perché comunque la coinquilina ha vissuto più l’aver dentro Ludovico e non Anais però avevo tutti gli argomenti
Niente ho guardato ho ascoltato
La scuola, un po’ la frustrazione
Ahah sì non sono molto d’accordo, che argomento di conversazione il suicidio, ahah sì sì va bene
Che bello che è
Anche farsi cucinare alla fine è stato interessante perché di solito me lo preparo io per me
Sì appunto perché io non cucino mai, cioè io io non cucino mai, lui cucina sempre, infatti ho dovuto cucinare e lui non ha potuto cucinare
Quindi vi siete proprio detti: questi sono dei comportamenti miei tipici
Falli!
Sì sì, poi appunto entrambi avevamo abbastanza
Ma il fatto, allora, aspetta farmela formulare nella mente. Allora una cosa che io avevo notato quando lo avevo fatto su di me era questo. Che non era tanto quello di essere l’altro, ma anzi poi l’effetto che ottenevo era una sorta di viaggio introspettivo in me molto forte e però con la scusa di essere un altro ero libero da tutta una serie di sovrastrutture, impegni, legami
Appunto abita qua a Como con Angela, quindi no
E hai avuto a che fare con Angela?
Sì sì sì
Ok
Ora vai vai parla un po’ tu che ho parlato tanto
E niente la mia esperienza è stata più o meno uguale a quella dell’altra volta
Mamma, eh ho scritto sbagliato
Tu, leggi
Ah ok
E niente mi sono un pochino più abituato a vivere la vita come fa Chiara e un aspetto molto carino è mangiare e guardare la televisione, cioè il computer, perché a casa mia non si fa mai perché la televisione sta in sala e mangiamo in cucina
Sì è vero strabrutto
La tengono accesa per sentire le notizie del telegiornale e mangio mentre sento i morti non è una cosa molto carina, mentre l’, però avevo cè in questi giorni ho sentito un pochino l’ansia, ma non nel fare l’esercizio, proprio nel vivere pensando che ho lasciato la mia vita ferma, cioè non perché ero Chiara e così, ma perché tipo vedevo Angela che si preparava gli esami e tutte queste cose qua e io pensavo
E il sentimento che provavi era ansia?
Ansia, e non poterlo fare anch’io pensavo, Dio sto rimanendo indietro, cose del genere e quindi lì iniziavo a pensare come Federico, non più come Chiara
E per il resto normale
Come?
Per il resto tutto normale come l’altra volta
Allora stavo pensando questo, ripensando a quello che ci ha detto Anais adesso, cioè la questione del riconoscere delle proprie abitudini particolari, comportamenti
Salvatore credo
Quindi altro esempio, anche per voi c’è stato questo aspetto di, come dire, come di abbandono di alcune routine che magari ci feriscono, vi feriscono oppure no, anzi, tu dicevi ho avuto l’ansia perché pensavo, insomma quello che hai detto adesso
Mmh
Per quanto mi riguarda io l’ho vista proprio come una vacanza, in realtà, cè niente ansie
Speravo
Pensare
Cos’è questo rumore mi sta facendo impazzire?
Ma cos’è sono quelli di restauro
Sì fanno cose
Da dove arriva?
Su, sono su a restaurare cose
Ahah
Quello è stato figo
Non lo faccio vedere spesso, però c’è dentro tanto, almeno gli ultimi cinque anni, ci sono tutte le cose che ho vissuto, io anche nel suo stile, nel suo arredamento o i colori che usi, l’ho notato molto
Finito lo scambio, allora adesso iniziamo che io ti faccio delle domande e tu rispondi, dopo tu fai le domande a me e io rispondo
Va bene
Prima cosa che hai provato la mattina in cui ti sei svegliata nel mio letto?
Allora avevo già dormito
Ci stavo già pensando
Anch’io, ma non ho una risposta
Puoi provare infatti anche a fare il lavoro dell’altro, però anche quello se lo fai in un giorno è abbastanza impossibile, se lo fai dopo una settimana
Ma forse anche una settimana è poco magari
Mettetevi più vicini
Salvatore
Per te quindi la stessa cosa che c’è stata è positiva
Bene
Sì sì
Ok, lo stesso ma positivo ok
Due figlie
Bello
La piccolina, Isabella
Guarda
Che facevano le modelle alla mostra, loro, guarda in posa come in certi quadri
Lei e lei?
Sì, vedi in posa, più o meno
Che bella squadra
Non ti sei neanche potuta vedere Riverdale
Ah io ho, sicuramente non ho detto, ho cantato con le verande aperte con il volume al massimo e la gente che si fermava
E la mamma di Fede che faceva tutto per me è strano, perché quando sono a casa mia, a casa casa eh, io e mia mamma ci alterniamo nel cucinare, quindi, è una cosa che ho notato ecco
Io. Mi piacerebbe che andassimo in una direzione di questo tipo, che ne pensi tu?
Sì volentieri, sì no è stato figo, come appunto le dicevo
Ottimo bello mi piace
Eheheh
Ok, adesso chi vuole? come volete procedere?
Fai le domande
Volete farlo come l’altra volta, vi va?
Cioè sdraiati?
Sì a me piacerebbe
Che roba
Alteere
Sapete cosa sto pensando?
4. [ITA]
Scambiarsi la vita_Milano, 30.XI.2021
Ciao Agente,
sono tornato da undici giorni. È stato il secondo scambio, sono passati dieci anni dal primo ed ironia della sorte, ancora con una persona norvegese. C’è qualcosa in quelle terre che devo cercare? L’altra volta è stato con un estraneo, ora conoscevo la persona: immaginavo sarebbe stato un esperimento diverso, qualcosa di più facile. Dov’ero finito in questi dieci anni? Grazie per aver fatto emergere in noi l’intenzione: è stato per ora lo scambio più intenso. Quante menti erano vigili contemporaneamente in me, una, tutte, tre, due, nessuna, lascio questo ai ricordi che non voglio approfondire, restano nell’esperienza e nella vita a cui appartengono. Abbiamo preparato delle schede descrittive che ci siamo scambiati, le Liste Persona, se ho pensato avrebbero funzionato come canovaccio, presto ho usato la mia come talismano: mi univa al patto fatto con me stesso.
Non ero io, ero Emma Rose, la donna con cui vivo.
Concentrato attraverso di lei ho sperimentato un nuovo stato mentale, un diverso assetto, non so nominarlo, scoprirlo è stata la rivelazione, sto cercando di richiamarlo a me anche ora, ma non riesco, forse esiste solo in quella dimensione, in quella disciplina, provo a raccontartela:Tutto è iniziato la mattina di venerdì 12-11-2021, al risveglio. Inizialmente lo spaesamento stava nelle differenze di posizioni, la stessa stanza, la stessa coperta, un altro cuscino, l’altro lato del letto, può esserci un limite così netto nella certezza dato solo da una linea invisibile che separa le abitudini? Eppure ci amiamo. Svegliandomi oltre quella certezza chi ero diventato allora? Seduto in bagno ho toccato il mio naso, non volevo farlo e l’ho sentito non mio, era lì non era scomparso, ma non mi apparteneva più, la mia carne si era liberata dall’organizzazione, i miei confini vibravano, un’infinita consapevolezza mi ha attraversato la gola ed è scesa in tutto il corpo, forse avevo inghiottito la mia idiozia, ero già in bagno pronto ad espellerla - l’avrò fatto?Avevo giornate molto piene, vendevo vestiti e andavo a spedirli da vari centri di smistamento, mi scrivevo con persone in norvegese ed inglese, velocemente ho iniziato a pensare in questa lingua, i pensieri erano fluidi, la suggestione era successa. Il mercoledì ho festeggiato anche il compleanno di Emma, ti lascio immaginare auguri, torte, amici e famiglie. Mungevo quell’identità senza preoccuparmi di cosa stesse succedendo alla mia. Venerdì notte stesso ho avuto il primo regalo dallo Scambio, questo nuovo viaggio ha sbloccato i miei sogni, sono stati sempre limpidi, splendidi e vivi e stanno continuando, grazie Agenzia, era da un anno che non riuscivo più a muovermici dentro, grazie, ora hai in grembo due nuovi agenti. Vivere più stati mentali insieme mi ha dato una sola percezione delle cose, non c'è differenza tra sogno e realtà, tra fatto e interpretazione, tra me e me, è tutto la stessa cosa e questa cosa non esiste. Qualcuno mi ha detto che quando ti immergi nel mondo, questo scompare: io ho sempre cercato di trarre ispirazione dai fatti della vita, ma una volta scomparso dalla mia vita, cos’era quell’ispirazione rimasta? Da dove arrivava? È quella la mia sostanza? L’origine e l’inizio dei miei pensieri? Non lo so Agente, ma sentivo che voleva nascere, era stanca di nuotare su rocce asciutte, ha reclamato il suo posto nel mio corpo e la mia attenzione. Oggi mi sono imbattuto in uno scritto di Jung “Gli archetipi dell’inconscio collettivo” (1934-1954), dove dà questa definizione di anima: “L’anima è la vita al di là di tutte le categorie, e non ha cura di biasimi e apprezzamenti”, che l’esercizio mi abbia spinto verso questo selvaggio archetipo della vita in sé? Chissà.Ho trattato le cose piccole molto seriamente e quelle grandi con leggerezza, come ad esempio la posizione di un asciugamano, l’igiene personale, la Lista Persona che ho ricevuto recitava molte caratteristiche di Emma, la principale era “Joyful spirit. Enjoy inventing solutions”, ho imitato, mi sono lasciato guidare da quello che conoscevo dell’altra persona e da quello che leggevo nella lista, come ti ho già detto credevo sarebbe stata un’esperienza più debole, falso, anzi è preferibile scambiarsi tra persone che si conoscono, possibilmente che siano in rapporti intimi, si scatena infatti una marcata reazione erotica, che mi ha spinto a immaginare che tutti si giuntino con tutti, così la comunicazione diventerebbe totale, la vita diventerebbe totale e supererebbe sé stessa. Ogni categoria è antiquata, continuare a separarle o mescolarle rallenta l’individuazione, annebbia il processo di potere, illudendomi con il ricatto della sicurezza - e che sicurezza…positivo, negativo, caldo, freddo, tiepido, sopra, sotto, oppressore, oppresso, verde, rosso, chirurgo, ingegnere, dentro, fuori, questo e quell’altro, la volontà che cerco è la vita stessa. La nostra azione è il gioco. Lascio lo scherzo ai pagliacci, non voglio più esserlo, ora è vita sopravvissuta e non millantata. Lavorare nella vicinanza ha fatto esprimere al meglio l’unica regola dell’esercizio: Scambiatevi.(Piccola parentesi: amo usare il termine lavorare riferito a questi esperimenti. Questo è l’unico lavoro che voglio fare. Tra l’altro ho immaginato cosa succederebbe se tanti Scambi avvenissero frequentemente e su grande scala, ovviamente i due candidati è come se mettessero in pausa le loro vite abitudinarie, questo genererebbe tanti piccoli e continui lockdown, per usare un termine in voga di recente, con ovvie conseguenze sul sistema economico. Algoritmi confusi. Penso ad una grande onda di consapevolezza emancipata da quella idiozia che viene chiamata lavoro nel senso corrente, con desideri e frustrazioni annesse, per non dire della costruzione dell’identità, ma magari approfondiremo un’altra volta, chiusa parentesi.)L’ultimo giorno abbiamo scelto di non parlarci per godere più intimamente dell’esercizio, guardavo l’altra metà di me muoversi per la casa e pensavo che ogni volta sarebbe stata l’ultima, l’ultimo pranzo, l’ultimo dente lavato, ho provato nostalgia per una vita non mia…riesco a prendermi gioco della mia mente troppo facilmente per identificarmi solo con lei. E se anche i miei contorni possono perdersi così facilmente al contatto con quelli di un’altra persona, direi che la maggior parte delle mie convinzioni sono superstizioni - e me ne libero.Mi sto rendendo conto di aver ricevuto un altro regalo dallo Scambio: prima utilizzavo YouTube per il mio intrattenimento, mentre mangiavo, mentre ero in bagno, in generale quando “non facevo niente” guardavo YouTube, potenzialmente per un tempo illimitato. Una volta scambiatomi con Emma, il suo cellulare non aveva video adatti tra i suggerimenti, perché erano tutti video musicali di album interi. Non volendo trasgredire l’unica regola non ho cercato video di mia iniziativa e quindi dopo pochi giorni ho smesso di usare il cellulare in quel modo. Ora che sono tornato in possesso del mio, continuo comunque a non farlo, non perché me lo imponga ma perché mentre guardo quei video mi annoio. E’ bastata una settimana perché un’abitudine stupida svanisse.Sono entrato in crisi in molti momenti, non sempre reggevo l’impegno, il quarto giorno è stato il più difficile, ero stanco ed assonnato mentre camminavo vestito con questa tuta che mi stava attillata e degli stivali indossati a forza, testa e cuore premevano fino ad esplodere, mi sono sentito un pop-corn e ho iniziato a ripetere nella mia mente < Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma e avanti così per circa un chilometro…Non ho sentito più nulla, un nuovo calore mi massaggiava la pelle, stavo bene, non mi infastidivano gli sguardi dei passanti, i pregiudizi erano svaniti e il patto stipulato tra me, Emma e l’Agenzia aveva ripreso a plasmarmi, donandomi una rinnovata consapevolezza. Era come se si fosse annullato un certo addomesticamento simbolico che ho sempre sentito opprimermi, ho provato lo stesso sentimento del desiderio, ma a vuoto. Credo che quello che ho sempre chiamato desiderio sia in realtà una delle espressioni della dottrina che mi distorce da quando sono alfabetizzato, in principio era la parola, ma questa parola è un virus e io ora scelgo il silenzio
5. [ENG]
Life exchange_Milano, 7.XII.2021
Dear Agent,
In November, my dear birth month, I decided to exchange my life. Quite spontaneous the action itself, although I’m lying if I say I didn’t have my mysterious expectations. Me, so confident in my own assumptions, was no longer to recognize. I had changed my life with my partner which in front of me I only saw a borrowed life, mine. Heading forward I had to dismiss my inner voice, tell it of its nonexistence and continuously numb all internal monologues. As Emma kept fading away the existence became more and more naked, the first day worked, I was Luca. The agenda had me an appointment at noon, where I was told to come back later on, insecurity hit home and a touch of paranoia crossed the streets, what if it all was a setup. Yet it was I greeted Luca's bold insecurity, put some CCCP on my ears and rode my bike through Milan’s smoggy streets. Smells, visuals, atmospheres all seemed sterilized. Every time an association hit me I let it slip. It felt like the only origin I had was the assurance of hopefully waking up the next day. New feelings developed themselves into an arguing mind which in the same second had to desensitize, like peeling layers of consciousness for then to rub it out. The existence was an intrepid explorer and while observing the street life I understood time had slowed down. Watching all the other hamsters running around doing errands, I saw myself as a timeless ghost and the fascination of discovering multiple perspectives for few moments felt supernatural.
I kept on walking Luca's brave steps. At home was Emma, as we had reptilized each other I saw something grow, enrooting itself around our climate, a form only we could sense and where no words could be exchanged. In situations like this silence became a gracious host.
The third day hit me with fatigue. Heavy shoulders from heavy jacket, insomnia, deep sleep at random hours and dreams where I was Luca. Every time I woke up I repeated to myself I´m Luca, I went to toilet for cigarettes and to watch what YouTube had to offer me. The algorithms followed the exchange, just vice versa, the existence couldn´t fool them. Their mix created for my presence was motivational talks on life merged with interviews with Elon Musk. I lost the sense of belonging and the spirit faded into tinnitus. To overcome these external factors, habits, I went back to my inner space. I had offered my own shape of life and a pleasing sensation of attending my own funeral awoke. I had released abusive power, materialistic obsessions evaporated and fake happiness wouldn’t buy itself. Looking back, I find some similarities in a poem I wrote in the past, a sensibility I now understand I only could observe as I didn’t know I was going to wear the poem for 7 days straight at that time. It goes like this,Escape your space, miss it
Crave it back in nonsense
Come back to try, leave it there
Blush all you can, seek silencewill you, dearintrude with comfort
Smile to strangers even if they care
Goodwill and harmony, fears and loves
Keep accord and concord will mere
Give a slant, shield your hidden freckles
Grant, conquer
Maybe It put a spell on me. Reading It over again a different sense strikes and I am now truly comfortable by getting to know that rootless wanderer I met in Luca's shoes, and at last I, and the poem transmigrated, even as a couple. What comforts me mostly is that after 7 days of hide and seek, I found myself playing with life. And so does the exchange, in my shoes.
Emma Rose
6. [ENG]
Life exchange_Milano, 15.II.2022
Post-thy, you, my, self.
3 months have passed since I met you. It all feels like one whole day. Although I’m catching myself running while my present self still gets affected by the external world, which at times eats me up alive. But I still learn about the choice I have on applying others' emotions and behaviors and from that even my own misunderstood ones. Thank you for showing me.
Not sure though if I wear you fully out. I know it’s not my pure self, consciously interacting in environments society has built up where I am only part of the structure on its platform.
Well the truth doesn’t hurt, the false does and I also have to find some humor in that when I watch me and my common sapiens running around applying emotions, expectations and needs which are all based on something which works for only someone, there is no unity in that and that hurts, and will forever do. The other day I caught myself judging a person who was being kind with oneself, labels showed up in my mind, dull, fake, superficial and it continues. In that state of mind something is clearly wrong with me as for who am I to judge, and why is being true so neglected, I don’t recognize myself in these states of mind but they come from somewhere and I believe it is not from inside. Anyhow, lucky me I was awake enough to correct myself and from that I felt immense inspiration, from truth to truth, stuck in the muddy false. Well, again, I’m thinking of how I can apply you in more of my actions. You live when I play, you live in some of my relationships and you live in my conversations. Yet I know you’re always there I still don’t see you when I run. I have this thing where I am always one step ahead of myself, and I don’t see its benefits to be true, I only see profit, and where does profit stem from. Yes. Something that is only for someone. Which is not me, but I do need resources to slow down, and so I’m stuck in some kind of hamster wheel again.
This isn’t something new and I am not Judge Judy. Today rain woke me up, I watched plants outside the window and thought of how long they’ve been thirsty for. 3 months is nothing and you´ve shown me patience, here appears your presence and while I’m writing the plants are soaking, enrooting and growing, will I do the same?
ER
7. [ITA]
Scambiarsi la vita_Como, 24.V.2022
Il tempo sta scorrendo in modo diverso, c'è più consapevolezza nei minuti che sto vivendo da quando c'è stato lo scambio. Oggi, a due settimane dall’esercizio vivo la mia vita con una sensazione di allergia ad essa. Era da un po’ che aspettavamo la persona giusta per questa esperienza, e da quando Alexa si è presentata all'agenzia qualcosa è cambiato. Un’allergia è un’ipersensibilità dell’organismo nel confronto con sostanze di per sé innocue, il mio organismo sta vivendo in modo ipersensibile fenomeni che di per sé sono innocui, i soliti episodi della mia solita vita, che da quando ho prestato ad Alexa, ora vivo come episodi già visti. L’allergia si intende in questo caso come reazione alla propria routine, vivere con affanno la propria costruzione di ordine giornaliero. E tutto questo è stravolgente, destabilizzante come vivere la vita di un'altra persona per una settimana. Ho deciso di iniziare dalla fine perché non so da dove partire, ma quello che sto riscontrando da quando c'è stato lo scambio non si allontana troppo dalle sensazioni che ho provato durante l'esercizio. Solo che i ritmi della vita non badano a un proprio lavoro personale come quello che puoi sviluppare durante la durata dello scambio, durante questa settimana ho vissuto costantemente con emozioni di entusiasmo, curiosità, depersonalizzazione, che in una settimana abituale spesso non si percepiscono per la monotonia di uno schema e le responsabilità per mantenerlo stabile. Perché alla fine quello che vivi tramite questo percorso è l'esperienza che un'altra persona si è costruita, con le proprie risorse, con le proprie capacità e necessità. Di conseguenza arriva il momento che capisci che anche tu stai lasciando ciò che sei a una persona che come Alexa non avevi mai conosciuto. Ora se penso ad Alexa penso anche a me, sento che siamo legati da una sorte di segreto verso tutti e tutto, che ci ha legato intensamente ogni giorno che passava durante la settimana. Ho imparato ad essere lei, a seguire la sua giornata tipo, parlare con le persone che incontra ogni giorno percorrere la strada che compie per andare a scuola. Conoscere le abitudini di un’altra persona porta a riguardare in modo delicato le proprie, e nel mio caso a riconoscere meglio i nodi della mia quotidianità. Potrei partire raccontandoti il primo incontro con Andrea, il Virgilio di questo racconto. Andrea è il ragazzo di Alexa e per me una guida verso la piena consapevolezza di cosa vuol dire essere Alexa. Per quello che è stato per me e per quello che sarà per Alexa, è una figura importante che assiste la giornata tipo di Alexa per gran parte del tempo. Il vivere assieme, avere le stesse passioni li ha e ci ha portato a vivere una settimana a stretto contatto e piena di attività da fare assieme. Ho potuto vivere un amore maturo e rispettoso per una settimana, un sentimento che nella mia vita non vivevo da un po’ di anni e che come prima reazione ho vissuto come un momento destabilizzante con chi sono come Ludovico, pensieri malinconici degli amori che ho vissuto riaffioravano e mi portavano a pensare come Ludo. Ma Andrea è sempre riuscito in un modo o nel altro a riportarmi nel qui e ora e a pensare come Alexa, non so se se ne rendeva conto o gli usciva naturale, ma riusciva sempre a farmi sentire a mio agio nel disagio di non essere. Le prime ore assieme mi ha raccontato storie vissute con Alexa, viaggi meravigliosi con un sottofondo di romanticismo che più riempiva di particolari più sentivo come se in un qualche punto interiore li avessi vissuti io con lui, tutto materiale di ricordi che mi avrebbero aiutato nell’arco della settimana a capire e sentirmi più A. Sento che ci sono state tre fasi di immersione all’esercizio e ogni livello serviva per abbandonare ciò che sono stato e ad abbracciare meglio ciò che è stata lei. La prima fase è stata quella di risvegliarsi in un contesto per me alieno, la residenza dove soggiornano Andrea e Alexa. Un contesto del tutto nuovo e ricco di particolari che stimolavano costantemente la curiosità di conoscermi. Qui ci sono stati i primi momenti dove persone terze si affacciavano all’esercizio e con stupore e ironia si domandavano chi ce lo faceva fare o come si dovevano rivolgere a me. Conoscere lo spazio intimo della camera da letto, l'armadio, la scrivania piena di elementi che mi potevano svelare particolari in più sulla mia nuova vita di una settimana. Ho sentito spesso la sensazione di essermi risvegliato in una sorta di vita che avevo dimenticato che fosse mia, una sensazione di continua messa alla prova con se stessi e di quello dell`altra persona, come se tutto d'un tratto mi fossi ritrovato a dover capire perché ho scelto di usare quelle lenzuola o quel tipo di dentifricio, di essermi dimenticato di seguire una dieta e fare esercizio fisico, la mia nuova scelta musicale, la mia interazione con i social media o di perché avessi voluto mettermi insieme ad Andrea. Man mano che il tempo passava, tutto ciò diventava per forza di cose le scelte migliori per quello che è la vita di Alexa e quindi la mia, lì c'è stato l'abbandono di me stesso. La seconda fase è stata una sorta di accettazione del mio destino, mi svegliavo al mattino sapendo cosa avrei fatto alla sera, sapevo ormai spostarmi per i percorsi definiti dalla me passata e anche la routine mi appariva come di mia proprietà. Ero sempre L. ma ero ciò solo nei momenti d’interazione con il mio corpo, la mia mente ormai filtrava i fenomeni attraverso un’interpretazione doppia del sapere, e come se filtravo il ragionamento prima con un’interpretazione secondo come avrebbe agito Alexa e automaticamente quello che avrei fatto io. Credo che non abbandoni mai totalmente il tuo subconscio, nonostante ogni giorno si fortificava il mio modo di fare ed essere, c'era sempre un’ombra di ciò che sono stato fino a quel giorno, l'accettazione sta nel capire che io A. quanto L. e che più volte mi rivestivo nei panni da L. era sempre per parlare di un aspetto informativo o malinconico al prossimo, da A. non avevo bisogno di essere, potevo fare direttamente. Se volevo essere A. si ricreava automaticamente un corto circuito, per il fatto che il mio corpo si amalgamava con il pensiero di dover essere lei. Poter fare come faceva lei era la cosa migliore per me per sopravvivere senza cadere in due correnti di pensiero e percezione e quindi in uno stato costante di stress. Un altro particolare che mi scollocava erano i miei vizi da L. che a seconda di cosa vedevo o vittima di un ricordo improvviso, sentivo il brusco bisogno di fumarmi una sigaretta. Il tabacco era una costante ripersonificazione, più non fumavo più per come sono fatto sentivo un nervosismo che inquinava il momento. Anche qua la figura di Andrea era fondamentale, mi aiutava ad affrontare questo momento con leggerezza, ricordandomi semplicemente, che “A. non fuma tabacco”. Anche andare a correre 6 km al giorno era un modo per scappare via dalla mia vita, facendo un tipo di uso del mio corpo diverso, portandolo allo sforzo di correre come quando correva dietro una palla da calcio all'età di 13 anni. Aiutava un po’ con tutto, sia dalla parte di bruciare fuori il fastidio del vizio, come conoscere meglio Andrea, conoscere i contesti visivi che A. vedeva ogni giorno, conoscere meglio il mio limite e superarlo. La terza fase credo che sia quella più tenera dell’esercizio. Ormai senti che ciò che hai costruito in quei giorni, è qualcosa che da una parte non potrai rivivere e dall’altra parte rimarrà con te fin che la memoria potrà sopportare i file della vita. Almeno per me, sento che ho affrontato un nuovo tipo di conoscenza dei limiti personali, miei e di un’altra persona, a saperli superare o fermarsi al ciglio di essi. Conoscere nuove persone, orizzonti musicali o modi di percepire e mettere alla prova il proprio corpo, per me è stato un punto di inizio e la fine di un essere stato. Oggigiorno mi sento di essere in parte A. e in parte ciò che sono stato fino prima di immergermi in questo esercizio, questa nuova personalità si cerca di amalgamare in episodi della mia vita già visti ma con un copione diverso da quello recitato finora. Non c'è antistaminico per questa allergia, solo consapevolezza del saper non essere.
8. [ENG]
Life exchange_Vezia, 27.V.2022
LIFE EXCHANGE!It came up the opportunity to change my life with someone and the first thing that came to my mind was: Why not? So we decided on a Friday that on the coming Monday the life exchange would finally happen. I have to admit that until Sunday evening, the night before the exchange, I didn’t think about it at all. I didn’t want to start the experience with any expectations. So on Sunday night it hit me. I was going to leave tomorrow and be a different person, living a different life and everything would be new, also if it wasn’t. For one week, I would be Ludovico.I took it as an opportunity to detach from my lifestyle and get a new perspective on life. Obviously I didn’t know how this experience would turn out, but no matter what it would be a positive event. It would help me in life, for the future and enrich me as a person and how I see and handle things. The first morning, during the life exchange, I woke up and felt a bit disoriented. It felt like I lost my memory during the sleep, like I didn’t know myself anymore, almost like in a movie. I started wandering around the apartment, looking at all the different things, trying to remind myself and recognize myself through the apartment and the decoration, which are obviously a reflection of a person, of a soul. I was wandering around absorbing information and just trying to let everything in and reflect on it.Of course I was accompanied by Luigi Pirandello, the cat, that was one of his usual habits that he always does with me, I guess. While I was still walking around I entered another dimension, this dimension was created by my imagination, I built it on what I saw and the conclusion I draw from it, to understand and find “myself” better. I felt energy flowing and was super curious. It felt almost like a reincarnation, without the dying part obviously. I wanted to understand and know more about Ludovico so that I could fully become him and enter into his mindset.I wanted to make the experience as real as possible, for that I tried to emerge completely in his habits, environment and his friends circle. I followed his lessons in university and did his extra scholastic activities as well as his everyday rituals. On Wednesday afternoon Ludovico always has Creiart, that is a kind of youth center where kids can enjoy some creative activities, that are organized by the tutors. Ludovico works there as a guardian and helps the kids to realize the little art projects. During the exchange I obviously went instead of him and passed the afternoon with the kids. I loved to pass the afternoon with them and to get to know this side of the “new me” better. With every activity, every habit and every new encounter with friends, family, etc…the image became clearer and clearer. After a few days I got so used to this new environment and to the new lifestyle that it actually felt like home.During the week I discovered always new things about me, but sometimes I was really perplexed, because some of Ludovico’s habits, thoughts, music tastes and other stuff were the same as Alexa’s and found many common things. Maybe because of that the life exchange worked out so good and we were a perfect match. We even have the same hair and eye color, so when his friends saw me for the first time they were shocked because we actually have similarities.One of the weirdest things that happened during the exchange was a dream I had, at the beginning I didn’t think much about it and let it be. But the first time I saw Ludovico again after the exchange he told me about a dream he had during that week and it was more or less the same thing I dreamed about, just I didn’t tell him anything about mine. I was shocked at this moment, did it just happen randomly or did it have to do with our subconsciousness and with the exchange? We will never know, but it was such a strong and intense moment realizing we had the same dream not knowing about it tho.At the end I became Ludovico with parts of Alexa. I didn’t fully become Ludovico and for sure no one ever can, but I also wasn’t fully Alexa. I was something in between, a mix of us. This experience was life changing and I am glad I had the opportunity to participate, thanks to this me and Ludovico became friends and gonna be stuck in each other’s life.
Alexa
8. [DE]
Leben austauschen_Vezia, 27.V.2022
Lieber Agent,
LEBENSTAUSCH!Es hat sich mir die Gelegenheit ergeben mein Leben mit jemanden zu tauschen und das Erste, dass mir durch den Kopf schoss, war: Why not?
So habe ich an einem Freitag entschieden, dass bereits am kommenden Montag der Lebenstausch stattfinden soll. Ich muss zugeben, dass ich bis Sonntagabend gar nicht groß darüber nachgedacht habe. Ich wollte diese Erfahrung ohne Erwartungen oder Vorurteile antreten. Am Sonntagabend hat es mich dann wie ein Blitz getroffen: Ich würde morgen den Lebenstausch antreten, für eine Woche würde ich eine andere Person sein. Ein anderes Leben leben und alles würde neu sein, die mich zwingen würde mich von meinem eigenen Lebensstil zu trennen und neue Perspektiven kennenzulernen.
Für eine Woche würde ich Ludovico sein.
Ich nahm es als Herausforderung an. Ich wusste nicht wie diese Erfahrung sein wird, aber ich war zuversichtlich, dass es ein bereicherndes und positives Ereignis wird. Dieses Erlebnis sollte für mein ganzes Leben hilfreich sein und mich vor allem als Person bereichern. Am ersten Morgen, während des Lebenstauschs, wachte ich auf und fühlte mich ein wenig desorientiert.
Es fühlte sich an als hätte ich über Nacht mein Gedächtnis verloren, als würde ich mich selbst nicht mehr kennen, als wäre ich in einem Film.
Ich fing an im Apartment umherzuwandern, schaute mich um und versuchte mich selbst in der Einrichtung und Dekoration des Apartments wiederzuerkennen, da die Wohnung angeblich eine Reflexion der darin lebenden Person ist. Ich wanderte umher und versuchte alle Informationen einzusaugen und sie einfach auf mich wirken zu lassen.
Natürlich begleitete mich immer Luigi Pirandello durchs ganze Haus, die Katze, das war eine seiner üblichen Angewohnheiten, glaube ich jedenfalls. Während ich aufmerksam durch die Wohnung ging, spürte ich wie ich in eine andere Dimension eintauchte. Meine Fantasie erschuf anhand der Eindrücke und Interpretationen eine neue Welt, in der ich “mich” besser zurechtfinden konnte. Ich fühlte eine gewaltige Masse von Energie fliesen und war sehr neugierig. Es fühlte sich beinahe wie eine Wiedergeburt an (nur ohne den Teil, in dem man stirbt). Ich wollte Ludovico so gut wie möglich verstehen und kennenlernen, damit ich diese Erfahrung so authentisch und intensiv wie möglich leben kann. Dafür musste ich mich komplett in seine Angewohnheiten, seiner Umgebung und in seinem Freundeskreis einfühlen. Ich folgte seinen Unterrichtsstunden an der Uni, wie seinen Hobbys und seinen täglichen Ritualen.
Mittwoch nachmittags hat Ludovico immer Creiart, man könnte es mit einem Jugendzentrum vergleichen, wo Kinder und Jugendliche bei kreativen Aktivitäten teilnehmen können. Ludovico arbeitet dort als Betreuer und hilft den Kindern die Kunst Projekte zu realisieren. Während des Tausches bin ich an seiner Stelle hingegangen und habe den Nachmittag mit den „Kids“ verbracht. Mir hat es richtig gut gefallen den Nachmittag dort zu verbringen und diese Seite von meinem „neuen Ich“ besser kennenzulernen. Mit jeder Aktivität, jeder Angewohnheit und jeder neuen Begegnung konnte ich langsam das ganze Bild sehen, dass sich Stück für Stück zusammensetzte. Nach einigen Tagen habe ich mich richtig gut in meiner neuen Umgebung eingelebt und daran gewöhnt, sodass es sich tatsächlich wie Zuhause anfühlte. Während dieser Woche habe ich immer wieder neue Sachen entdeckt und kennengelernt, dabei war ich manchmal sehr perplex, da ich und Ludovico mehr Sachen gemeinsam haben als ich dachte. Vielleicht war es auch deshalb, dass unser Austausch so gut funktioniert hat. Außerdem haben wir die gleiche Haar- und Augenfarbe, sodass wenn seine Freunde mich zum ersten Mal gesehen haben, sie verblüfft, über unsere Ähnlichkeiten staunten.
Eine der bizarrsten Situationen in dieser Woche, war ein Traum, den ich hatte und anfangs nicht wirklich Aufmerksamkeit schenkte. Das erste Mal als ich Ludovico wieder sah, erzählte er mir über einen seiner Träume den er in dieser Woche hatte, es stellte sich heraus, dass unsere Träume verblüffend ähnlich waren, fast identisch. Das alles ohne über den anderen Traum zu wissen, ich war geschockt, ist das nur zufällig passiert oder hatte es mit unserem Tausch zu tun? Wir werden es nie erfahren, aber dieser Moment war intensiv und schockierend gleichzeitig.
Schlussendlich bin ich Ludovico geworden mit Elementen von Alexa. Offensichtlich bin ich nicht vollkommen Ludovico geworden und bestimmt wird das nie jemand werden, aber ich war auch nicht vollkommen Alexa. Ich war was in der Mitte, ein Mix aus uns beiden.
Diese Erfahrung hat mein Leben verändert und ich bin froh, dass ich die Chance hatte mitzumachen und es auszuprobieren. Dank dieser Erfahrung sind wir Freunde geworden und sie hat unsere Leben verbunden.
9. [ITA]
Scambiarsi la vita_Orsenigo, 27.V.2022
IL RESPIRO È AFFANNOSO _ QUANDO INCONTRIAMO PERSONE CHE CI GUARDANO STRANITE.(Situazioni differenti. Significato forte. Vergogna e imbarazzo ad essere mascherato a occhi estranei.)
SENTI IL SUOLO NELLA SUA FORMA PIU’ PURA _ E LO SPORCO TI FA SENTIRE UN REDUCE.(Interessante. Estraneo al mondo militare. Stato primitivo.)
I TUOI SENSI SONO AMPLIFICATI _ DA INIZIARE A SENTIR DOLORE.(Frase profonda. Analogia con la realtà. Apertura sensi porta esposizione al dolore. Sperimento la realtà su di me.)
Caro Agente,
Chi è Winter? O meglio dove nasce?Non nasce, anzi… c’è sempre stato e sempre ci sarà. Ho solo dovuto accorgermi della sua esistenza (inizialmente molto vaga). Me ne resi conto un pomeriggio mentre sfogliavo alcune foto in galleria, foto che avevo raccolto nel 2019 in un camp di softair, mi domandai come fosse possibile che in questo camp avessi potuto trovare nuove amicizie, alcuni delle quali porto avanti tutt’ora, mentre nella vita di tutti i giorni mi ritrovo quasi del tutto da solo. Cosa c’era di diverso? Qualcosa mi risultava strano… ricordavo quell’esperienza in un modo completamente diverso dal solito, sentivo che c’era un legame più profondo, radicato soprattutto nelle emozioni.Delle differenze c’erano eccome… solitamente quando mi ritrovo in mezzo a grandi gruppi di sconosciuti provo a scappare e rinchiudermi in una bolla di solitudine (condividere il momento e l’esperienza solo con me stesso) ma quella volta accadde il contrario… forse il dormire insieme e condividere ogni momento della giornata mi ha spinto a relazionarmi, come credo abbia aiutato lo spirito di squadra creatosi, però questo non spiega come sia riuscito ad aprirmi completamente e a mostrare me stesso. Qui arriva la rivelazione… la differenza era che lì non dovevo essere il me di ogni giorno con le sue abitudini, qui la mia quotidianità era completamente azzerata, il che mi ha permesso di ridisegnare un me tutto nuovo. Inoltre il mio vestiario da militare comprendeva una maschera, che elimina il volto nei suoi tratti riconoscibili (niente naso e bocca, occhiali come occhi e elmetto come testa). Questo mi rendeva del tutto neutrale dal punto riconoscibilità. Questo essere irriconoscibile mi rendeva più forte e sotto un certo punto di vista più vero. Ogni errore commesso sapevo sarebbe rimasto legato a quel personaggio fittizio, non a me. Solo che questo personaggio, da fittizio, coi giorni è diventato più che reale. Le persone iniziavano a chiamarmi Winter non più Nik, e col tempo iniziai davvero a credere di essere lui.Alla fine di questa vacanza la vicinanza con questo personaggio è diventata coesistenza e a vederlo come un amico fidato, che si offre di guidarti nelle situazioni complicate.Tutt’ora mi continua ad accompagnare durante le mattinate nei boschi, mi libera da ogni pensiero riuscendo a farmi staccare da qualsiasi angoscia o pensiero mi affligga.Solo le emozioni che mi fa provare, le paure e l’adrenalina mi dà quella carica per la settimana seguente.Ormai il mio corpo si è abituato a questa maschera, anzi a volte la richiede come una droga. Indossarla porta in automatico ad un’apertura profonda e cambia la visione dei rapporti sociali e di un approccio al mondo.Quello che mi viene da dire in poche parole è un esempio… è come mettere in pausa la propria vita dalle tossicità, e iniziare a giocare ad un videogioco con il tuo avatar (quindi completamente staccato dalla realtà).Per ricapitolare Winter è un lato della mia personalità abbastanza assente nella vita di tutti i giorni. Salta fuori solo quando si gioca a softair prevalentemente.Che cos’ha questo personaggio di particolare rispetto a me? Beh in generale riesce in molte cose dove io non oserei mai spingermi, tipo: nelle relazioni sociali, coraggio nel provare cose nuove, sicurezza in sé stessi…La domanda sorge spontanea… come mai esce fuori solo qui? La risposta è semplice. Non ha volto, può essere chiunque, maschio o femmina, giovane o anziano. Questa assenza di volto crea una sorta di copertura che mi fa sentire come protetto. Tutto ciò che faccio o che dico rimane relegato a quella persona e non a me… è il volto a fare la differenza, senza di esso mi sento più libero e sereno. Credo o meglio ne sono convinto che in questi anni mi sia creato un’etichetta nella mente degli altri e questa è legata alla mia faccia, quindi anche il modo di comportarmi ne rimane legato. Io stesso credo di darmi etichette che finiscono per influenzare il mio modo di essere.In parole semplici Winter è solo una parte del mio vero io, ormai smembrato in diversi io. Winter s’indentifica nel softair solo perché è l’unico momento in cui può uscire.Aspetti interessanti sono venuti a galla stipulando due elenchi… nel primo ho inserito caratteristiche o sensazioni nel momento in cui “divento Winter” e il secondo in cui “mi stacco da Winter”. La parte intrigante del lavoro è stato unire le due liste creando nuove frasi e concetti (che spesso hanno rafforzato il loro significato a vicenda).Facendo diversi esperimenti per vedere quando questo stato di “metamorfosi” si attua, ho notato che l’arrivo è fulmineo mentre quando finisce svanisce molto più lentamente.Un’altra cosa interessante che ho avuto modo di notare è il tema della libertà di pensiero, nel mio io della società i pensieri sono bloccati, la maggior parte sono preoccupazioni o ansie (credo questo derivi anche dagli avvenimenti che sono successi in questi ultimi tempi) mentre il mio io isolato o estraniato dal mondo ha la mente aperta come non mai, riuscendo così a creare o affrontare temi anche più complessi, senza esserne travolto.A chi non mi conosce solitamente dico sempre una cosa (in realtà vorrei ma spesso non riesco), “se mi vuoi conoscere guarda le cose che faccio o che ascolto da solo per conoscermi davvero”. Non esistono filtri né limiti.Tornando a Winter quindi posso tranquillamente dire che non si tratta di una persona diversa ma è semplicemente di un io più ampio e reale.Quindi la cosa da capire è come portare questa apertura e profondità nella vita di tutti i giorni, bypassando lo scoglio del volto e delle etichette.Io voglio cambiare e unire tutti questi diversi io in uno solo (che alla fine non è altro che la mia personalità). Un cambiamento così netto e pesante non so quanto possa essere difficile da realizzare, la società finirebbe per considerarmi un pazzo o problematico.Forse la mia ricerca dell’isolamento è solo una scusa per poter utilizzare tutte queste diverse frammentazioni (in fin dei conti a star da solo sono sempre stato bene, entro certi limiti ovvio).Ho provato inoltre a vedere cosa sarebbe successo se fossi andato a dormire con la maschera e avessi iniziato la giornata sotto le spoglie di Winter per poi entrare subito nella società. Purtroppo non è successo granché… poco dopo le etichette si sono fatte subito sentire, inoltre un altro “io” è entrato nel mix così da far sparire completamente Winter nel suo stanzino.
10. [ITA]
Scambiarsi la vita_Giussano, 27.V.2022
Cara Tosca,
sono già passate diverse settimane da quando ci siamo scambiate la vita.Sei stata la mia prima scelta: mi sono sempre chiesta come fosse la tua vita nella routine forzata delle nostre giornate e volevo provarla sulla mia pelle, espiando ciò che sono costretta ad importi e cercando di capire qualcosa in più su di te. Per una settimana ho mangiato seguendo i tuoi orari: riso e fagioli la mattina alle 7.00 appena sveglia e sempre riso e fagioli la sera alle 20.00, evitando qualsiasi altra cosa durante il resto della giornata. Avevo le porzioni già pronte e congelate, preparate tutte in un’unica volta utilizzando gli stessi ingredienti del tuo mangime. Ogni giorno così mi bastava scongelare e riscaldare una porzione.Mi sono limitata anche nelle funzioni corporali, cercando di rispettare il più possibile i tuoi orari. La sera quando rientravo a casa cercavo sempre di dare priorità ai tuoi bisogni piuttosto che ai miei: ero io a trattenermi ed aspettare i tuoi tempi, non il contrario, come spesso accade. Siamo sempre state legate, abbiamo passato molti momenti intensi, di vicinanza, primo tra tutti quando sei arrivata a casa ed eri uno scricciolo spaventato, che non sapeva se ringhiare o scodinzolare. Durante la settimana di scambio, però, ho sperimentato qualcosa di diverso: una quotidianità bizzarra e profonda.Alzarmi prima al mattino per poter mangiare un pasto competo insieme a te racchiudeva in sé la volontà di creare uno spazio e un momento solo per noi. Tu sembravi emozionata quanto me, anche se non posso dire che non fosse solo il mio affetto ed entusiasmo a suggestionarmi. Anche rinunciare a qualsiasi alimento durante la giornata mi teneva sempre connessa a te.La sera aspettare che mangiasse il resto della nostra famiglia prima di cenare era assurdo. Un piccolo gesto, facile e apparentemente insignificante, ma che mi portava ogni volta in una dimensione nuova.Aspettavamo in silenzio, ignorando i nostri bisogni e anteponendo quelli degli altri, solo per poi mangiare insieme, sempre in silenzio: io seduta a tavola, tu vicino a me a terra. Il contrasto di questi momenti con la mia esperienza abituale fatta di chiacchiere e frenesia, mi ha portata alla consapevolezza di una parte fondamentale della tua vita: il silenzio. Così, a esperimento iniziato, ho deciso di aggiungere un’ulteriore pratica alle mie giornate: stare il più possibile zitta. È stata la cosa più difficile da gestire. Quanto ho bisogno della mia voce e delle mie opinioni! È stato a questo punto che tutto l’esperimento ha perso il suo significato. Tu subisci il silenzio? O è solo il mio ego umano che soffre nell’inesprimibilità della voce? Tu vivi in una dimensione diversa, che in nessun modo potrò fare mia. Vorrei poter sentire il mondo come lo senti tu, ma sono cieca, anche mentre cerco di immedesimarmi il più possibile in te e nelle tue abitudini, che in realtà sono le mie. Posso dire che soffri nel mangiare due volte al giorno sempre la stessa cosa solo perché per me è stato difficile? In realtà verso la fine della settimana avevo fatto mia questa abitudine, ma dopo quattro anni cosa potrei provare? Al contrario posso affermare che un cane non subisce questo tipo di monotonia? Su di te ne so tanto quanto ne sapevo prima, come ogni grande maestro mi hai regalato solo domande. Non so ancora chi sei, né chi sono io, però adesso ti vedo con più chiarezza e più ossessivamente di prima. Ti vedo nel manichino davanti alla mia aula, che con la tua voce potente hai cercato di scuotere dalla sua inespressività, ti vedo nel riso e nei fagioli, ti vedo sul pullman, ti vedo nei crampi di fame e nel bisogno impellente di andare in bagno.In fondo imitare è amare e perciò spero che, anche se non potrai mai leggere questa lettera, tu abbia percepito nei gesti inusuali di questa settimana il mio affetto e che ne porterai il ricordo.
Con amore,
Fabiola
11. [CHI]
交換生活_Milano, 16.VI.2022
交换
很抱歉,现在我才给你们回信,我很感谢你们提供了我这次交换的机会,事实上我在这次交换活动中的确发现了非常不同的东西,那是以往活中我从未注意到的。
几周前,我被我的朋友Elisabetta询问是否想要参加与她交换人生的项目时,其实我的内心是十分兴奋的,我想起来许多年前在电视剧里或者是电影里,两个主角互换了灵魂的桥段,当我使用者着别人的身份享有着一切他的一切生活时,我的人格会发生怎么样的改变呢?我可以变得和对方一样吗?老实说我很羡慕Elisabetta的生活,以及能够让她合理的在生活的轨道上运转的自律品质,因为自从大学毕业后我的生活就陷入了一团混乱。我希望交换项目能够给予我一些启发,但另一方面我也相信这个项目无法从根本上挽救我的悲观。
如果我们的生活就如同我们的躯体,那么显然一开始,我是无法完全适应这个移植的器官的,那些叫做“自我”的免疫细胞疯狂的进攻着我作为Elisabetta的那部分意识,这些讨厌的免疫细胞混合着体内的魔鬼时刻提醒着我,我无法正真的去代替她生活,我没有她那样的习惯。我只是住进了她的房子里,而她的一切与我无关。
于是在浑浑噩噩的几天后我又回到了我原本的躯体里,我不再关注Elisabetta的生活习惯,也不在听她喜欢听的音乐,吃她爱吃的食物。在我从小就被灌输的世界观里,就有一句为人们无聊生活辩护的名言 “生死有命,富贵在天”。
直到有一天,我如同往常一样坐着公家车回家,在车辆摇摇晃晃的行驶中,我的眼前突然出现了一位身穿白色长袍的年长的智者,他仿佛是从古兰经里走出来的一位圣人,他的气息是如此的特别,以至于围绕在他周围的人们纷纷起身为他让座,然而这位智者只是微微点头,依旧佝偻着身躯,站立在车门的边缘,他平静地用“他者”的目光注视的一切。这具枯瘦的身躯里显然并没有被感官的逸乐和欲望所奴役,而是一具中空的身体。就像庄子说过 “乐出虚,蒸成菌”,意思是中空的笛子能吹出每个人都能听到的美妙音乐,无形的湿气能滋养出每个人都能抚摸到的青苔,人只有内心宁静和空旷才能观测到这些无形的变化。
我的心永远是急躁的,我到底是在羡慕着什么,抱怨着什么呢,从前我一直苦苦追求的完美身材、自律的习惯、体面的工作,追求所谓的优质生活,然而生活真的是非好即坏的吗?在交换生活的这段时间里,我所看到的Eli的生活并不是起初我想的那样的轻松。她舍弃所有自由时间,用痛苦和努力换来的机会,哪里又是那么简单的呢?
我想起来我的一个朋友的一段经历,他曾经在家里自杀却没有成功,他说人每天都在呼吸,但是我们的个体和灵魂始终是封闭的,外界的一切无法进入我们的世界,我们的身体有很多个孔与外界相连,却没有真的相连,当他把水果刀插入自己胸部时,他在自己身上制造了一个巨大的洞口,他感觉到所有的空气穿过了他的身体,他头一次让自己融入了这个世界,他逐渐变得透明与周遭融为一体,可是他说那一刻,他感到了害怕,他害怕真的失去自己,他想活着。他觉得从前生活、绘画都是消极的,可是死亡让他开始变得积极的去接纳这一切,因为个体的生命是那么短暂而又宝贵。
德乐兹说:“无器官的身体不是一具僵死的肉体,而是一个活生生的肉体,如此富有生命,如此躁动,它使得有机体及其结构发生爆裂。”
交换项目对我来说就像是一次反思,它阻止了我的内心走向怨恨和毁灭,我睁开双眼梳理生活的细节,学会去安静的观察与聆听
沁文
12. [ITA]
Scambiarsi la vita_Milano, 29.VI.2022
Sono passate quattro settimane da quando ho scambiato la mia vita con Lan Qinwen. Mi ci è voluto un po' per metabolizzare tutte le sensazioni che ho ricevuto da questa esperienza. Per 7 giorni ho vissuto la vita di una ragazza cinese di vent'anni che da poco si è trasferita a Milano assieme ad Azzurra e Zaza, le sue amiche e coinquiline. La curiosità era tanta e la paura anche. Uscivo di casa con addosso i suoi vestiti e mi dirigevo verso la metro ascoltando la sua musica e ciò che facevo di più era osservare, sì, osservare gli altri che vivevano tranquilli le loro vite, ascoltavano la propria musica, leggevano le pagine di un proprio libro, ed è lì che vedi quanto siamo inconsapevoli delle piccole cose che possediamo. Avevo uno sguardo esterno, la prospettiva è un'altra, sei un osservatore. Un osservatore anonimo. Col passare del tempo la tua persona la metti da parte, in silenzio. Certo, sulla carta con cui giravo ero Lan Qinwen, ma in quel momento la destabilizzazione è tale da farti perdere un'identità. E quando raggiungi quello stato mentale in cui sei totalmente perso, sai che non è più importante chi sei, se sei Elisabetta, se sei Lan Qinwen o qualcun altro. Puoi essere tutti o puoi non essere nessuno, questo non è più importante. E da quel momento i muri con gli altri sono crollati e questo mi ha portata a fare nuove amicizie, che siano stati sconosciuti incontrati per caso o amicizie già strette dalla vita di Lan.A volte poi preferiamo la nostra monotona vita fatta di illusioni, modi, costumi, dispositivi. Piuttosto che una vita scomoda che ti fa vedere le cose da un altro punto di vista. Ci piace la cosa comoda, facile, comprensibile, questo non significa felice. Accettiamo anche la tristezza o lo stress, pur che questo rientri in dinamiche che ci siamo creati noi per riuscire a stare in questo mondo dato da tutti questi oggetti, per far sì che questi si adattino a noi o noi ci adattiamo a loro. Perché questa è tutta illusione, questa realtà è un'altra proiezione perché dietro c'è ben altro. E fa troppa paura vedere le cose da un altro piano, a noi fa paura, al nostro cervello fa paura non ricevere più quegli stimoli dell'abitudine del corpo che sa di essere in una bolla confortevole. E non parlo solo di una cosa fisica o di abiti e scarpe. Ma proprio di concezione dello spazio e del tempo che vengono destabilizzati.Questo viaggio mi ha fatto capire che ciò che vediamo in questo mondo è solo una piccola parte, oltre a questa proiezione della realtà c'è ben altro. Ti allontani dal tuo Io ma alla fine lo riabbracci più forte di prima. Caro Agente, ti ringrazio perché lo scambio di vita mi sta facendo apprezzare molto di più la mia, e sai, quasi quasi, lo rifarei.
Elisabetta
13. [ITA]
Scambiarsi la vita_Locarno, 27.VI.2022
Caro me, ti scrivo oggi con rinnovato affetto, consapevole infine che le tensioni tra noi fossero solamente risultato di incomprensione del quadro generale delle cose, ancora a te sconosciute, perché il tempo tuo futuro (e mio passato) ancora non era accaduto (dal tuo punto di vista sia chiaro). Ricordo quando tu, allora diciassettenne, decidesti per l’indipendenza, facendo segreto voto di dedica ad un ideale e ad una visione del mondo. Ci ricordo radicali, giovani, pretenziosi, ignoranti e pieni di vita. Il conto delle tue scelte ho dovuto poi pagarlo in molte occasioni, tanto che il vivere di arte per l’arte in sé, rincorrendo gli idoli di gioventù, abbia pesato gravemente sulle mie attuali finanze. Credo quindi di necessitare di un modo per riappacificare vecchi turbamenti, chiarire ciò che oggi non capisco di te. Ricordare, che le cose del tempo sembrano perse e intrappolate per sempre come zanzare preistoriche nell’ambra opaca. Vorrei provare quindi, per un periodo limitato, a tornare nei tuoi panni o meglio, nel tuo tempo, mentre tu potrai vedere con i tuoi ignari occhi quale inaspettato futuro ti attende. Un’altra missiva seguirà questa, con il racconto del mio viaggio nel tuo tempo perduto.
Locarno, 03.VII.2022
Caro, ritornare anche se per breve tempo nei nostri vecchi panni mi ha fatto sentire strano (e a volte grasso, vecchio). Abbiamo mantenuto il nostro attaccamento sulle cose che altri getterebbero, ho quindi potuto vestire di nuovo i tuoi panni. I nostri vecchi pantaloni punk da aviatore sono scoloriti ormai, ma essendo di fattura militare hanno resistito i 18 anni che ci separano, credo che per una settimana basteranno quelli se ricordo le vecchie abitudini. Ho ancora alcune delle nostre vecchie magliette, che usavo ormai solo per dormire, 3 di esse saranno sufficienti (non ho purtroppo idea di dove è finita la nostra maglietta dei Joy Division). Per un giorno ho anche rimesso la nostra vecchia maglietta di Pazienza. È costellata da tanti di quei buchi che pare il tetto di una chiesa bombardata dal tempo. Per i capelli ho potuto fare poco, mi dispiace dirti che non saranno mai più lunghi e folti di come li hai ora. Riguardo gli orari, so bene che la mattina è fatta per dormire, la sera per il bar e la notte per bere, scrivere, suonare, dipingere. Riguardo al pacco di Lucky Strike che fumavi ogni giorno, diciamo che per motivi di salute ho preferito evitare di raggiungere interamente quella quantità, limitandone il consumo durante l’aperitivo. Per non esagerare con l’alcol (non reggerei più quello che reggi tu) ho deciso di dedicare lo stesso tempo che tu dedicavi a bere a bere ma intercalando con analcolici, a parte qualche occasione. Molto triste vero? Già immagino la tua faccia, giovane imbecille che non ha idea di come il corpo con il passare del tempo non ti conceda più certe grazie. Riguardo la dimensione notturna, ho cercato di vedere molte più persone di quante non ne veda oggi (per caso al bar) che ormai vivo diviso tra lavoro, impegni e studio. Quindi tra una chiacchiera e l’altra, vedo la fauna locale non più come una scoperta, ma con un senso di empatia verso la solitudine che sento negli stessi luoghi dove prima noi, ci sentivamo a casa. Il bar era la nostra casa non a casa. Uscire praticamente ogni sera, tra una discussione filosofica inutile dopo l’altra, tra pretese di conoscenza, verbosi aneddoti egocentrici, ho poi proseguito come usavamo fare, a casa; scrivendo, disegnando e a volte bevendo fino a mattina. La penna scorre e la matita corre come mai avresti fatto, ma in maniera differente. Ho qui capito di aver perso qualcosa durante questo tempo che ci separa. La melanconia giovanile: quell'intenso, immenso senso del sublime che provavi, che sentivi e che ti trasportava. L’ho ricercato, e so che è sopito dentro di me. Penso che sia stato schiacciato dalle responsabilità, dalle delusioni, dal tempo. Ricordarlo è però stato intenso, quasi un guardare nell’abisso del tempo perduto, in cui il passato è come un vecchio amico che ti dice “a presto” ma sai che è un addio. La mattina è crudele e i raggi del sole mi dicono che è ora di provare a dormire con un libro aperto sulla faccia. Penso che a questo punto la maglietta inizi a puzzare un po’, ma per coerenza ci penserò domani. Sveglia alle ore 14.00, pronti con una moka di caffè e 3 Lucky Strike (queste ammetto di averle saltate). L’unica preoccupazione a questo punto sarebbe stata trovare una birra nel frigo e qualche cosa in scatola da scaldare. Ho ritrovato per l’occasione gli orribili tortellini in scatola, che saranno quindi il mio pranzo delle 15.00. La giornata è libera, dopo 3 ore di lavoro. Procedo quindi, con un senso di libertà ritrovata, sentendo di essermi così riappropriato del mio tempo. Tempo che oggi ormai, è sempre meno essendo sempre lo stesso, come per uno strano effetto fisico, ciò che succede ad un corpo adiacente ad una grande massa. La stanchezza il quarto giorno si fa più intensa, decido quindi di tornare a dormire (come avrei fatto ai tuoi tempi) per svegliarmi poi, senza sveglie o altre diavolerie simili, nel pieno della notte. Dove mi trovavo? Per un tempo abbastanza lungo ero convinto di essere ancora nella nostra vecchia casa, che ho tanto amato. Era vecchia, scomoda, fredda d’inverno e calda d’estate. Ancora non lo sai, ma la sistemammo con molto lavoro e fatica, un pezzo alla volta, trovando soluzioni pratiche a problemi molto costosi. Il soffitto aveva ormai almeno cento anni e in soffitta montammo un telone che potesse raccogliere la pioggia in un grande catino, per evitare che l’acqua continuasse a infiltrarsi nei muri, che continuavamo a verniciare senza grandi risultati. La corrente saltava spesso, soprattutto d'inverno, ma noi avevamo le candele. Avevamo le torce, per addentrarci nei meandri dello stabile in rovina, abbandonato tra case ristrutturate e persone al caldo, cercando di alzare le valvole che si rifiutavano di assecondare un impianto elettrico ormai in rovina. Gli inverni li passavamo con la felpa, i guanti a mezze dita e possibilmente sotto una grande coperta vicino alla stufa a gas. I riscaldamenti elettrici che avevamo comprato, considerando la pessima isolazione del tetto e le finestre ancora a vetro singolo, contribuivano a non far scendere troppo la temperatura d’inverno, ma soprattutto a far saltare la luce. In quel momento, di notte, con i tuoi vestiti, i tuoi oggetti e il tuo tempo, ho sentito un varco aprirsi verso la tua dimensione, e ho potuto rivederti per davvero. Eri giovane e non avevi nessuna idea di cosa stavi facendo e cosa ti stava succedendo. Per questo ti ho visto non più con l’occhio della malinconia, ma con amore. So che anche tu mi hai visto, e anche se immagino che tu mi abbia disprezzato, so che in cuor tuo non era così. Penso tu sia sollevato, e che mi abbia perdonato per non essere morto né a 27 e nemmeno a 33 anni, come i tuoi grandi idoli immortali. Oggi come hai visto, vivi in una casa riscaldata e lavori troppo. Hai molte più fatture da pagare, un cane, una compagna, e presto, un figlio, a cui racconterò di te. Penso, pensando come te, che mi sono arreso infine, come arresi si erano tutti o si preparavano a farlo ai tuoi tempi. Non posso dire che non sia così, ma non so oggi se una guerra sia la metafora adatta a descrivere la vita. Mentre diventerai me, scoprirai che nulla rimane lo stesso per sempre, che tutto cambia e tutto muta. Che chi non cambia invecchia ugualmente. Che tutto finisce, ma non sempre questo è un male oppure un bene. Semplicemente le cose accadono, si susseguono, si cresce e si invecchia, se siamo fortunati. La vita penso quindi sia più simile ad un sogno molto frenetico, in cui gli accadimenti precedenti sfumano nei seguenti e tutto sembra tangibile e tutto pare importante, ma poi ci rendiamo conto che non siamo noi a scegliere veramente gli scenari in cui ci ritroviamo; percorriamo mondi non nostri e infine, infine ci svegliamo. Ripongo di nuovo i tuoi abiti in fondo ad un cassetto, come reliquie di un eroe del passato perito in battaglia, con la stessa cura con cui si ripone qualcosa di fragile. Ti saluto quindi mio vecchio amico, con rinnovato affetto. hasta siempre. Andrea
Milano, 6.VIII.2022
voglio scriverti perché quello che mi hai dato non è una cosa e mi hai mostrato che quello che cerco non può essere visto, né sentito, né mangiato, quello che cerco è senza forma e allora mi sforzo per concepirlo, mi sforzo molto cuore mio e mi ritrovo piccolo. Quanta fortuna quando il mondo mi è crollato addosso, io piangevo nel profondo e ora rido. È passato quasi un anno da quando ti ho dato una casa nella rete, un sito www.thyself.agency, il dominio era già in quella parola. Continuiamo a non esistere, ma tutto è diventato così dolce. Un dolce gusto al nulla rasserena tutto questo intreccio.La scuola, insegno performance, gli studenti sono stati i primi candidati, una decina di persone, abbiamo iniziato provando, una coppia di fidanzati si è scambiata la vita qualche giorno, qualcuno è andato a vivere con i genitori di qualcun altro, una ragazza down è diventata la madre onnipresente e giustamente protettiva, un altro si è affidato. E ha continuato a farlo, ora si procede. Ludovico. Con la classe successiva ho trovato il candidato perfetto, Alexa. Il loro scambio è iniziato il giorno della liberazione ed è finito una settimana dopo, l’ultimo giorno di Ramadan, aneddoti divertenti, lui a casa di lei, il fidanzato di lei che lo portava in giro in moto, fuori a cena, ad allenarsi, mi ha detto che ha sperimentato l’amore fuori dalla sua vita e intanto Thy agiva. Quando ci siamo ritrovati tutti e tre a scambio finito, mentre mi raccontava felice di aver finalmente ricordato un sogno, abbiamo scoperto che anche lei aveva sognato lo stesso. I due candidati hanno fatto lo stesso sogno durante lo scambio. Se questi esercizi vogliono stimolare nuove sensibilità, se vogliono far nascere idee che non esistono, questo ci si avvicina molto. Nel frattempo una ragazza è apparsa, Elisabetta. È stata qui alla base e dopo qualche mese all’improvviso aveva trovato da sé una candidata per il suo scambio, Qinwen. Qinwen, cinese, quando ci siamo visti la prima volta mi ha chiesto: come posso scambiarmi tutto? Se domani dovessi morire, come posso scambiare la morte? Ma io che ne so Qinwen, proviamoci e viviamo nella risposta.L’altro giorno ho fatto una cena qui alla base per farli conoscere tra loro, questa volta Qinwen mi ha detto: Luca, facendo lo scambio ho ritrovato Dio. Bene mia cara amica.Elisabetta mi ha raccontato una sua storia personale, una persona amata era scomparsa pur restando con lei, era andato troppo oltre e quello che cacciava ha finito per divorarlo, lei non capiva, ma dopo lo scambio ha capito. Ci vogliono gli strumenti, ci vuole parsimonia, e la bestia si mostra per quello che è, uno sfidante. Ora può dirlo anche a lui. Bene mia cara amica.Elisabetta è comparsa da sé, non l’ho cercata io come ho fatto con molte altre persone, lei è amica di Laura, che ancora non si è scambiata, dice che vuole restare in sé che non si può abbandonare, ma questo esercizio si dice in un modo e significa altro. Si dice scambiati con un altro e significa viaggia in te stesso. Stupisciti e lasciati ammirare grande spirito, quando scompariremo ai nostri occhi forse avremo realizzato il compito dell’io, annullandoci avremo trasformato il significato di una parola. Più entro in me e meno sono solo. Solo una via lucida può amare per sempre le altre. Il mio primo scambio con Jorgen è avvenuto nel 2011, sono passati un sacco di anni, volevo iniziare e non trovavo candidati, doveva accadere uno scambio con una donna di Tirana e una di Milano, ma alla fine mi hanno dato buca, parlavo con le persone e non ottenevo nessun desiderio, ero indispettito, allora Emma mi ha detto: scambiamoci. Si facciamolo amore mio e così è andata. Pensavo sarebbe stato soft, scambiarsi con la propria compagna, nella stessa casa, con la vita già condivisa, era il contentino, giusto per iniziare. Falso. Ormai ho capito che tutto quello che mi aspetto non avviene, Thy agisce per vie proprie, io non le conosco. Mi ama solo se lo amo, altrimenti può fare a meno di me. Si è fatto percepire durante lo scambio con Emma in maniera chiara, forte, esplicita, era dietro la mia spalla sinistra, non ero io, non ero lei, la suggestione mi aveva pervaso, non ero. Un solo secondo ha vissuto per sempre, da sempre, tutto insieme, come dovrebbe essere mio caro Agente. Potere.Un’altra amica, Viola, è riapparsa dal passato, ora si chiama Andrea, chissà quando si scambierà anche lei.Altri esperimenti interessanti, Fabiola si è scambiata con il suo cane, che ridere, in tanti per strada ci hanno pensato durante le nostre chiacchierate, lei lo ha fatto.Andrea O. ha rivissuto la sua vita di diciannovenne.Nicolò è entrato in un suo alter ego che già esisteva fino a farlo scomparire, la cosa è stata spontanea, Thy agisce ineffabile, ma agisce.Nuove vie si stanno aprendo, persone si avvicinano, alcune restano, altre annusano, non devo insistere, il desiderio non deve essere indotto, non ce n’è bisogno, le vite non sono merce, almeno non queste.Registro le nostre voci, riascolto questi incontri, così normali e così bizzarri, è il loro contenuto che mi serve non la forma, mi serve e mi spinge, verso un metodo. Durante questa alluvione di contenuti troviamo stabilità nel metodo. L’Agenzia non produce contenuti, ma metodo. I candidati mi stanno raccontando la mia idea, ogni esperienza è diversa, ma qualcosa mi dice che è sempre la stessa. Raccontami di te amico perché io possa conoscermi.Volevo scrivere questo come un interludio, spero di essere stato abbastanza onesto Agente, troppo facilmente mi autoinganno, ma oggi è il compleanno di mio padre e qualcosa mi dice che è il momento.
Per ora tuoLuca
14. [ITA]
Scambiarsi la vita_Como, 12.I.2023
Caro Agente A,
sono passate circa 2 settimane da quando io te e Giorgia ci siamo stretti la mano per celebrare l'inizio di questo viaggio intenso, forte e surreale.
Il mio nome è Chiara e per 7 giorni ho scambiato la vita con Giorgia, una ragazza che conosco da quasi due anni e che faceva già parte della mia vita prima di iniziare questa esperienza. Sono partita con l'idea di conoscerla con un' apparente tranquillità. La prima emozione che ho provato è stato il momento in cui, dopo aver scambiato le liste persona e aver letto il contenuto, ho capito la vera profondità della persona con la quale stavo scambiando la mia vita.
La prima notte è stata dura, non riuscivo a chiudere occhio, ero in un altro letto, completamente sola, senza pantaloni del pigiama (come dorme lei) e in un'altra veste. La mattina ha fatto presto ad arrivare ed era il momento di affrontare forse una delle sfide più faticose per me, cambiare gli abiti e quindi, cambiare identità. Ho sempre creduto che l'abito faccia il monaco e che grazie ad esso si possa conoscere molto della personalità e dello stato d'animo di una persona.
Quel momento era arrivato: no trucco, no lustrini e niente cerchietti. Vestivo di abiti maschili e con un grande colbacco sulla testa. Il primo shock subito è stato il momento dello specchio, mi sono guardata ed in un attimo tutte le certezze che avevo erano svanite, un brivido percorse la mia schiena e più mi guardavo e più non mi riconoscevo, fremevo dalla voglia di spogliarmi e di desiderare anche solo uno dei miei accessori che mi dessero la serenità per continuare la giornata, ma no… Cazzo… Ero Giorgia e lei era così, più profonda dentro che fuori, meno dedita all'estetica ma più cazzuta nell'anima. Quella mattina presi lo zaino e mi spostai a piedi per andare in un'università, finché in lontananza vidi una bici azzurra e una sagoma che portava un cerchietto fuxia, la mia ansia saliva, sentivo il petto bruciare e nella mia mente si faceva sempre più nitida una specie di crisi d'identità… Chi ero io? Chi era lei?... Mi avvicinavo a lei ma anche un po’ a me, a ciò che stavo cercando di non essere, e, tra sguardi seri e felicità interiore nel vedermi in terza persona mi sono avvicinata a lei, "è così bella" ho pensato, e in un attimo ho sentito che avevo affidato a lei tutto ciò che ero e lei aveva affidato a me tutto ciò che era.
Per il resto della giornata accademica le nostre postazioni erano una di fronte all'altra e non smettevo di guardarla; forse non era male vedersi con occhi diversi.
Sono tornata a casa e ho sentito che dovevo fare di più, cosa faceva Giorgia quotidianamente?! Sicuramente ha molto spirito artistico, lo si nota entrando in quella casa, ogni parete presenta dei lunghi pannelli di carta bianca pieni di scritte, domande e disegni… Era il momento di attaccare un foglio bianco e di procedere con quest'abitudine, la più bella, pura e intensa che abbia vissuto. Me, un foglio bianco e mille colori da usare… Non mi è servito riflettere molto, vomitavo frasi, parole, pensieri che stavo vivendo in quel momento, scrivevo all'impazzata e continuavo a ripetermi" SONO GIORGIA", fu la prima frase tra le tante che scrissi. Perché ero lei ed era bellissimo esserlo, un sentimento di liberazione che mi portava puntualmente al magone e al sentimento di pace interiore. Il resto della settimana l'ho passato con lei (come abbiamo sempre fatto) ed è stato strano, ho condiviso la sua quotidianità con la mia, raccontavamo di noi, in modo diverso, a tratti buffo perché sapevamo infondo che molte delle nostre confidenze erano frutto dell’immaginazione, perché in realtà non ci conoscevamo abbastanza, ma ci andava bene così, era la convinzione che ci teneva in piedi. La settimana non è sempre stata facile, dopo circa quattro giorni mi mancavo da morire, ma mi piaceva l'idea di mancarmi e di pensarmi, era così bello desiderarmi perché nasceva in me una consapevolezza in più di ciò che Chiara è. La vita universitaria è stata molto ma molto stancante, i compagni di università si impegnavano moltissimo nel trattarci in modo diverso, ma leggevo in loro una grande fatica nel capire chi ero io e chi lei, ma sono stati loro che ogni giorno mi sbattevano in faccia la realtà: "Ciao Giorgia" "Quando arriva tua mamma da Ferrara?" e in un attimo ho capito che avrei dovuto affrontare forse l'aspetto più difficile dell'esperienza vivere per 2 giorni con la mamma di Giorgia, ovvero la mia mamma.
Lei era a conoscenza dell'esperienza e di cosa avrebbe dovuto aspettarsi, ma si sa, tra il dire e il fare c'è di mezzo… una serie di sentimenti contrastanti che mi portavano a provare imbarazzo e paura…Apro la porta e in un attimo lei, a braccia aperte che si fionda verso me "dai preparati che andiamo a cena fuori" vedevo in lei gli stessi sentimenti e questo mi tranquillizzava e come se fosse normalità ci prepariamo e percorriamo la strada per la pizzeria a braccetto raccontandoci della giornata, come se ci conoscessimo da sempre. Arrivate in pizzeria e una volta sedute le racconto un po’ di Chiara e della persona che è, di ciò che vive e di ciò che vorrebbe vivere ed in un attimo un ennesimo shock, forse il più forte e profondo mai provato… Lei mi parlava di sé , della sua famiglia e dei suoi figli e dei valori in cui crede, ed è come se in quel momento volesse parlare a Giorgia, come se avesse bisogno di me per arrivare a lei per farle capire il vero amore che prova nei suoi confronti, non riesco a spiegare a parole il momento, o forse è stato così intimo che voglio custodirlo con amore dentro me, ma è stata una sensazione mai provata fin ora.
L'ultima sera io e Giorgia eravamo insieme, a mezzanotte ci guardammo, eravamo emozionatissime per la fine dello scambio, i sentimenti erano contrastanti, stava finendo tutto ma quasi ci sarebbe mancata questa pazzia. Eravamo in una stanza io e lei, lei e me... Iniziammo a ridere e poi a piangere e poi a ballare e cantare, in quel momento ho sentito di aver creato un legame.
Il giorno dopo ero tornata in me, e no… Non era un film, avevo vissuto una settimana incredibile e indimenticabile fatta di alti e bassi, fatta di preoccupazioni e soddisfazioni, fatta di pianti e sorrisi.
Cosa ho imparato?
Che è difficilissimo mettersi in discussione, che prendersi del tempo per riflettere è fondamentale per imparare a conoscersi a fondo e che forse è giusto perdersi per ritrovarsi migliori.
Chiara
15. [ITA]
Scambiarsi la vita_Como, 24.II.2023
Sono passate quasi due settimane dallo scambio. Ora sono a casa, a Ferrara, per le vacanze di Natale e tutto procede per il meglio. Anzi, sono stupita da quanto intensamente stia vivendo questi giorni. Ci pensavo giusto ieri sera, quando ho realizzato anche, che l’idea di scrivere qualcosa sullo scambio mi tormentava a tal punto da cercare di evitarlo fino nei miei ricordi.
Ora è passato un mese dallo scambio e ho riflettuto tanto. Quando ho letto la lettera di Chiara sono rimasta stupita dalle sue parole e scioccata da quanto si sia letteralmente liberata grazie a questa esperienza. La mia reazione legata a questo evento però ha provocato in me un totale blocco mentale che mi impediva di affrontare i miei pensieri e i miei stati d’animo, in modo tale da rovesciarli in questa dimensione. La risposta ora mi è Chiara: per la prima volta in tutta la mia vita non ho potuto gestire gli eventi che ogni mattina mi spettavano “per ereditarietà". Mi piace vederla così, per una settimana ho ereditato tutto il suo patrimonio di vita. Ed il peso formale che hanno le parole ereditarietà e patrimonio una vicino all’altra, corrispondono esattamente al peso che ho percepito nello scambio. Ricordo ancora quando ad una lezione da “scambiata” un docente ha sminuito l’esperienza definendola un gioco interessante. Anzi, potrei dire che ricordo ancora meglio la reazione impulsiva nel dire: “Un gioco sto cazzo” senza rendermi conto dell'effettivo contesto. Non mi dilungo troppo nel dimostrare come mi sentissi in quei giorni, questo fatto rende bene l’idea dell’irascibilità e lamentosità d’animo. Aspetti che non sono né miei in quanto Giorgia, né miei in quanto Chiara. Ed è qui che risiede il nodo primordiale. La settimana di scambio mi ha messa nella condizione di denudarmi e di affidarmi. E l’ho fatto, anche alquanto lucidamente. Mi sono buttata a gamba tesa, perché ci credevo. Un’esperienza fuori dal normale che non ti capita spesso nella vita. Una settimana divertente nei panni di Chiara, easy no?! Mi metto i suoi cerchietti, faccio la presa male con la coinquilina, vengo a scuola in bici e dico “un burro”. Beh veramente no, easy decisamente no. Mi sono affidata così tanto agli eventi senza aspettarmi un ritorno, che mi è ritornato il mondo intero. Questa è la pesantezza di cui parlo! Una pesantezza bellissima, viva e così tanto piena di energia che ne ero plasmata. Thy-Hole. Come quando nasci e inizi a guardarti intorno: sono entrata in una nuova dimensione e dovevo trovare il mio equilibrio o almeno trovare una banchina di soccorso. L’ho trovata. La residenza dove alloggiano alcuni miei compagni di corso, in particolare Matteo che in quei giorni era Ludovico, è stata l’isola dove rifugiarsi in ogni momento di disorientamento, cioè sempre. Io e la mia bici eravamo continuamente in giro, alla ricerca di una casa o forse di un’identità. Trovavo pretesti inutili per evitare quella che sarebbe dovuta essere la mia casa effettiva e allo stesso tempo trovavo pretesti inutili per stare in residenza e condividere il mio tempo con Matteo, cioè Ludovico. Sapere che c'era qualcuno come me, alla ricerca del nulla che poi è tutto, mi tranquillizzava: Giorgia e Ludovico nella barca degli smarriti. Questa tendenza di rifugio che ho avuto, è il riflesso dell’approccio mentale che ho usato nel vivere le situazioni senza la mia vera identità. La risposta istintiva, dopo lo shock, è stata di inibire con la paura tutti i sensi senza ascoltarmi. Non avevo idea di come mi dovessi sentire o per meglio dire, come si sarebbe sentita Chiara in quel preciso momento. Mi mancavano troppe informazioni eppure non mi sentivo neanche Giorgia. Il Non-Luogo della residenza mi lasciava respirare senza sentire l’ansia dell’assenza di punti di riferimento, l’ansia di Non-Giorgia. Andavo avanti vivendo le giornate al 3000%, vivevo trascinata dal fiume che scandiva il tempo di quei 7 giorni. Ero esaurita ma carichissima. È stato bello, molto bello, ma non capivo, non ero io e non mi davo pace. “Vabbè questa cosa dura una settimana e poi passa” nella mia testa. L’apparenza di scambiarsi con una persona è che puoi recitare se vuoi, io ovviamente l’ho fatto. Vedermi Chiara mi piaceva e piaceva anche agli altri quindi ho mutato il tilt dentro di me e vissuto gli eventi in preda ai venti, con quella tana che ogni tanto raggiungevo per tirare un sospiro di sollievo. Finito lo scambio finalmente potevo tornare alla normalità e riappropriarmi di me stessa. Sfortunatamente c’era comunque qualcosa che non andava: dove sono le mie certezze? Si è scatenato il terremoto di confusione. Mi sentivo un’estranea in casa, mi chiedevo perché dovessi portare avanti certe abitudini. Dubitavo di me e dei miei legami. Litigavo con le persone a me più care ma erano litigate stupide o sfoghi d’incertezza. Capii che il Thy-hole era ancora parte di me e che potevo solo darmi tempo per metabolizzare il tutto. Non è semplice abbandonarsi, ambientarsi, viversi e poi richiudere le porte per tornare. Ho lasciato passare i giorni, ho rivisto persone incredibili che non rivedevo da anni. Gli eventi mi si proponevano senza comando e ognuno di loro mi lasciava una fonte d'identità preziosa. Tutto ciò mi ha accompagnata a una profonda riflessione. Questa volta era ed è una riflessione diversa: più imparziale, come se fossi ancora in quella terza dimensione di Non-Giorgia. Il motivo per cui ero stupita da quanto intensamente stessi vivendo quei giorni di ritorno a casa sta proprio nel fatto che: sentendomi come nello scambio, stavo continuando a non controllare e possedere gli eventi manovrandoli ma vivendoli così come mi si proponevano. Non possiedo e non pretendo di possedere. Se voglio i paradigmi mentali spariscono, i muri del codice. FINE. inizio
16. [ITA]
Quando mi è arrivata la tua email, con all'interno la novità della possibilità di un secondo scambio di vita, per un primo istante ho avvertito un senso di blackout. Spesso quando si propone o si parla dell’esercizio, si può suscitare un certo senso di cortocircuito del fare. Si viene a contatto con una realtà che sta al di fuori dell’ordinario. Si conosce una nuova possibilità di interagire, di sciogliersi con la percezione della realtà. Ti crea un senso di stupore e meraviglia che si mischia all’istante, con una prima analisi di come potrebbe essere lo scambio sulla propria pelle, o come potrebbe rivelarsi viverlo personalmente in quel preciso periodo. Una riprogrammazione del proprio vivere, dove si analizza la propria routine, i propri impegni e responsabilità, ricreando una forzata ridimensione di chi si è e di quanto infine si è pronti a decidere di voler abbandonare la propria vita per una settimana. Se non si entra in un circolo di sovraccarico del pensiero, per il forte stimolo nel credere possibile o impossibile questa esperienza, si può pensare di avvicinarsi all'idea, lasciandosi trasportare dalle indicazioni e informazioni che ti vengono date man mano che si concretizza il processo dell'esercizio di scambio di vita. Quello che avevo per il momento erano queste informazioni:
Caro Ludovico, a breve scambierai la tua vita per una settimana. Ci incontreremo giovedì 15 Dicembre, alle ore 17, all'entrata della stazione di Como Borghi. Lì scambierete i vostri effetti personali e le Liste Persona. Poi raggiungerete le vostre nuove case e al risveglio del giorno dopo lo scambio sarà iniziato. Lo scambio finirà al risveglio di giovedì 22 Dicembre e ci ritroveremo alle ore 12 all'entrata della stazione di Como Borghi. Questi saranno i tuoi nuovi dati: Matteo Del Brocco / Via Zezio 58, piano terra - stanza #8 / Como / matteo.delbrocco@ied.edu / 0039 ** ** *** ***
Coinvolto dall’ultima sessione d'esami non ho avuto molto tempo per dedicarmi alla moltitudine di pensieri che sorgevano riflettendo su ciò che poteva aspettarmi, ma regolarmente mi prendevo dei momenti per pensare in che ambiente si sarebbe trovato, se fosse stato giusto riordinare il disordine dovuto dallo stress degli esami e che cosa avrei voluto fare nel futuro prossimo, essendo la prima settimana dove mi sarei ritrovato con addosso un percorso accademico concluso. È stato per me l’inizio di un nuovo percorso e la conclusione di tre anni intensi. Il pensiero che la prima settimana di questo lungo periodo non l'avrei potuta vivere sulla mia pelle mi lasciava con un gusto agrodolce in bocca. Soprattutto perché avevo scoperto che Matteo frequentava il secondo anno del corso di Fashion moda, nella mia stessa Accademia, ritrovandomi nell'ultima settimana di consegne di progetti prima delle vacanze invernali. Come la prima volta ci incontrammo alla stazione Borghi. Un luogo dove l'incontro tra caos e ritmo umano si scontrano creando un esempio di beata confusione, un ambiente dove lo scambio di vita appare quasi una realtà pacata e silenziosa. L'ordinario si inverte, la calma della vita diventa calma nel saperla lasciare e il caos dell’esercizio diventa vita. Tu diventi opera. In quel momento sei portato a percepire i fenomeni che ti circondano, con altri assetti mentali, entrando ad esser opera non devi più per forza rimanere legato alle dinamiche umane dell’inutile zavorra che quotidianamente ci compromette, attento ti rendi cosciente. Trovo che il fatto che non devi essere per forza artista per vivere tutto questo sia importante perché comprendi di vivere l’idea, di diventare parte di essa, coinvolgendo e permettendo a tutti di coglierlo, una nuova sensibilità attraverso un'espressione artistica. Apre possibilità creando una crescita personale, un utilizzo delle possibilità di manifestare l’arte che sottraendo mette in luce, crea una rete di conoscenze e lasciando un lieve disordine degli eventi. Il mio riordino verso il disordine cominciò la mattina del giorno seguente, nella mia stanza sul mio nuovo letto, consapevole che a breve avrei conosciuto il mio coinquilino Stefano che si stava svegliando nel letto a fianco. Riflettei subito sulla dimensione ristretta che avevamo a disposizione dentro il monolocale, come ci siamo suddivisi la scrivania, l'arredamento, gli armadi. Ancora sdraiato nel letto cercai di comprendere più informazioni possibili su chi ero e soprattutto cercando di capire ciò che era mio e quali erano i miei gusti estetici. Mi sentivo disperso, in obbligo di vivermi il momento, un intruso scomodo di quell'ambiente e soprattutto mi sentivo Ludo. La giornata si sviluppò con io che seguivo Stefano dentro la residenza, dove mi mostrava le nostre tipiche usanze mattutine o luoghi che frequentavamo maggiormente. Ho rivisto in lui nell'arco della settimana la figura di Virgilio che avevo vissuto con Andrea. Ha permesso che l'esercizio avvenisse nello standard degli eventi abituali, di non farmi sentire me stesso e di accompagnarmi in questo percorso fino alla fine. Mi ha introdotto ai miei metodi e usi e istruito su come avrei socializzato con lui o con chi vive dentro la residenza. Queste figure che si incontrano durante lo scambio sono conoscenze che diventano solida realtà fin da subito. L’obbligato rapporto diretto e costante ti porta a conoscere e affezionarti in tempi ristretti portando l'interazione su una dimensione estremamente attiva del socializzare. Credevo che vivere la seconda esperienza ritrovandomi negli stessi ambienti, residenza, stanze, mi avrebbe portato a vivere più volte stati di alienamento riconoscendoli in situazioni vissute da Alex per avere dimestichezza con gli spazi. Anche se con il passare dei giorni ho realizzato che Teo viveva a sua maniera casa sua e Alexa in un altro modo. I corridoi, cucine, spazi di aggregazione, senza neanche percepirlo, subivano un altro modo di rapportarsi con gli usi e caratteri delle due persone. Potevano comparire delle sensazioni distorte nei momenti dove mi ritrovavo solo. Sentivo come se in quegli istanti mi dovevo ritrovare a relazionarmi con tre metodi di pensiero differenti la situazione in cui vivevo. “Come avrebbe fatto Matteo, Alexa non sarebbe mai passata da questa parte e Ludo avrebbe evitato tutte quelle scale”, Lo scambio iniziava a fare effetto, e la mia vita ad allontanarsi. La settimana sarebbe stata per lo più dedicata alla scuola, ma non avevo immaginato le ore e l'energia che avrei dovuto affrontare durante quei giorni. Mi permetteva di avere materiale per potermi cimentare in un’altra conoscenza e tecnica, ma non avevo basi teoriche e spesso mi immedesimavo in Ludo, per poter riuscire a portare avanti ciò che si avvicinava di più alle mie competenze. Lo scambio di vita ti porta a vivere la giornata rendendoti conto dell'immensità di contenuti di pensieri che possiamo avere. Sei costantemente attivo, attento e riflessivo sul presente. Io lo interpreto come se fosse uno stress positivo, un costante sovraccarico di stimoli che ti spronano a rimanere attento nel presente, a rimanere concentrato. Vivendola come opera, ogni riflessione prende una dimensione differente di interpretazione, come se la consapevolezza che entro una settimana sarebbe tornato tutto al suo ordinario portasse ad essere più coraggiosi, più riflessivi, a vivere in modo opposto o simile all’abituale. Penso che l’opera d’arte così possa riappropriarsi del valore dell’aurea e soprattutto del suo qui e ora. Proprio perché l'opera si manifesta e vive nella dimensione che consideriamo realtà per un breve porzione di tempo e dove la sua interazione può avvenire solo presentandosi nel suo presente, a diretto contatto con l'opera, al qui di quella aurea che sta vivendo l'esercizio di scambio, che sta vivendo lo spazio. Trovo, come avevo sentito con Alexa, che a nostro modo siamo tutti delle sinfonie, ognuno di noi ha le proprie melodie, giri d’accordi e pause. Ognuno di noi si muove in contesti musicalmente propri con una cerchia di persone che si intonano con chi sei e con quello che si vuole creare. Riconoscere i differenti caratteri di musicalità che ci circondano e saperli accordare con i propri suoni, trovo che sia una delle esperienze più leggere per stare al mondo. Individualmente necessitiamo di propri ritmi e frequenze e spesso crescendo possiamo ritrovarci in un loop. C'è chi necessita di operare da solo e chi appoggiato da un complesso, chi con tecniche tradizionali e chi con un metodo avanguardistico. Forse oggi non siamo più spronati a far sentire il nostro suono se non per necessità, forse siamo portati a comprendere rimanendo statici e ripetitivi per non creare rumore nell’armonia dell’illusione portando le nostre capacità ad essere troppo o troppo poco sollecitate. Vivere l’esercizio di scambio di vita ti porta a suonare e comprendere uno strumento nuovo per percepire ciò che ci circonda, con composizioni differenti e sollecitando le nostre capacità a rimanere in modalità di registrazione e musicisti attivi di una nuova pratica di suonare nel mondo. Con Teo la conoscenza verso la profondità della sua sinfonia è stata paziente e riservata. Una sinfonia che puoi provare a raggiungere nel suo ascolto solo dopo aver conosciuto la sicurezza del silenzio, dopo avere sentito la non necessità di riempire di suono le situazioni, ma di entrare in una dimensione d'ascolto e di costante ritmo del riflettere. Una dimensione che mi ha portato diverse volte a sentirmi a mio agio, rilassato ma anche discostato e attento. Inizialmente non è stato semplice sentirmi e spesso mi sembrava tutto fosse più rumoroso e destabilizzante. Trovo che cercando di cogliere questo silenzio ho creato più momenti dell’esercizio dove Teo che stavo piano piano individuando e conoscendo tramite le dritte di chi incontravo, prendeva una dimensione sfalsata di come poi ho potuto percepire meglio alla fine del percorso. Per i primi tre giorni questo lato dell’esperienza, mi portava a vivere le situazioni adoperando molte energie, provando fitte di stanchezza durante l'arco della giornata e soprattutto a percepire lo scorrere del tempo in modo più lento e dilatato. Quando ho iniziato ad ascoltare il mio corpo ho percepito la prima uscita totale, come se quei giorni fossero stati una metamorfosi e le esperienze si mostravano più familiari e personali. Mancava ormai poco e quando percepisci questa sensazione senti anche che quello che hai vissuto, quella realtà, la sua consistenza ormai fa parte del tuo presente della tua sinfonia. Dopo il periodo trascorso, porterai con te una moltitudine di pensieri, ricordi, soluzioni, problemi, persone, sorrisi, nuovi assetti mentali, nuove consapevolezze, parti privato di ciò che sei, torni con una nuova idea. Questo libero esercizio si serve dell’esperienza diretta per accogliere la possibilità di restituire un percorso che si forma nello stesso istante in cui lo si vive. Tutto ciò che assorbi rimarrà con te e parte di te, legami con persone che non avresti mai incontrato, per forza si realizzano e diventano realtà della tua quotidianità, si mischia l’ordinario della routine di due persone che da apparente caos si dimostra in concretezza, propulsione di una crescita interiore verso chi si è come individui.
17. [ITA]
Scambiarsi la vita_Vezia, 24.II.2023
Here I am. Glory Box.
Ludovico e Matteo, due persone che più diverse di così non potevano essere. Nonostante tutto sono riuscite a trovare dei tratti in comune e a formare una conoscenza amichevole e più o meno stabile. Da questo inizio può sembrare quale epocale impresa lo scambio avvenuto tra noi due, ma forse è solo perché è stata una parentesi così perfettamente intagliata nell’abbozzata scultura che era ed è la mia vita, prima e dopo lo scambio. Spero non sarà ancora così tra 10 o 20 anni, anche essendo sicuro del fatto che questa settimana ha provato a ristabilire gli equilibri. Ludo è un po’ quello che definirei una mina vagante, in senso buono ovviamente. Le mine vaganti servono a questo: a esplodere, a scatenare e far cadere certezze per crearne di nuove; a ristabilire equilibri andati persi. Un ruolo affatto facile, che nella sua semplicità e leggerezza probabilmente lui nemmeno si accorge di essere. Per questo essere Ludovico Schumacher per una settimana mi ha trasportato così tanto da a volte farmi sentire non all’altezza. Dico così come se lui d’altra parte non abbia comunque speso belle parole nei miei confronti, ma, in fin dei conti, sono pur sempre Teo, e sminuirmi da solo ormai è uno sport nelle olimpiadi della mia mente; per questo continuo ad essere convinto che lui riservi qualche pensiero di critica o che sia rimasto sbigottito nel vedere (o dovrei dire vivere) che tipo di persona sono. Sono entrato nello scambio il primo giorno con la stessa premessa che anche lui si era detto: “ho bisogno di staccare da questa vita”. Facendolo dopo una stressante e lunga sessione degli ultimi esami universitari, come lui, oppure trovandosi nel limbo dell’indecisione e/o baratro della chiusura in se stessi, come me, alla fine l’obiettivo era comunque quello di RI-scoprire se stessi. I vestiti, lo smalto, la musica. La sessualità, le passioni, le abilità. I rituali, gli impegni, gli spostamenti. I ravioli. Sono morto e risorto tante volte da farne diventare una routine, che prima o poi ritorna. Non voglio nemmeno aggiungere la parola “probabilmente” a questa informazione, che uso fin troppo spesso nel mio misto di sicurezza e insicurezza, che non riesce a dire mai le cose senza escludere l’implicazione di una voce che, dopo la mia, arriverà e sarà più convincente. Sono morto e risorto tante volte, ma questa mi ha fatto comprendere che è un terribile male aver reso un’azione così una cosa dozzinale, che si fa necessariamente, in questo mondo così rapido e artificiale, fatto non di sostanza naturale ma sintetica. Non di verde pasticcio melmoso, ma di grigio, denso e privo di ossigeno posticcio. Morire e nel frattempo trovarmi nei panni di un altro individuo ha, come premesso nelle prime lezioni, permesso di ritrovare parti di me che avevo rimosso. I corridoi di cemento armato, spogli e brutali, delle mie scuole elementari, graziati da tubi colorati per non intristire troppo gli occhi di quello che era un Matteo delle elementari. Le grafiche pixellate e con contorni netti dei videogiochi trovati nei cereali Nesquik che giocavo con mio padre accanto, prima che il suo sguardo trovasse una agrodolce delusione nello scoprire ai miei 16 anni che non avrebbe avuto dei nipotini come voleva lui. Una voglia infinita di sognare dettata da brani degli anni ‘60 che raccontavano di quanto il mondo in realtà è ricco di meraviglie, e che dobbiamo pensare più a dirci quanto è bello, invece che vedere ciò che gli abbiamo fatto. Ho capito perché Ludo ami così tanto i bambini, e lavorare con loro. Prima di tutto c’è una base più grande di quanto la mia mente possa concepire, che si porta dietro da quando era piccolissimo; ma anche perché è nato dolce (Clem, mi dispiace ma non posso fare a meno, ogni tanto, di farmi tornare alla mente questa frase che dopo una bellissima serata mi dissi alle 2 di notte, con in mano un gelato e un fiume di parole in bocca). Avere un fanciullino dentro di sé che prospera ancora, è una cosa magnifica. Mi stupisco della forza che Ludo abbia avuto nel farlo sopravvivere dopo 24 anni di vita, che sin dal momento in cui vedi la luce comincia a voler attaccar briga con te. Ho dunque sentito che fosse il momento adatto per risorgere dalla morte con un valore in più stavolta, per dare un nuovo valore ad una cosa che ormai non l’aveva più. Posso dire che anche questo, effettivamente, è un altro pezzo di me stesso ritrovato stando nei panni di un’altra persona; osservando e riflettendo come, dall’esterno, io mi fossi invece perso e non riuscissi a vedere oltre il sangue ed i lividi sugli zigomi lasciati dal tafferuglio sopracitato. Mi concentravo troppo su di essi, rispondendo con ugual rabbia, invece di pensare a come uscire dalla situazione, e far sì che non si ripetesse di nuovo. “Ricordati di sorridere”. Avrei odiato quanto cheesy e riduttiva questa frase suoni, se non ce l’avessi avuta scritta su un post-it all’interno della porta di casa, quasi da monito quotidiano, da ricordare ogni giorno, prima di cominciare la giornata uscendo di casa. Ma soprattutto, se non l’avessi dovuta leggere in quanto Ludo, non in quanto Teo. Mi sono girato a guardare se perdevo parti di me. Così dice Calcutta nella canzone “Frosinone”. “Mi è sembrata adatta a descrivere quest’esperienza proprio per questa frase, per questo concetto quasi romantico. Perché *Ludo si gira a guardarmi brevemente dopo una piccola pausa* NOI siamo di Frosinone”. Ho riso. Ma ho anche riflettuto. L’effetto che ti dà la migliore delle comicità, quella fatta bene. Quante cose si porta dietro un’identità. Troppe. Un bene è avere questi ricordi come bagaglio personale, ricco. Ancora più un bene è imparare a usarlo come ispirazione e non come semplice zavorra alla quale dare uno sguardo nostalgico. Cambiare le cose è bello, ma SAPER cambiare le cose è tutta un’altra storia. Ed io, di questa storia, voglio sapere tutto.
18. [ENG]
Life exchange_Zurigo, 24.II.2023
Dear Agent, How are you?
The time has finally arrived and I am here, writing for you the story of my Life exchange experience. As you already know it took me a while to decide to take up such a challenge, because it’s a big one we are talking about, you know that! You stepped in my life proposing to do it exactly in, what I would define, the perfect “wrong moment”. I was already overwhelmed by difficult life situations, the depression surrounding me and a huge load of work and study together. I definitely wasn’t looking for more on my plate. The idea was indeed fascinating, though, and it kept roaring in my mind until I finally came up with the right idea to manage to fit Life Exchange in my busy and chaotic life. I would have done it during vacation, and moreover, stepping in my husband's shoes. Being in my shoes is something I always dare people to do in order to understand my life and my, let’s say, troubles, but nobody till now never did. So why not take the chance? We started on the 1st of January 2023. A challenge always deserves a special date to be done. New year, new life, at least for a week, and of course, a new place. We were in Tenerife on vacation, so the work part would not be touched or faked. As is typical of us , we decided not to plan anything: we would have to get up and simply try to swap roles and life, like if we were on a stage theatre somewhere. I would not make you tired writing about each of the days but I’ll report only the most important moments that in my view have been touching me deeply. My husband and I have been together for almost seven years so we kind of know each other's habits and routines. I say this but, in reality, I don’t personally have many, let it happen is my motto. One thing, though, is a must have for me in the morning: coffee. To find clothes to wear in the suitcase, that I myself previously packed for both of us, was not difficult; I fit in almost everything and with the warm weather a T-shirt and a pair of shorts did the job perfectly. Avoiding coffee and instead trying to drink tea for breakfast was instead out of my comfortable zone: a pure torture. I craved it so much that during the week I had quite a few illegal ones. I wonder why coffee was so difficult to give up and the only thing I could say is that somehow it's a little part of my Italian identity. Well, I was born as Italian but sometimes it seems I am truly not, because after many years living abroad, England first and now Switzerland I don’t really” think Italian”. But this is another story. Goal of the vacation was mostly to relax and enjoy the beach and sun but I had to be A. there so, no sun without 50% protection and not so much desire for peaceful sunbathing. The weather decided to help us on the matter, cloudy sky and wind led us to go and visit Santa Cruz, Tenerife capital, avoiding the problem at least for a day. We hit the road to Santa Cruz and the adventure of life exchange fully began. A. played well my part as a driver and the most interesting thing is that he was imitating so well the way I usually pay attention to all possible details of the panorama that it was almost irritating. I started to think that maybe it was not so pleasurable for him to always have me commenting on anything, he doesn’t like small talk. Because I was in his shoes instead I was trying to make clever observations about the architecture and about the road’s conditions. I felt silly and he indeed could not stop laughing at my comments. Moreover he was answering me in a kind of angry way the whole time and at some point I asked him if this is what he perceived I was doing normally. A. answered a decisive yes! And he carried on telling me that sometimes I answer even worse. I was shocked. I felt lost and cold, like under a cold shower in the dark. How could it be possible? Was I really so angry and irritable the whole time? I stayed silent for a little while thinking… I knew that the life exchange will bring more awareness, it is indeed a therapeutic process, but I didn't know that it would be so poignant and sharp straight away. I felt sorry for him, thinking about how awful I must have been and I must be right now. I suddenly realized how much I am overwhelmed by stress and worries about everybody. I thought I was strong but not, instead I had an angry mask to protect my distressed self from the truth. A. is instead always so supportive and he gets angry rarely, he cuddles me like a “puppy”. In other circumstances I would have probably gotten even angrier but somehow in A. shoes I managed to stay calm and process the situation without a tragedy. Here we are: It was possible to remain calm in front of such a thing. Puzzled, I was puzzled. The trip lasted for about one hour and strangely enough after a while I felt better, I felt more relaxed. it was like if somehow something was softening inside me. I suddenly found myself smiling!!! It has been such a long time since I experienced such ease. Anger has been my companion recently and indeed I was angry at everything the whole time. That Gabriella wasn’t surely me! I thought anger kidnapped me, that was the ugly truth! During the walk around the city I’ve been told to look at women, my husband always spots the pretty ones and sometimes we even laugh about it. I am jealous but it’s more of a game we play for fun. I did try to do so but I am sorry to say that my attention was captured more by clothes and shop windows than by women. But doing that I felt somehow that there was an ease between me and A. and it was like kids playing some weird game. Conclusion from the first day in A. shoes: awareness and smiling a lot. I’d say not too bad. During one of the next days, I guess it was the third. The sun visited us so; it was time to face the beach. I felt very uncomfortable wearing A.'s clothes to go to the beach. I found swim pants and a T-shirt that would suit me but I didn't feel good in them. Anyhow, the most uncomfortable bit has been to experience A.'s confidence and even enjoyment in wearing one of my short dresses instead. I knew already that he is a confident person but somehow I felt inadequate to the situation, not able to keep up with his way of making fun and not caring about what other people could think about him wearing a short dress. The track suit from the previous day was kind of normal but this… I never cared much about putting on makeup or always being perfectly dressed but somehow in that moment I felt that my confidence got lost somewhere along the way. I felt that part of me was disappearing like ice melting, I felt I became somebody else I do not recognize anymore, angry, self conscious and ugly. I used to challenge myself a lot and always managed to get over things even through extremely difficult situations, but now…Who was Gabriella now? I was on the beach and instead of enjoying it I started to have a huge pain in my shoulder and my head was exploding at some point. I cried, solidly for at least 20 minutes. My head was “pronouncing” only one sentence: “I cannot take so much on me anymore”. A. stepped out from my role and took me in his arms, gently. I had to surrender, my strength was weak, I was exhausted, I needed to stop holding everything and try to find myself again. I went to bed exhausted, my mind wanted only one thing.. disappearing. Strangely enough I slept quite ok, and I woke up with a sensation in the body that I hadn't had for so long…desire. My body could feel softness, it was back to life and energy again. I realised that I have become somebody over responsible who wants to do everything perfectly without asking for help. This wasn't me and I needed to express my tiredness, my doubts, my weakness and moreover my need to rest from all the responsibility in the world. Being in A. shoes and having to act like him gave me a sort of freedom that it was a long time I didn't indulge myself in. Freedom of letting control dripping down, slowly but surely, like drops of water from a window glass after a stormy rain. How peaceful I felt afterward. The mind and the body were supple and light. No luggage over the shoulder. No tension in my neck. I know that the body always tells us the truth about how we are and how our life is going, but sometimes it is painful to listen and we simply keep ignoring the messages. Awareness was growing daily. The last moment I’d like to write to you about is very fun, but as well within a lesson. One evening we decided to go out for dinner and we chose a very posh restaurant in the area. Exchange was still on so we kept swapping clothes. I wore a shirt and a pair of trousers, my husband has beautiful ones so I kind of liked it. He, no matter what, wanted to wear a dress again. He tried a few of my evening ones but the size didn't help. Fitting a man 1,80 mt tall into stretchy little dresses of a little 1.55 mt is a mission on its own. The short beach dress was the one that saved the evening. We both got ready, took a picture together, and headed to the restaurant. On the way we started to wonder if they would let us in, wearing not only different clothes but also our rabbit’s ears tiara on the head. I was kind of embarrassed, not wearing my usual clothes for such an occasion. Wearing forcefully, I'd say, somebody else's clothes makes you rrealizehow much what you wear represents you as a person but moreover, at least for me, how much what you wear pictures for others the image you want them to have of yourself. I actually thought I didn't care much but at the exact moment, on the way to a restaurant, having to wear something I didn't choose became an important matter. Anyhow, the situation turned out to be extremely fun. They let us in despite the sparkling tiaras. We were escorted to the table and when A. took off the jacket showing my pink flowery dress. The expression of the waiter was remarkable. From that moment onwards A. and I started to laugh and indeed we had a great evening. Looking back I’d say that this life exchange experience helped me to look at myself in the mirror without filters, it was painful but deeply touching and it did ignite my awareness about certain things I didn’t want to see. Becoming aware of what is the reality of how you feel and where you are energetically and emotionally is a huge step towards regaining your true self and your balance. Both of us also noticed that during the exchange days we didn’t argue so much. Some kind of magic happened, our connection improved, difficult to describe, but life in general was simply looking lighter for both of us. I would not say that taking up a "life exchange" experience is something easy but, surely, done in a certain way and with the desire of observing and playing the “game” it can be an interesting way to create awareness and know ourselves better.
Gabriella
19. [ENG]
LIFE EXCHANGE REPORT
INTRODUCTION
Before starting, I didn’t have expectation on life exchange suggested by my partner. I was just curious and didn’t think much. I did theatre and various holistic practices in the past and mentally put it somewhere in that “bucket”. This anticipation ended up being both accurate and inaccurate.
As a scientifically-minded person I would describe it like an experiment, so please excuse me if some terms sound overly technical and/or inappropriate for the context.
EXPERIMENT DESIGN
We’ve been discussing the experiment for a while, but it just didn’t make sense because any meaningful exchange during a normal business week would have quickly gotten us into irreversible troubles due to external obligations. But we found a solution by strategically choosing time and environment that allows the experiment to the fullest: a week during a beach holiday.
I admit the setup was pretty confusing: we had only rough agreements on how to exchange lives and I thought it’s straightforward just to apply a policy to every situation on the spot, but it quickly turned out how naive I was. I can give a few examples:
We agreed that we won’t exchange the medicine (at the start of the week I had a sore throat). What good will it do to anyone if my partner gargles her healthy throat and takes ibuprofen when I suffer from headache and pain?
We agreed that I adopt her coffee-drinking habits, but that I thought it’s a psychoactive substance. So how is it different from the ibuprofen above? And reaction to it is also individual…
We agreed that we would exchange food and that sounded logical. But as practice came, I realized issues:
Our tastes for spices suggest that we have a different gene OR6A2 (1). And there is no technology to exchange genes yet. So it’s ridiculous to force one to eat something they biologically perceive as disgusting!
(Redacted)
There are plenty of other examples, but I wouldn’t dedicate more time to that. Maybe if I attended the classes it would help to address some, but I still believe there is simply no easy solution here.
After a day or two I gave up the idea that we are doing something consistent, I stopped thinking about the rules and started to improvise.
INDIVIDUAL OBSERVATION
At first I was acting: either mimicking the action I observed in the past from the outside (Epic theatre by Bertold Brecht) or feeling how my partner would feel (Stanislavski’s system). Very soon after the start I realised it was unnecessary most of the time: after you get into the role, many consequences follow. (Redacted) For example, after I was acting anger for an hour, I started to be anxious about the “trigger” of this (Redacted) anger to come back.
Although it was all natural and fun, sometimes I got tired and I needed to be back in my own shoes just for a bit. And roughly in the middle of the week, I felt very tired of not being myself. Thus I adjusted the involvement to stay afloat: I kept the partner’s habits, clothes, actions and responsibilities, but did them “my way” instead. It became manageable.
COUPLE INTERACTIONS OBSERVATIONS
Apart from the details mentioned, being in her shoes and having to react to the usual “me”, I was truly surprised to discover how natural these responses were, especially the negative ones. (Redacted) Now I see that they are alla provoked by what I do combined with her condition that is mostly an outcome of the very recent experiences.
CONCLUSIONS
The experience was both educational and fun. A bit of theatre, a bit of emotional self-discovery, a lot of psychological conclusions at a conscious level. (redacted)
REFERENCES
(1). Francke, Uta; Hinds, David A.; Mountain, Joanna L.; Tung, Joyce Y.; Kiefer, Amy K.; Do, Chuong B.; Wu, Shirley; Eriksson, Nicholas (10 September 2012). “A geentic variant near olfactory receptor genes infuences cilanto preference”.
https://doi.org/10.48550/arXiv.1209.2096
20. [ITA]
sono di nuovo io, ci siamo già conosciuti sono Elisa, dopo lo scambio dei miei compagni mi sono voluta mettere anch’io in gioco e provare a cercare di capirmi di più, a capire cosa di me era giusto o sbagliato, i miei comportamenti e le mie scelte o semplicemente le cose che dicevo e pensavo.
Insieme alla mia compagna Arianna abbiamo ideato questo scambio di caratteri, il tutto consisteva nel essere noi stesse ma con i caratteri invertiti, non la pensavo una cosa così difficile come lo scambio che avevano svolto gli altri, mi sembra semplice, alla fine dovevo solo comportarmi come si comportava lei, per rendere le cose più definitive oltre il carattere ci siamo scambiate il nome e come già sai in precedenza avevo capito che è una parte di noi molto intima da scambiarsi perché racchiude il nostro essere; bhe il fatto di essermi scambiata il nome non mi ha pesato tanto, anche se è complicato non girarti quando gli altri la chiamavano o il semplice pensare da Arianna e esprimermi come lei, devi sapere che noi già ci conoscevamo ormai sono 5 anni più o meno, siamo molto legate ci conosciamo bene e a fondo, ci siamo confidate parti di noi che agli altri magari avevamo paura di svelare, ci sosteniamo in tutto, ci rimproveriamo quando necessario, ci diamo consigli e sappiamo che possiamo sempre contare l’una sull’altra, abbiamo un legame di sintonia siamo gli opposti che si completano, lei è la parte più razionale, sensibile, tranquilla e ordinata, pensa prima di parlare, si organizza le cose da fare, svolge tutte le cose con la testa e con criterio e poi ci sono io che sono l’opposto di lei, mi definisco un disastro, che a volte varia sia nel senso positivo o negativo, io penso e svolgo le cose più dando retta al cuore e si sa che non sempre è la scelta più furba, sono sempre carica di energia, penso raramente prima di parlare, sono poco organizzata (almeno per le cose che non mi interessano molto),sono frenetica, mi fido troppo delle persone aprendomi con loro, sono istintiva e poco razionale, mi butto di testa nelle cose che faccio accorgendomene solo dopo delle conseguenze o dei danni che causo, però ho anche dei pregi sono solare vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, sono altruista e metto sempre la felicità dei miei amici o conoscenti al primo posto, mi piace vedere le persone felici intorno a me; ma questo discorso non vale molto e non può finire qui perché come già sai non sono solo questa ma siamo in due, l’altra elisa dentro di me è la mia parte più oscura, parla poco e quando lo fa ferisce, esce nei momenti dove la mia corazza viene colpita e rimette a posto i pezzi come in un puzzle, svolge un ruolo da cattiva solo per proteggere il buono che c’è fuori da questo mostriciattolo nero e incompreso che ho, lei è la mia parte triste vede il bicchiere mezzo vuoto o alle volte senza nemmeno una goccia, lei è rabbia, incomprensione e ferite del passato, è quel nodo in gola che non riesci a mandare giù, quella pesantezza sul petto che ti da fastidio e che senti li costante.
Tutto questo agente, per dirti che quello scambio che credevo facile si è rivelato tutto l’opposto, è stato forse la scelta più complicata che io abbia mai preso, seppur felice di poter abbandonare solo per pochi giorni (in realtà sembrati infiniti) me stessa, riuscire a staccarmi dal mio carattere e prendermi una pausa da quel lei.
Nel momento dello scambio io e Arianna ci siamo videochiamate la sera prima e ridendo ci siamo chieste se fossimo pronte per questa cosa e del fatto che tutto sarebbe iniziato domani, insieme guardandoci negli occhi sapevamo che non eravamo pronte ma penso che a un esperienza così profonda nessuno riuscirebbe ad essere davvero pronto e sereno, anzi con il passare del tempo e l’avvicinarsi dell’inizio dello scambio entri in un vortice di domande e incomprensioni che non ti sei mai posto, metti in gioco tutto te stesso per scoprirti ma nel frattempo ti stacchi dal tuo essere, è un controsenso e lo racchiuderei nella frase che ha scritto una mia compagna durante lo scambio “bisogna perdersi per ritrovarsi”, che secondo me non c’è frase più vera e pura per racchiudere questo percorso; noi ci abbiamo provato in una maniera quasi normale ci siamo date la buonanotte ma con i nostri nomi scambiati, un po' come una pretesto per entrare nel mood di quello che sarebbe avvenuto la mattina seguente o come una piccola promessa di fare del nostro meglio nello scambio e custodire quella parte dell’altra.
Lo scambio si è svolto bene, non semplice come pensavo, mi ha suscitato diverse emozioni, passavo dal impegnarmi a essere Arianna e pensare come lei, a racchiudermi in silenzi cercando di non pensare a quanto volessi essere di nuovo io, non so se descriverlo come uno stato bello ciò che ho passato perché alla fine quel senso di pesantezza non mi era passato, anzi era più forte di prima, mi mancava essere me stessa e forse anche non volendo ammetterlo mi mancava LEI, perché alla fine è sempre stata con me e c’ero abituata e la sua mancanza non lasciava i polmoni liberi e pieni di leggerezza ma anzi, fiati corti e pesantezza profonda, una voragine da colmare a quel mio grande puzzle dove mancava quel pezzo forse il più importante e centrale nel nero.
Non penso che rifarei uno scambio del genere, perché mi mancavo davvero molto e questo non mi ha fatto impegnare abbastanza, ma alla fine lo scopo l’ho raggiunto sono riuscita a comprendermi e a conoscermi meglio, e ha unito a pare mio di più Arianna e me, ho capito che molti suoi aspetti mi farebbero bene da tenere abitualmente, ma ci dovrò lavorare su.
Alla fine il mio pensiero su di noi si è rafforzato di più, siamo perfette così nelle nostre imperfezioni io sono il cuore e lei la mente e così ci completiamo in uno stato di armonia e pazzia al tempo stesso.
Caro agente non so se ci rincontreremo di nuovo in un altro scambio, ma mi sono divertita tanto e soprattutto ho riflettuto e sono migliorata, ti dico grazie e non me la sento di salutarti come se fosse un addio, ti saluto semplicemente con un ciao come quei saluti in sospeso di forse ci rivedremo o forse tutto questo rimarrà solo un bellissimo ricordo…
21. [ITA]
Tutto è partito un giorno di dicembre, quando durante una lezione del corso vennero stabiliti i componenti che avrebbero preso parte a questo viaggio. Al momento io non mi trovavo all’interno della cerchia, per me era ancora presto. I partecipanti in questione erano Giorgia e Chiara, Stefano e Ilaria, Matteo e Ludovico, un ragazzo esterno alla nostra classe. Parliamo della prima coppia di nomi. Della prima coppia di persone. Della prima coppia di vite. Due anime tanto simili quanto differenti sotto moltissimi aspetti. La cosa più evidente a primo impatto è stata sicuramente vederle l’una nei panni dell’altra. Letteralmente. Vedere Giorgia essere Chiara e Chiara essere Giorgia è stato spiazzante. Era assurdo come viste soprattutto da dietro grazie alla loro somiglianza potessero venire a tutti gli effetti scambiate anche non più di troppo erroneamente. Ricordo Giorgia vestire camperos e cerchietto come se fossero sempre stati suoi di diritto, anche se non dagli inizi. Ci sono voluti certamente un paio di giorni per noi ad abituarci a loro ma soprattutto a loro per abituarsi a loro. Chiara, o per meglio dire Giorgia, era molto contenta di prendersi una pausa dalle sue tre coinquiline, sperimentando così la convivenza solitaria. A detta sua, è stata la prima volta in cui si è sentita veramente tale. Nella sua vita molto frenetica ha anche un ragazzo da quasi sei anni, perciò ha avuto modo di interfacciarsi con una realtà molto lontana dalla sua, scuotendola non poco. Anche Giorgia al di fuori dell’armadio di Chiara trovava questa prova molto dura, nonostante non le piacesse l’idea di dirlo apertamente, soprattutto a Chiara. A uno sguardo esterno questa esperienza poteva sembrare infattibile. Questo sguardo era il mio. Non riuscivo a capacitarmi di come due persone potessero staccare con tanta facilità tutti questi paletti da terra, paletti che rappresentavano la propria casa, i propri amici, la propria famiglia, il proprio Io. Purtroppo adesso non parlerò di come io sia riuscita a sconfiggere le mie debolezze o di come io sia riuscita a compiere questo viaggio. Purtroppo per me era ancora troppo presto, ma non abbastanza da non poter scendere a compromessi. Vedere la volontà di Giorgia e Chiara nel compiere questa sfida mi ha fornito la possibilità di compierla con Elisa, non la miglior persona, ma di certo la mia migliore amica. Ci conosciamo da più di cinque anni e da subito ci siamo legate. Sarà per i nostri caratteri totalmente diversi ma al tempo stesso complementari che siamo riuscite a superare molte difficoltà durante la nostra amicizia. Ho pensato: “O ci ameremo ancora di più, oppure ci odieremo per sempre”. La nostra esperienza è stata più leggera di quella delle altre coppie, ma non per questo infattibile o troppo semplice. Come premesso conosco ormai da anni Elisa, quasi come una sorella, ma non per questo sarebbe stato semplice. Elisa è sicura di sé, impulsiva, romantica e testarda, vivace come un fuoco impetuoso e sempre pronta a fare la scelta sbagliata, come un piccolo diavoletto sulla spalla sinistra. Io totalmente all’estremo opposto, più riflessiva, organizzata, solitaria ed empatica, limpida e pura come l’acqua, sempre pronta a custodire e proteggere chi mi sta intorno, come farebbe un angioletto. Il nostro viaggio era basato proprio su questo, il nostro carattere. Scambiarci caratterialmente poteva sembrare tutto e niente. Non per noi. Non per noi, poiché nonostante la lunga conoscenza abbiamo scoperto reciprocamente lati nascosti di noi stesse che non pensavamo di avere. Nella mente di Elisa ho riscontrato un liberatorio relax incurante del senso del dovere, finora sconosciuto ad Arianna. Arianna non avrebbe mai permesso un’intera settimana non pianificata nei minimi dettagli. Arianna non avrebbe mai affrontato un’intera settimana come una ruota della fortuna da dover girare ad ogni scelta posta sul tragitto. Ho dovuto inoltre interfacciarmi con la dolcezza infinita di Elisa, non apertamente visibile ma lasciata trapelare attraverso il suo inguaribile animo romantico, in continua ricerca del vero amore. Agli occhi dei nostri compagni le nostre persone apparivano entrambe come nella solita routine. È stato solo quando abbiamo iniziato a relazionarci, parlare e pensare l’una come l’altra che allora anche nelle loro teste è comparsa una insolita sensazione, che li vedeva costretti a chiamarci con i nomi invertiti. A sentirsi rispondere in maniera invertita. Questa esperienza portata avanti con l’agenzia viaggi Thyself mi ha fatto aprire gli occhi su nuove prospettive, facendomi capire che per affrontare le situazioni della vita non c’è solo un modo, ma anzi, nella stessa maniera in cui mi sono immedesimata in un’altra persona posso portare quelle nozioni positive all’interno della mia vita, permettendomi una crescita personale. Concludo questa avventura con una maggior consapevolezza di me stessa, augurandomi che un giorno possa essere pronta per sperimentarla a pieno in tutte le sue forme.
22. [ITA]
ormai è passato più di un mese da quando io e Stefano ci siamo scambiati le nostre vite. Tempo per pensare e riflettere su quello che ho provato ne ho avuto molto e penso anche a sufficienza, però di fatto non c’è stato molto su cui riflettere. Non sono molto brava nell’esprimere me stessa, ma farò del mio meglio.Questo scambio, come sappiamo entrambi, non è andato benissimo per diversi motivi, interni ed esterni. Da parte mia le aspettative erano alte, e la voglia di mettersi in gioco e di vedere cosa sarebbe successo anche.All’inizio ero contenta di scambiarmi con lui, perché, conoscendoci già, ero più tranquilla nel lasciargli la mia vita e le mie cose, e inoltre ho pensato che sarebbe stato più facile immedesimarmi. Effettivamente questo passaggio lo è stato, perché, per certi versi, dal punto di vista caratteriale ci assomigliamo molto, ma la parte più difficile è stata abituarsi ai suoi ritmi di vita, molto più lenti dei miei, e scoprire il suo lato interiore, che tiene ben nascosto.Io sono sempre in movimento e occupata a portare avanti i progetti universitari e le mie amicizie, mentre lui si dedica molto alla coppia e si prende molti momenti liberi per se stesso.Partendo un giorno in ritardo, perché entrambi siamo rientrati a Como dalle vacanze di Natale, abbiamo saltato il momento di ambientamento, dando per scontato che non ci servisse. Falso, perché anche se avevamo già una bella conoscenza l’uno dell’altro, il trovarsi catapultati in una vita non nostra, non è semplice. In particolare, ho trovato molto difficoltoso vivere la quotidianità di una coppia che, praticamente, convive e che passa molto tempo insieme.Difficile, ma sicuramente meno di altre persone, perché anche con lei ci conoscevamo già.Lei, Monica, quella ragazza, quell’amica, che inaspettatamente ha avuto un ruolo molto importante in questo scambio, perché, come citato in classe, “Se all’inizio, a giocare a palla eravate solo tu e Stefano, ad un certo punto, la palla è passata nelle sue mani, e voi nonostante abbiate provato a continuare, non siete riusciti a fare molto di più”.Non voglio pronunciarmi molto su di lei, perché tutto quello che bisognava dire è stato detto e tutte le sue motivazioni sono valide e non serve una mia opinione che le commenti, ma, per me, lo scambio è finito nel momento in cui lei si è trovata in difficoltà a vivere la nostra esperienza che doveva essere personale.I giorni successivi a quell’episodio sono stati un tentativo mal riuscito e quasi vissuti male, di quello che doveva essere questa esperienza. Ho continuato a indossare i suoi vestiti, a frequentare le sue conoscenze e vivere nella sua stanza, ma ormai ero fuori dalla sua testa e dal suo essere.Io e Stefano siamo due persone molto allegre a cui piace ridere e scherzare e quegli ultimi giorni, in cui cercavamo di non sforzare troppo la pazienza di Monica, ci siamo ritrovati a parlare col pronome noi, come se vivessimo le stesse cose. Ad esempio, ormai non erano più Sua mamma e Mia mamma, ma era Nostra mamma, quando ci riferivamo sia ad una che all’altra.Uno dei miei timori prima di iniziare questa esperienza riguardava proprio il mio rapporto con lui, ovvero, temevo che sarebbe peggiorato, invece è successo proprio il contrario, anche grazie a questa sorta di gioco che abbiamo iniziato a fare, e vedere le facce delle persone che ci circondavano confuse e quasi stranite è stato ancora più bello.Se mi chiedessero di definire con una parola questa esperienza, penso che sceglierei semplicemente Esperienza, perché non dovendo fare “di tutta l’erba un fascio” non si può dire che sia andata solo bene o solo male, non è andata benissimo, ma neanche malissimo, è semplicemente andata. È stata un cubetto che ha fatto parte della strada che la mia vita sta percorrendo.Mi pento di aver fatto questa esperienza? No.Sarebbe potuta andare meglio? Decisamente.La rifarei? Al momento non penso, ma alla fine non so cosa mi riserverà il futuro. Lo scoprirò.Potevo evitare di scrivere queste domande e dare anche delle risposte? Si, ma sono una persona molto sincera e sentivo che andava fatto.Grazie Agente per questo cubetto della mia strada e per il supporto che ci ha offerto.
Un grande abbraccio.
Ilaria
23. [ITA]
Ed eccomi qua, a scrivere di un’esperienza vissuta a gennaio esattamente dall’8 fino al 14, non è neanche stata una settimana intera ma bensì 5 giorni quasi 6. Ciò che è successo è stato uno scambio di vita tra me ed Ilaria, o almeno possiamo dirci di averci provato. Il progetto consisteva nello scambiarsi la vita, abitudini, oggetti, persone, affetti, genitori, vestiti.
“Non è un progetto in cui ti puntano la pistola alla tempia e ti obbligano a fare qualcosa, è del tutto facoltativo, se vuoi farlo fallo, se non vuoi farlo va bene lo stesso. Nessuno è tenuto a vivere l’esperienza in prima persona, puoi anche vedere come lo scambio si sviluppa nel corpo e nelle menti degli altri.”
Io e Ilaria abbiamo stilato una lista in cui abbiamo scritto le nostre cose importanti o le prime cose che ci venivano in mente, tutto questo per cercare di far capire cosa fare nel momento in cui eravamo scambiati.
“Come mi faccio la doccia? Cosa faccio prima e cosa faccio dopo?”
Queste le parole che mi risuonano in questo momento ripensando a quelle schede.Quindi, com’è andato questo scambio? Mi chiedo, mi chiedono e non so cosa rispondere se non cose negative, purtroppo sono i primi pensieri che ho, non posso farci nulla. Ci sono anche stati piccoli momenti che mi sono piaciuti ma solo perché fanno parte di Stefano.L’inizio dello scambio è stato traumatico, mi sono completamente rasato, togliendomi pure i baffi (non lo facevo da anni) e tutto questo per potermi calare nella parte, così da veder Stefano il meno possibile negli specchi della stanza di Ilaria. Ero pronto ad abbandonare la mia vita e darla in mano a un'altra persona. Il resto del 1° e 2° giorno ho iniziato a vegetare come facevo durante il periodo di depressione più grande della mia vita; cioè rinchiudendomi in stanza e sapendo che nessuno sarebbe venuto a trovarmi, abbandonato a me stesso. In questo stato non riuscivo più a ragionare lucidamente, era come trovarsi in un tornado ma senza far volare nessun palazzo o casa, ma piuttosto sbattendo contro ognuna di loro. Con la mente annebbiata cercavo di far passare il tempo, anche perché non sapevo che altro fare. Il 3° giorno è stato già migliore, finalmente dovevo prepararmi per andare in università e come tutti i miei compagni hanno vissuto o raccontato quello è uno dei momenti più forti dove tutti si rendono conto dello scambio, ma per me è stato il contrario; è stato uno dei momenti più belli della settimana, ho dovuto prepararmi per uscire, scegliere i vestiti, ero più spinto a calarmi davvero nei panni di qualcuno. Un altro elemento che mi ha fatto molto sorridere è stata la reazione di alcuni compagni di classe la prima volta che mi hanno visto da lontano, con faccia molto confusa ma che cambiava sempre di più mentre si avvicinavano. Finalmente sentivo che qualcuno mi trattava (o almeno ci provava) come Ilaria, finalmente sentivo di starmi abituando allo scambio…
“ma ahahah col caspita che te la chilli bro. Indovina un po’? Tra pochi giorni c’è il compleanno della ragazza di Stefano, ma è la mia ragazza? O la Sua? Che devo fare? Fare il regalo pensato e mirato come farebbe Stefano o sbattermene come farebbe Ilaria? Non ce la faccio, non posso lasciare tutto il mio mondo in mano a qualcun altro anche perché vedo ogni giorno la mia ragazza con qualcun altro senza poterle parlare come vorrei, senza poterla abbracciare come vorrei. Farò io il regalo da Ilaria come se fossi Stefano.”
Questi sono i pensieri intrusivi che mi entravano in testa e che sono tornati adesso che sto scrivendo.Ed è arrivato il 4° giorno, forse il più pesante in assoluto; tutto iniziò con la lezione che ha fatto partire lo scambio quindi ho provato a tirare fuori quello che avevo dentro e ho ascoltato anche le esperienze degli altri, la situazione iniziava a diventare pesante ma cercavo di vivermela leggera. Mi volevo buttare da un palazzo ma avrei preferito volare piuttosto che spiaccicarmi al suolo. Il resto della giornata consisteva in due ore di lezione e poi io e altre compagne di corso dovevamo lavorare in gruppo per la realizzazione di un vestito, nel gruppo c’era anche Ilaria/Stefano che partecipava e io pensavo che forse sarebbe dovuta stare dietro a Monica e ciò mi destabilizzava sempre di più. Quando finalmente arriva il momento della festa la tragedia iniziò a farsi sempre più palese; Monica era su tutte le furie (giustamente) sia con me che con Ilaria perché eravamo arrivati in ritardo, il resto degli invitati erano completamente destabilizzati dal vederci insieme, vedevano due persone che cercavano di essere qualcun altro ma senza riuscirci. La festa finì con un momento prezioso in cui io e Ilaria ci siamo parlati seriamente ma come noi stessi, e finalmente mi ha fatto capire meglio com’era la sua vita, io ho provato a descriverle la mia ma ho sbagliato, il quel momento le ho detto solo le cose che non mi piacevano della mia vita omettendo tutte le cose belle. Il 5° giorno c’è stato un momento di riconciliazione con Monica, lei aveva bisogno di Stefano e io di lei. Da quel momento abbiamo capito entrambi la fatica che stavamo facendo durante la settimana, non vedevamo l’ora della fine dello scambio. Il 6° giorno per fortuna la mia giornata si è svolta interamente a lezione, ciò mi ha aiutato perché non ho avuto il tempo per fare niente e rinchiudermi nei miei pensieri, bensì il pensiero fisso era quello che la giornata arrivasse verso la fine. Io, la mia ragazza e un gruppo di compagni saremmo partiti per Parigi, quale momento migliore per finire quest’esperienza e tornare ad essere sé stessi.Finalmente lo scambio è finito e posso tornare sulla mia strada, tirando le somme posso dire che è un’esperienza che potrei rifare, magari la prossima andrà meglio adesso che so com’è. In generale è stata una strage emotiva e fisica, è stata difficile, ma mi ha anche fatto capire molte cose della mia vita vedendole dall’esterno. Mi ha dato la possibilità di vedermi con altri occhi e altri costumi, mi ha fatto capire quanto può essere diversa la vita di un'altra persona.
24. [ITA]
Stefano durante l’intervista dice di essere riservato in più o meno tutto quello che presenta agli altri, e fa trasparire poco di quello che è perché a nessuno spesso interessa. Io Stefano non l’ho mai visto così. Ilaria d’altro canto afferma di essere una persona espansiva, indipendente. Non credo di aver visto Ilaria dire una cosa così di sé stessa, almeno dal mio punto di vista. Dopo che Monica si è vista negare il supporto morboso e l’aiuto costante da parte di Stefano, probabilmente in lei si è scatenata una reazione di mancanza totale di sicurezza. Il suo comportamento non lo definirei proprio “tossico” ma comunque dannoso, quasi furioso, privo di regole, tempesta pura. Ad intensificare le cose si è aggiunto il fatto che tutti e tre si vedono ogni giorno. De Leva mi ha chiesto se vedere lo scambio dal punto di vista esterno avesse mandato in crisi per la percezione del mio scambio, ma non potevo assolutamente rispondere sì. Sono cose troppo diverse, al cui centro c’è proprio il fatto che loro sono stati vicinissimi, mentre io ero letteralmente in un’altra terra. Monica è una persona fin troppo obiettiva e razionale, impegnata, sempre. Non avrebbe potuto capire fino in fondo la questione, per il tipo di persona che è. È una cosa che non fa parte della sua sfera, punto. Non ci sono mezzi termini o aperture mentali a penetrazioni ad un’esperienza del genere, che non è né scientifica né mistica. La presunta vaghezza che l’esperimento presenta manda in crisi una persona che è o da un lato o dall’altro. Si rivede il contrasto, nel mio punto di vista, con le affermazioni dette all’inizio da Stefano e Ilaria. Il primo dice di essere tornato ad un periodo in cui c’era più oscurità che luce nella sua vita, in cui la chiusura in casa e il temporeggiare facendo varie cose sembrava la miglior soluzione. La cosa non mi fa pensare che sia coerente con quello che ho visto in Ilaria durante lo scambio, che d’altro canto affermava di aver passato una quotidianità più leggera a Stefano, mentre lei è entrata in una settimana fatta di sfide piuttosto pesanti e impegnative dal punto di vista umano.
-
No one dies from love. Non so se cominciare il discorso con la frase "a differenza della storia del cambiamento descritta nel report della mia esperienza di "viaggio", della quale ho scritto di voler sapere tutto, la mia esperienza da esterno ha prodotto l'effetto opposto". Non saprei davvero, perché probabilmente descriverebbe solo il mio punto di vista di quei 7 giorni, dei quali (tra l'altro) io ne ho vissuti solo 5. Guardarli da lontano, un viaggio, mille scoperte e una sessione d'esami dopo, non è lo stesso. Devo ammettere che ancora adesso penso al fatto che probabilmente il mio "no" di risposta a De Leva, ora può essersi evoluto in qualcos'altro. Mi ha chiesto "osservare lo scambio tra Ilaria e Stefano ha influenzato in qualche modo la percezione che hai del tuo? Tra Ludovico e te?". La risposta non si evolve in un sì, come già spiegato nei brevi sprazzi di scritto, colti sul momento durante l'intervista tra i due viaggiatori. Ci sono tuttavia delle cose che mi piacerebbe aggiungere. Durante la festa di compleanno di Giorgia, Ludo mi ha di nuovo dimostrato di essere un sensibile (cito dagli audio d'istruzione) facendomi rendere conto di essere il motivo per il quale tutti ci trovavamo lì. Sono rimasto sbigottito. Sul momento ho solo realizzato la cosa in maniera comica, mettendomi le mani in testa e ridendo come uno scemo; ma come sempre va per me, sto vedendo che sedermi con me stesso a scrivere produce di più di quanto parole spontanee possano fare. Cupido è sullo sfondo del report per questo. È la prima volta che mi sento felice per aver fatto da Cupido a qualcuno. Magari la cosa non durerà, magari ho avvicinato due persone che si sono finalmente trovate. In ogni caso, No one dies from love, che come i brani che tenevo in mente per scrivere il primo report, mi sta aiutando a buttare fuori qualcosa di cui sono soddisfatto. Detto questo, forse, il trio del Satyricon, Stefano, Ilaria e Monica, sono stati i primi a morire per amore. Guess they'll be the first. Come detto, c'è un'opposizione tra quella che è stata la mia esperienza e quella vista da esterno tra Stefano e Ilaria, soprattutto per la presenza di Monica. Qui vado in crisi più totale. Non so davvero se farmi carico di un'analisi logica della situazione vista, oppure ironizzare. Allora. C'è un'altra affermazione fatta da De Leva, che sono grato non sia stata ascoltata da tutte le persone della classe, esclusi io, i due viaggiatori e il prof. "Secondo me la figura decisiva in questa situazione è un'altra". Facendo due più due avevo già intuito che si parlasse di me, ma il discorso inizialmente stava virando su Monica, e stavo provando sentimenti contrastanti al riguardo. Ero indeciso se "prendermi carico" di essere una sorta di mediatore, che poteva estrapolare qualcosa di buono di fronte alla tempesta perfetta che gli stava accadendo di fronte; oppure continuare per la mia strada. Chiarisco ciò che ho appena detto. Era un momento particolarmente bello per me. Avevo ritrovato parti di me, perse, nel corpo do un'altra persona, scoperto lati di me che fino a quel momento erano solo uno spiraglio di luce proveniente da una porta che lasciavo socchiusa, perché il buio mi dava conforto. Potevo godermeli noncurante della percezione che gli altri avrebbero avuto di me, ma per davvero stavolta, senza il piccolo sguardo che avevo sempre buttato ai visi di chi mi stava intorno per vedere quale fosse la loro espressione. Una leggerezza impegnata che era stata difficile da ottenere nel tempo, e che si opponeva all'impegno emotivo che la prospettiva di entrare nella stessa esperienza di Stefano e Ilaria mi proponeva. Era una cosa che avevo sempre fatto, entrare in situazioni che allargassero la mia esperienza emotiva, e che mi avrebbero regalato pianti, ma anche nuove fondamenta per la mia personalità. Non avevo paura, era una cosa con la quale avevo esperienza; ma non ci sono entrato. Ho pensato al mio benessere, e non a quello di qualcun altro, per primo. Pff, ovvio, qualcuno dirà. Non per me. Non sono sicuro di aver ben imparato, nella vita, come debba apparire il benessere di sé stessi, quindi non so nemmeno cosa si provi ad avercelo quotidianamente. Ho solo esempi qua e là, che ogni tanto seguo con incertezza sperando che il risultato sia simile a quello di altri. Quelle poche volte in cui sentivo di star scegliendo me stesso, mi apparivano come azioni eroiche, fatte dopo aver toccato il fondo. Niente di più lontano dal sano. Perciò, vedere quanto impacciati, imbarazzati, impietriti, ingessati, indecisi, in generale persi fossero i tre, era inspiegabile. Preciso ulteriormente a chi mi sto riferendo. Stefano, teoricamente, trovandosi nei panni di Ilaria avrebbe dovuto trovarsi i piedi in acque più tiepide e tranquille; Ilaria è indipendente (nonostante io abbia detto che non gliel'ho mai sentito dire, posso confermare che il 90% delle volte sostiene sfide tutta da sola, con successo soprattutto, anche complicandosi la vita a volte), ma a differenza di Stefano non è impegnata in un rapporto con una persona. D'altra parte, è alla scoperta di se stessa, e la mia percezione la vede spesso come una ragazza che sta facendo i primi passi fuori da una campana di vetro, la cui trasgressione è ancora in corso di sviluppo proprio perché sta solo ora ricevendo i primi colpi dal mondo reale. Molto (troppo) accomodante, la cui risposta chiara non è mai lì. Stefano? Stefano è fin troppo bravo, capace di stare al livello di tutti ma di mantenere sempre il suo. Non riesco quasi a vederlo come un 27enne. In teoria, come dichiarato, la quotidianità più pesante tra le due è quella di Stefano, che si trova non solo a gestire il rapporto che ha con Monica, la sua ragazza, ma anche gli studi e gli esami da recuperare (almeno durante il periodo di scambio). Eppure mi sembra che, in qualche modo, entrambi abbiano ricevuto il colpo di frusta appena saliti sulla giostra. Divertente è il fatto che in generale l'esperienza è stata comica. Per le persone in residenza. Io e Monica la vedevamo sotto un'altra lente. Divertente, in modo crudele. Per i personaggi che non vengono presi sul serio quando in realtà lo sono. C'era una parte di me che continuava a chiedersi come le cose avessero fatto a prendere un twist così dark, con me che in una sera mi sono visto rovesciare Coca-Cola a cena come un bambino (che io stesso, da bambino, avrei odiato) e Monica che piange in reception alle 4 del mattino, la sera del suo compleanno. Lei, Monica, che non riusciva a capacitarsi del fatto che quello che aveva sempre conosciuto come Stefano, in quel momento era Ilaria, e non le sarebbe dovuto importare più di tanto se Ilaria fosse andata a letto, prima di concludere la serata; dopotutto, spettava a Stefano farlo. In effetti, nemmeno io capisco perché entrambi se ne siano andati, con così tanta naturalezza poi. Non intendo giudicare, piuttosto chiedermi il perché. O saperlo. Ma probabilmente non mi riguarda. Ecco, forse la chiave del discorso è racchiusa qui. Non voglio dire che l'affermazione di De Leva mi ha messo della pressione sulle spalle, ma in ogni caso mi ha fatto riflettere sul da farsi, il mio da farsi. È difficile ammettere che ho scelto di passare sopra a quello che ho visto, perché mi sembra una cosa davvero cattiva da dire. Ignorare. Una parola che mi ha aiutato a farmi scivolare tante cose addosso, tra le quali ne troviamo anche di belle in un mare di brutte. Non l'ho mai detta ad alta voce però. Anche normalmente, in una giornata tipo, io non faccio parte della sfera Stefano+Monica, se non delle chiacchierate che facciamo di solito, i pasti o i momenti in cui lavoriamo insieme. Non so molto sulla loro relazione, come non so molto di quello che Ilaria fa ogni giorno, a parte informazioni sulle quali mi aggiorna quando siamo insieme. Essere consapevole del momento in cui aprire bocca e quando non farlo è un'abilità che per me è come una chimera: quando pensi di sapere a cosa stai andando incontro, la forma e la situazione sono diverse, ed adattarsi al momento spesso prevede quasi 0 margine d'errore. Sono ben lontano, da quello che il mio cervello sa, da essere padrone di quest'abilità. Sono però felice che, durante lo scambio, io non sia ricaduto in errori fatti in passato, e che abbia saputo gestire me stesso. Se devo, però, rispondere alla domanda iniziale, potrei dire che uno dei contributi/influenze ricevuti in quanto esterno allo scambio, sia stata questa consapevolezza. È per questo che la mia voce non è così presente nello scambio, se non qui, nel report. Non voglio dire di essermi sentito costretto a scrivere ciò che ho appena scritto, perché volevo dare voce ad un pensiero intrusivo che secondo me ha più valore di un altro pensiero, che magari merita invece di restare al suo posto.
25. [ITA]
Scambiarsi la vita_Pregassona, 15.VI.2023
scavare è la risposta che mi sono data. Ammetto che inizialmente, quando Ludovico mi disse che avrebbe partecipato ad uno scambio di vita per una settimana, e che al suo posto sarebbe venuta a lavorare con noi ai laboratori creativi per bambini Alexa, una sua compagna di accademia, la mia mente si è precipitata a giudicare l’insolita esperienza come qualcosa di talmente stravagante da risultarmi quasi eccessiva, esagerata. Esageratamente invasiva, esageratamente intrusiva, esageratamente complicata e utopica. E un po’ c’avevo azzeccato. Ma l’esagerazione, dal latino ex-agger, ovvero fuori dall’argine, e quindi quella forzatura a spingersi oltre i propri limiti era forse il segreto del progetto. Difficile immaginare un esperimento più immersivo ed efficace capace di far allontanare le persone dalla propria zona di comfort. Ciò che però ancora non avevo capito era il fatto che non si trattasse di un semplice gioco generato dalla curiosità dei suoi partecipanti, ma piuttosto di un viaggio abbastanza impegnativo verso la profondità di sé stessi, e non solo. Comunque ho accettato divertita e incuriosita la proposta di Ludovico. Nonostante io avessi già cominciato a frequentare l’accademia da qualche tempo, non avevo ancora registrato il volto di Alexa. Quando ci ha raggiunti al parco per il laboratorio era già diventata il nuovo Ludo, e noi l’abbiamo accolta come tale. I vestiti li conoscevamo, la disposizione all’ascolto anche somigliava molto alla sua, ma l’accento dell’Alto Adige, così insolito alle mie orecchie, mi impediva di ignorare completamente la sua vera identità. Quale peso una lingua può avere sulla nostra identità? Sicuramente meno di quello della nostra provenienza e più in generale della nostra cultura, credo. E quanto incide la cultura sull’identità di ciascuno? E l’identità sulla vita? Dove sta il limite? Stavo assistendo ad uno scambio di cosa esattamente? Ancora con una certa dose di scetticismo, mi chiedevo se lo scambio di outfit, casa, frequentazioni, impegni e abitudini non equivalesse forse a dare una mano di pittura diversa ad un palazzo già ben strutturato, abitato e saldamente ancorato al terreno. Ma il nuovo Ludo si impegnava, e come da copione dopo il lavoro ci si bevve una birretta, scherzando sul suo programma d’incontri con i suoi nuovi vecchi amici. Tutto assurdo e simpatico dal fuori. Ma dal dentro ho poi capito, leggendo le testimonianze dei partecipanti e ascoltando i loro racconti, che era molto di più: un atto di umiltà totale di due persone che avevano deciso di mettersi in gioco fino al punto di annullarsi per una settimana e immedesimarsi completamente l’uno nell’altra per acquisire una nuova consapevolezza verso sé stessi e gli altri, e una maggiore sensibilità, utile poi anche nella propria attività artistica. In un’epoca in cui la superficialità e l’ottusa polarizzazione delle opinioni prevalgono con prepotenza, l’immedesimazione più totale nell’altro permette di stimolare la comprensione degli altri, che in un mondo perfetto dovrebbe stare alla base della comunicazione e del modo di agire di ciascuno. Questo non significa che si debbano condividere le scelte altrui, piuttosto si dovrebbe riuscire a capire le regioni che stanno alla base di queste. Ovviamente credo che sia molto difficile riuscire ad aderire completamente all’esperimento dello scambio di vita. Una persona ci mette una vita per farsi delle opinioni, formarsi la propria identità, i suoi ritmi, i suoi riti, i suoi oggetti e le sue persone, che allontanarsene per una settimana può essere vissuto come una deprivazione, al limite dell’accettabile. Ricordo infatti un dettaglio legato al secondo scambio di vita di Ludovico, con Matteo, quando questi mi si presentò (questa volta a sorpresa) con indosso i capi dai colori neutri di Ludo, ma sfoggiando, visto il suo piede più piccolo, delle scarpe completamente ricoperte da glitter rosa che lui stesso si era creato; sembravano un po’ come una piccola ancora legata ancora alla sua vera identità. Anche se alla fine forse non ne aveva così bisogno, perché lui come Alexa sprigionavano già un loro unico colore, indipendentemente dai panni che indossavano. Quella loro essenza originale che comprendeva anche la loro voce, il loro aspetto, la loro psiche e il carattere, e che rappresentava una fetta fondamentale di sé agli occhi esterni restava più o meno la stessa anche durante l’esperimento. E questo è preziosissimo. Ma quando oggi li incrocio nei corridoi, so che anche se a me risultano sempre gli stessi, dopo questo viaggio metaforico si sono arricchiti di una nuova consapevolezza e apertura mentale. Quindi alla domanda sorta in me spontaneamente sul senso di quest’esperienza, la risposta che senza dubbio mi do è scavare: in sé stessi grazie al confronto, e insieme negli altri, in tutti.
26. [ITA]
Scambiarsi la vita_Milano, 20.VI.2023
Se aspetto ancora un po', non troverò mai il momento perfetto per iniziare.Cosa posso dirti? Come è stata l'esperienza?…Ho accettato lo scambio in modo impulsivo, in un momento della mia vita in cui ne avevo bisogno, anche se forse non me ne rendevo conto.Ne avevamo parlato a lungo, sapevo che facevi questa “cosa”, e da subito la trovai estremamente interessante. Ma ancora lontana e poco realisticamente plausibile da fare in prima persona.Oggi reduce da questo viaggio, sono estremamente entusiasta e mi considero orgogliosa di avere un approccio alla vita che mi abbia spinto a sperimentare anche questa pratica.È stato per me straordinario e incredibile. Principalmente è stato, ed è ancora (siamo a due settimane dal mio ritorno), un potente antidepressivo.Osservando la mia realtà da quest’altro punto di vista, quest’ altra vita, ho appreso lucidamente che ho vissuto intrappolata in un mulinello infinito di dubbi, preoccupazioni e paure. Logorante.Forse sono stata depressa… una depressione che derivava dal non sentirmi mai in pace con me stessa per non riuscire ancora a capire il mio posto nel mondo.Un mondo così frenetico che facilmente e velocemente mi offre tante opportunità, creando però in me un sovraccarico di input fra cui mi risultava molto difficile selezionare, scegliere e iniziare a concretizzare per poi eventualmente prendere Pace.Questa continua azione di rimessa in gioco, con il gli anni è però passata dall’essere entusiasmante e appagante al diventare stancante demotivante e a momenti deprimente.Inoltre, l’ipnotico mondo virtuale di cui faccio sempre più parte, mi portava ad un continuo confronto con ideali di super vite, sempre produttive, perfette e ricche di qualsiasi tipo di consiglio e regola.Media che producono ulteriori “extra realtà” potenziamenti di vite e fittizie narrazione, che hanno il potere di farti sentire tanto coinvolto quanto isolato, vittima costante del dover essere il narratore esterno della propria condizione immaginata, vivendo costantemente con la speranza di non venirne risucchiati.Ok. Proverò a sintetizzare la mia esperienza con l’augurio che le mie parole possano trasmettere l'importanza di quello che ho vissuto e di come questa pratica abbia influenzato positivamente la mia vita.Ho avuto l'opportunità di scambiare la mia vita con Alessia, una giovane ex reginetta di bellezza di soli 22 anni, 12 meno di me.Con tanti sogni e solidi valori. Un’età in cui ancora tutto da fare e da decidere.Genitori sposati, un fratello e una graziosa casa con giardino nella periferia di Milano.Una vita strutturata e incentrata sulla famiglia, quella famiglia salda unita e presente nelle scelte più ordinarie e in quelle più difficile e radicali, dove il supporto diventa roccia salda di sicurezza e amor proprio. Ma con altrettante aspettative che rischiano di trasformarsi in macigni.Questa realtà famigliare decisamente lontana dalla mia, da subito mi apparve quasi perfetta, fino a scatenare in me una sensazione di irritabilità e irrequietezza che all’inizio ho potuto gestire solo calandomi subito nel personaggio di Alessia, ma con il passare dei giorni ho visto queste sensazioni attenuarsi e trasformarsi in nostalgia e tenerezza anche per me, Veronica.La sua famiglia con sorprendente razionalità e dedizione ha fatto parte di questo gioco di ruolo in modo impeccabile.La presenza di questo supporto familiare la calma generale tipica dei paesini, scandiva le giornate con lentezza e le mie incessanti attività celebrali erano quasi sparite.Anche la mia fastidiosissima insonnia svanita nel nulla, come se non fosse mai esistita...Credo fermamente che nulla accade per caso, scambiare la mia vita con quella di una persona come lei, è stato terapeutico, perché contro ogni aspettativa mi sono ritrovata ad affrontare due temi molto importanti della mia vita, la famiglia e la costante irrequietezza di dover evadere ed essere sempre in posti diversi circondata da persone diverse e ricche di stimoli sempre nuovi.A Lazzate, dov’è si trova la sua casa e la sua famiglia, la lentezza, il silenzio e la calma la fanno da padrone assoluto e anche solo per vedere gli amici, devi organizzarti una settimana prima e se poi quel giorno hai un imprevisto, le prossime interazioni amichevoli le fai la settimana successiva, quasi…Poche vie d’evasione, l’evasione di cui pensavo non poter fare a meno…La lezione, quindi, in questa pratica che da mentale diventa anche fisica e quindi totalizzante, avveniva mentre mi muovevo nei suoi panni e nei suoi spazi, cercando di vivere come immagino vivesse lei, involontariamente, indagavo le mie sensazioni e percezioni, capendo da dove venivano e cosa raccontavano.Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato avere una famiglia presente, vicina e strutturata. In che modo avrebbe eventualmente fatto la differenza nel mio destino.E ho realizzato nella pratica che spesso mi lamento, persuasa che la mia realtà sia l’unica, ma che poi in “realtà”, la realtà è solo una questione di percezione. Devi imparare a guardare le cose nel modo giusto, perché il contesto cambia a seconda di come la tua mente si modella.E quindi al posto di fuggirne e cercare sempre altrove l’unica vera via percorribile è quella di impegnarmi ogni giorno nel plasmare quello che percepisco e vivo, nel modo che più possa rendermi felice, molto semplicemente. Pensiero, decisione e azione.Essendo stata immersa in una realtà così diversa dalla mia, sono dovuta diventare parte di essa per affrontare la sfida senza rinunciare. Perché anche nelle situazioni apparentemente armoniose e strutturate, ci sono dinamiche infelici che l'essere umano si crea, e poi si aggrappa a una percezione della propria realtà spesso negativa, temendo di perdere sé stesso se dovesse esserne sradicato.Già solo dopo il quarto giorno, in cui dormivo nel suo letto, mangiavo il suo cibo e assistevo alle sue dinamiche familiari, ho iniziato a pensare sempre di più a me stessa con affetto. Sentivo la necessità di non abbandonare nemmeno le parti che consideravo negative della mia realtà ordinaria, quelle che di solito volevo lasciarmi alle spalle. E credo che questo abbia generato in modo molto spontaneo il mio elisir antidepressivo, perché la depressione è ciò su cui la mente si concentra, dicendo: "Ok, se la mia realtà è così, se mi mancano queste cose, allora sono triste e assuefatto da questo sentimento”.Improvvisamente iniziavo a percepire me stessa da una prospettiva completamente nuova. Apprezzavo e amavo tutto ciò che avevo o non avevo costruito nella mia vita fin ora, frutto di libertà e scelte, giuste o sbagliate, che avevano plasmato il mio cammino e la mia personalità, che ora mi era diventata improvvisamente cara.Vedevo questa depressione da lontano, non mi persuadeva. Ora la percepivo come un componente, avevo capito che se sceglievo di accettarla poteva arricchire la mia sensibilità senza rendermi vittima inerme.Mi mancava persino la tristezza!Quando raggiungi questo livello di comprensione, ti rendi conto che tutto è relativo. La mancanza di tristezza. Questa tristezza che solitamente mi provocava la depressione, l’avevo “riconcepita” o capita e incredibilmente mi portava ad amarmi di più, forse è quel famoso amore di cui tutti parlano. Amati e tutto il resto seguirà, ed è vero!Adesso mi sento più centrata e sicura di me stessa, e non mi dispiacerebbe affrontare questa esperienza altre volte. Entrare nella vita di qualcun altro per esplorare la propria. Capire la relatività della propria esistenza, è un'opportunità unica.La forza e l'unicità di questa invenzione è l'aspetto esperienziale e percettivo. È qualcosa di completamente diverso da tutto ciò che ho sperimentato finora.Mi fa riflettere sul fatto che con l’Agenzia si stia creando un nuovo linguaggio, un linguaggio che può guarire in modo diverso da, per esempio, la psicologia o la meditazione.Ci si mette in movimento nello spazio, e quando il corpo si muove e interagisce a livello atomico, nella materia stessa l’intera struttura neurologica inizia cambiare, trasformando il nostro comportamento e quindi la nostra accettazione delle cose.E forse questa può essere una via verso la felicità.Questo è ciò che ho da dire fino ad oggi, e sono entusiasta di continuare a esplorare questa nuova prospettiva.
27. [ITA]
Scambiarsi la vita_Lazzate, 30.V.2023
(un’emozione nuova mi pervade, non pensavo che sarei mai riuscita ad emozionarmi così
Spero troverai tu un senso alla mia vita.
Questa frase mi è arrivata dritta al cuore.
Avevo appena finito di leggere la lettera, e mi sentivo in empatia con Veronica come con nessuno prima, cercavo questo contatto, questa sensazione.
Sentivo dentro di me la voglia di impegnarmi per essere Veronica, il meglio di Veronica, come se potesse essere il suo nuovo inizio
Ho indossato gli occhiali da sole, ho sbloccato il cellulare e mi sono sentita subito Veronica.
Nelle ore successive però, le abitudini modificate, modificavano anche l’anima, ed è lì che è iniziato l’esercizio, e il conflitto.
Quotidianità che scorre.
Questa vita mi sembra così preziosa, voglio prendermene cura più della mia stessa.
Sua mamma mi vede e mi abbraccia.
Eppure io ora non sono nessuno, mi sento un corpo senza anima, qualcuno che non esiste
Sono Veronica che stende i panni, mi ripeto
Con la mamma ci tenevo, non sapevo cosa volevo fare, cosa dire, come sarebbe andata, ma in una qualche modo volevo che questa cosa fosse positiva per Veronica, ci tenevo fosse un nuovo inizio di relazione, un nuovo senso
C’è silenzio, ma non sono ancora pronta per ascoltarlo
Anche troppo, il cuore ha avuto paura
Cambia la dimensione del tempo.
Ogni istante di tempo è importante
Mi sento irrequieta, perdere tempo, avere tempo, mi da tempo per pensare…
Nella mia solita vita non penso così tanto, tutto scorre in modo fluido e anche un po’abitudinario, ma qui ogni istante puoi ridisegnarlo, non c’è nulla di preimpostato nel tempo
ore 23.15
Chi sono?
Mi sono trovata costretta a pensare ma anche a sentire chi sono.
Solo quando non c’ero più ho preso coscienza della mia anima
Chi sono, mi è arrivato in faccia come uno schiaffo.
Ore 23.36
Quanto è difficile abbandonare se stessi
Quanto è difficile in una conversazione non parlare del sé.
Quanto il nostro ego è al centro di tutto
Quanto le persone hanno bisogno di sapere chi siamo per comunicare
Io sono molto di più dei miei accessori e dei miei vestiti… annientare i miei valori e il mio modo di pensare è difficile
Qual è la vera felicità di Veronica?
Di cosa Veronica ha bisogno?
31 maggio
Mi trucco e voglio comunque sentirmi bella.
Sento ancora la prigione e i bisogni del mio corpo
Insicuro di essere quello di Veronica, voleva metterci la faccia solo per Alessia
Quanto il nostro volto è legato a noi, alle nostre azioni.
Sono qualcuno che non esiste
Sento il brivido di essere in questa nuova forma
Mi sembra di essere sotto copertura, di star facendo qualcosa di illegale.
Tra tutte le leggi che si possono infrangere, questa è la più dura.
Le leggi peggiori sono quelle che diamo a noi stessi, su cosa essere, come vivere.
Ci piacciono?
Ne abbiamo bisogno.
Devi abbandonare il controllo, è lì che ti metti in discussione.
Ho cercato di preparare le cose per la palestra come fa Alessia, ho avuto paura di abbandonarmi.
Poi però pensavo a fare bene l’esercizio, a sforzarmi di cambiare le abitudini, per vedere nuove prospettive
Potevo sperimentare una nuova libertà
Dopo l’entusiasmo, ho provato una tristezza e una solitudine che non provavo da tempo, e che forse non conoscevo.
Mi sono trovata con le mie fragilità.
Non sono mai stata attaccata alla vita come in quel momento
Volevo essere accettata dagli altri, avevo paura di fare brutta figura
Ma se gli altri non sanno chi sono, se accettavano lei, possono accettare anche me con parti di lei
E io cosa voglio di lei?
Nei giorni ho imparato a conoscere Veronica, fino ad affezionarmici.
Dopo qualche giorno sentivo essermi appropriata di questa nuova forma
Amavo questa nuova libertà, e avere nuove regole da sperimentare
Cercavo Veronica nei racconti di chi mi stava attorno
Per conoscermi meglio
Siamo chi sentiamo di essere, ma siamo anche quello che gli altri vedono di noi
Cercavo di non pensare come Alessia, non volevo, pensavo di non star facendo bene l’esercizio
Mi sentivo nessuno, né Alessia né Veronica
Mi allontanavo, lasciavo qui il corpo mentre volevo che la mia anima volasse via
Ma al tempo stesso non volevo lasciarla andare… ho paura di non tornare più
Perché io mi piacevo
Mi sono liberata dai bisogni del corpo, non dell’anima
Ieri sera sono stata bene, mi sono sentita a mio agio, rispettavano chi ero, a prescindere da chi io fossi
Mi sono sentita un esperimento, e come ogni esperimento, mi sono aperta senza giudizio a ogni sensazione, a ogni risultato, mi sono concessa la libertà dell’ignoto, senza preoccuparmi che da un’azione ne derivasse per forza qualcosa per la mia vita.
Ho abbandonato l’ego, ho abbandonato la supremazia dell’io.
Pensavo al qui e ora.
Ho riso in questa nuova vita
Non sapevo chi ero, ma stavo bene, priva di anima e corpo, solo istinto e libertà
Alessia non esisteva più
Giovedì 1 giugno
ore 11.51
Ora mi sembra che questa vita mi appartenga sempre un po’ di più, che anima sono diventata?
Oggi, trovato un equilibrio, avendo preso confidenza con il mondo esterno, voglio concentrarmi ad essere lei, e portare qualcosa di bello nella sua vita
A tratti c’è la leggerezza della vita di nessuno
A tratti la responsabilità maggiore della vita di qualcun altro, e questo pensiero voglio sentirlo ancora, ancora più vivo
Ma cos’è la vita?
Cosa fa sì che sia la Sua?
I vestiti sono solo la forma.
Eppure anche della forma sentiamo nostalgia
Ancora cerco i vestiti che stiano bene anche a me, e che piacciono a me
Devo smettere di pensare al corpo di Alessia, e abbandonarmi a Veronica
Mi distacco e mi riavvicino, serve estrema concentrazione per abbandonarsi all’esercizio
Decido di infrangere la regola, guardo le foto per copiare i look
ore 12.13
La cosa più difficile per me è tenere gli occhiali, mi fanno sentire in una bolla, e un po’ mi rattristano
Mi sento offuscata
Forse è giusto così, ma non è ancora il momento
Gli occhiali però mi aiutavano ad entrare nel personaggio, ad avere uno sguardo diverso sul mondo
2 giugno
ore 8.57
Dal suono della sveglia, capisco che sono Veronica
Il suono mi trasmette emozioni che porterò con me tutta la giornata
Mi sveglio e sento che ho degli impegni
Sono immersa in questa vita, tanto che i suoi impegni, i suoi doveri, le sue fatiche, diventano mie
Mi sento una nuova vita addosso
È una continua riflessione, un continuo entrare e uscire dal corpo, dall’essere.
Mi sento in contraddizione
Mi prendo cura di questa nuova vita, voglio essere il meglio di Veronica, ma al tempo stesso non penso agli errori, perché tanto sarebbero attribuiti ad un personaggio fittizio.
Forse è proprio senza questa paura che dovremmo vivere, senza la paura dell’errore e del fallimento
00.05
È un po’ come una sorta di incoscienza
Ho fumato, era da tempo che desideravo rifarlo, ora però che ne avevo la scusa, la libertà di poterlo fare, non era più così intrigante
Non aveva più così senso per me, (il senso era tutto il resto)
Non ne avevo bisogno, sentivo la mia vera vita sempre più vicino.
Quelle che pensavo fossero rinunce, ho capito che sono state scelte, delle quali ora sono ancora più contenta
Per una settimana ho cambiato quelle abitudini che mi definiscono, le mie maschere abitudinarie, per viverne delle altre
Per tutta la settimana ho recitato un nuovo personaggio, ma forse non sono mai stata così libera dalle maschere
3 giugno
ore 9.01
Ieri sera mi sentivo ubriaca, nonostante avessi bevuto solo acqua
La spensieratezza della vita senza aspettative
ore 20.03
Mi sembra che questa vita quasi mi appartenga
Sono cinque giorni che la vivo
Ma la vita, è davvero nostra?
È davvero una proprietà di chi la vive?
4 giugno
Una cosa così banale come lo scottex diventa sorprendentemente importante
La sua assenza mi stabilizzava la vita
ore 11.26, parco porta Venezia
Sento una canzone che mi riporta a me (Ale) e alla mia famiglia, e sono felice
È anche un viaggio nella dimensione della bellezza dei ricordi
Mi sono sentita cullata e protetta dalle chiome della natura, non era mai successo prima
ore 19.55
Sento un’emozione e agitazione ancora nuova, perché non so chi incontrerò questa sera
ho delle alte aspettative, anche se non so su che cosa
spero in un’illuminazione, in qualcosa di positivo che terrò con me tutta la vita
23.54
Sono uscita con un uomo, tutti vedono in questo esperimento dell’erotismo
È la possibilità di pensare a una nuova dimensione, a qualcosa che non appartiene al reale
Questo sentimento di non appartenente al reale, avrà un legame con il futuro virtuale che vivremo?
Sono rigida e a disagio, seppur sono Veronica, sento che questa volta il mio corpo non vuole confondersi, e non vuole essere sedotto
E così provo repulsione e rifiuto per questa vita, ma perché?
Mi sento rigida, impenetrabile, la serata mi ha messo un po’ a disagio
Penso alla mediocrità dei rapporti
Apro le storie di Instagram, e rimango sorpresa dal riflettere che mi interessa vedere le storie solamente delle persone che ho avuto modo di conoscere in questi giorni, il resto non ha così importanza
Perché le stories delle persone ci interessano solo se le conosciamo?
Sarà forse il desiderio di un continuo confronto?
Questo esperimento è una continua provocazione
Provoca noi stessi, i nostri valori, il nostro essere, le nostre abitudini
Vivendo la vita di un’altra persona, ho avuto invece di fronte l’immagine della mia, sempre più vivida.
Le abitudini, le piccole cose, sono diventate enormi, giganti, impossibili da ignorare
Entravo in contatto con tutto ciò che sono, nel momento in cui me ne distaccavo, è lì che ha preso vita la coscienza
La conoscenza di tutto quello che ogni giorno faccio, di come mi muovo, di come vivo.)
sono passate due settimane da quando ho riabbracciato Alessia, per tornare ad essere lei.Tutto è iniziato il 30 giugno 2023, ma a dire il vero l’esperienza è iniziata molto prima dell’essere vissuta, nell’emozione dell’attesa, dell’ignoto, della voglia di mettermi in discussione, per crescere.Ho iniziato a guardarmi dentro il giorno in cui ho iniziato a scrivere la Lista Persona.Cercavo di descrivere ogni cosa il più possibile nel dettaglio, era un gesto di gentilezza, di accoglienza, volevo che la nuova Alessia si potesse sentire bene e confidente con la Vita, come la sento io, ma al tempo stesso un gesto di controllo maniacale sulla vita, come per dover dimostrare a qualcuno la preziosità di essa.Era anche la voglia di condividere tutto, di darle un copione, un libretto d’istruzioni per essere me, per capire quale fosse il confine dell’essere. Ma cosa segna la nostra esistenza, cosa siamo davvero, cosa basta e cosa serve per essere Alessia?Arrivate in stazione, la prima cosa che conobbi di Veronica, fu l’ansia, e la passione per la spremuta d’arancia, per stemperare la tensione.Lei mi definì un angelo.Tutte le emozioni si fecero caotiche, così come le mie parole, che non riuscivo più a pronunciare con la mia solita lucidità e diplomazia.Ci scambiammo le liste persona, i telefoni, le password, i portafogli, la tessera della metro, le chiavi di casa…Ci siamo prese per mano, per unire le anime prima che prendessero nuove e diverse direzioni.Mi diede gli occhiali da sole e subito fui colta da una nuova luce, un filtro dal quale non avevo mai guardato il mondo. Eppure, non avrebbe dovuto essere così nuovo, perché ero Veronica.Entrai subito in questo nuovo assetto mentale, senza nessuna difficoltà.I pensieri iniziarono ad arrivare qualche ora e giorno dopo.L’esercizio è una continua provocazione, fisica e mentale, d’azioni e pensieri. Tutto viene messo in discussione, tutto ti viene sbattuto in faccia con una sincerità incredibile.Sincerità che riesci a sperimentare solo nel momento in cui smetti di preoccuparti di essere la migliore maschera di te. Sincerità che affiora nel momento in cui non sei nessuno, sei un essere fittizio che non deve e dovrà rendere conto a nessuno.Mi sono trovata costretta a pensare, ma anche a sentire chi sono, proprio dal cambiamento delle cose abitudinarie, a cui prima non facevo caso.Le scelte di tutti giorni erano cambiate, e sperimentandone di nuove, venivano messe in discussione.Ho messo in discussione i miei valori, la mia relazione, le mie scelte, il mio corpo, il mio modo di vestirmi, l’idea di futuro, il contesto in cui vivere, la mia idea di libertà, d’ aspirazione.Agente, ti ringrazio per tutte queste provocazioni così sincere, ora ho ancora più consapevolezza delle mie scelte, ma ho anche la visione delle sue.Vivere un’altra vita mi ha dato la possibilità di guardare il mondo con occhi diversi, sotto una prospettiva nuova, per comprendere che ci sono anche tante altre idee belle da vivere.Se durante l’esercizio, mi è estremamente mancata la mia vita, e per alcuni momenti ho detestato essere Veronica, non riuscendo a capire cosa apprezzare di lei, dopo qualche settimana invece questa vita mi è entrata dentro. Sento il suo coraggio, la sua libertà, la sua sicurezza (che a volte va e viene).Sento Veronica che mi dice di non sottovalutarmi, (in modo indiretto, vivendo la sua vita e in modo diretto, dopo averla rivista).Lo scambio di vita mi ha dato una nuova lucidità per affrontare i cambiamenti, e il coraggio di dire a chi mi sta accanto che questa vita, pur amandola, mi sta stretta. Sperimentando ora conosco il compromesso, conosco ancora di più ciò che amo, e ciò che non pensavo di amare mai.Questo esercizio mi ha fatto amare la Vita, in ogni sua forma.La vita che ogni giorno vivo, la mia nuova vita, la vita di chi mi sta intorno.Mi sono presa cura della vita di Veronica con più amore e intensità di quanto non ne abbia mai fatto prima con la mia.Il tempo scorreva in un modo tutto nuovo, e vivevo ogni istante con profondità. Spesso invece viviamo il nostro tempo con superficialità, dandolo per scontato.Ci sono stati giorni in cui il difficile era liberarsi dell’anima, e giorni in cui il corpo mi teneva prigioniera.Giorni in cui il corpo desiderava comunque guardarsi allo specchio e sentirsi bello anche in questa nuova forma. Giorni in cui la tentazione ad abbinare i vestiti secondo il gusto originario predominava.Giorni in cui sembravo Veronica, ma non riuscivo assolutamente ad avere la sua disinvoltura, e i miei valori mi tenevano ancorata al suolo, alla mia vecchia vita.Questo esercizio ha aperto una nuova dimensione dell’erotismo, una tensione che ogni conversazione creava, che ha fatto effetto sulla mia intimità.Lo scambio è un’esperienza fatta di relazioni, coinvolge molti elementi, che per osmosi si trovano costretti a pensare, e a provare emozioni nuove.Genitori che si emozionano, amici che si confidano.È nel momento il cui abbandonavo la mie leggi, abbandonavo il mio controllo, che ho avuto i risultati più sorprendenti. È li che riuscivo ad entrare in contatto con una dimensione nuova, quella di Veronica, o forse di nessuno, ma almeno non era la mia realtà impostata. Potevo sperimentare una nuova libertà. Spesso siamo noi che ci poniamo i nostri limiti, che definiscono quello che siamo, le nostre caratteristiche.Ho abbandonato l’ansia di costruire una vita perfetta, ho abbandonato l’ego, la supremazia dell’IO SONO.Pensavo al qui e ora, ho riso in questa nuova vita. Non sapevo chi fossi, ma stavo bene, priva di anima e corpo, solo istinto e libertà.Vivevo in una sorte d’incoscienza.Per una settimana ho cambiato quelle abitudini che mi definiscono, le mie maschere abitudinarie, per vivere nelle altre. Per tutta la settimana ho recitato un nuovo personaggio, ma forse non sono mai stata così libera dalle maschere.Ogni senso era amplificato. Vista, olfatto, udito, tatto… Mi sono sentita un essere primitivo. Priva di ogni cosa, ho sentito l’affetto della natura. Un una mattina di pioggia mi sono sentita cullata e protetta dalla semplicità delle chiome della natura. Non mi era mai successo prima.Agente, questo esperimento è una continua provocazione, ci mette in discussione.Provocano gli stessi, i nostri valori, il nostro essere, le nostre abitudini.Vivendo la vita di un'altra persona ho avuto invece di fronte l'immagine della mia, sempre più vivida.Le abitudini, le piccole cose, sono diventate enormi, giganti, impossibili da ignorare.Entravo in contatto con tutto ciò che sono, nel momento in cui me ne distaccavo, è lì che ha preso vita la coscienza. La conoscenza di tutto quello che ogni giorno faccio, di come mi muovo, di come vivo.E più prendevo coscienza, più entravo in conflitto, perché pensavo di non riuscire a fare bene l’esercizio.Ma forse è da questo estremo conflitto che nasce la riflessione.Non so se sono all’altezza di questa profondità, e se sono riuscita a cogliere tutte le riflessioni che lo scambio offre, ma sono sicura che sarà una riflessione lunga tutta una vita.
28. [ITA]
Settimana dei 9 giorni_Parma, 23.VI.2023
DIARIO DI UNA NOVEANA
PRIMO GIORNO - Mi sono svegliato alle 10.00 e dopo colazione mi sono messo a studiare, sto preparando l’esame di Marketing. La giornata trascorre tranquillamente e mi preparo per la notte, anche se prevedo difficoltà ad addormentarmi alle 22.00 e preferisco non pensare alla sveglia delle 04.40.
SECONDO GIORNO - Come avevo previsto ho avuto difficoltà ad addormentarmi e di conseguenza la sveglia è suonata alle 04.40, ma vista la grande fatica, ho temporeggiato mezz’ora nel letto. Dovendomi svegliare ho deciso di fare un po’ di allenamento a corpo libero, come ultimamente sto cercando di fare costantemente. Dopo un bel caffè mi sono rimesso a studiare fino all’ora di pranzo e sono andato da mia mamma a mangiare, non del tutto consapevole del fatto che sarei dovuto andare a letto alle 17.20, spaventato ma anche entusiasta di avere la sveglia alle 23.20.
TERZO GIORNO - Giorno dell’esame di Marketing! Dopo avere avuto grandi difficoltà ad addormentarmi perché non ho ancora le tende a casa e dalle mie tapparelle, nonostante fossero completamente chiuse, filtrava tanta luce. Mi sono svegliato alle 23.20, ma mi sono serviti i 20 minuti canonici di “ripiglio”. Mi sono alzato e nel mentre ho dato la buonanotte a mio fratello che stava andando a letto. Essendo che dovevo andare a Como per l’esame e non volendo arrivare nel cuore della notte svegliando mia nonna e facendole prendere un colpo, ho deciso di partire verso le 3.30/4.00 per arrivare all’alba. Nel mentre mi sono letto il mio libro “Critica portatile al Visual Design” di Riccardo Falcinelli. Partendo a quell’ora il viaggio è stato fantastico!! Viaggiavano solo pochi camion e la tangenziale di Milano era semi deserta, pazzesko!! Sulla Como Laghi, vedendo il sorgere del sole ho deciso di fermarmi all’ultimo Autogrill, prima del casello di uscita, per prendere una brioches alla crema e un cappuccino d’asporto che mi sono poi gustato sul lungolago in compagnia di anatre alle 06.00. Dopo colazione sono andato a casa di mia nonna per farmi vedere safe and sound! Dopo una doccia ripigliante alle ore 10.00 ero fresco, pronto per l’esame, che tra l’altro è andato molto bene!! Un grazie ai miei compagni che mi hanno fatto fare l’esame per primo, cosicché alle 11.00 ero a casa per “cena” e alle 12.00 nanna.
QUARTO GIORNO - Sveglia prevista alle 18.00, ma mi sono dovuto svegliare prima, per le 17.00 perché la Prof. Nelli, mi doveva parlare urgentemente. Dopo questo incontro mi sono visto con un amico per il nostro solito aperitivo al bar Atlantic dell’Esselunga. Avendo fatto più tardi del previsto Mattia ha perso il bus per Lezzeno, e mi sono offerto di portarlo a casa. Ero ignaro del fatto che Lezzeno fosse a 40 minuti da Como, e questo luogo ameno si raggiunge attraverso una sola strada, che chiamarla strada è un complimento, perché franata e piena di buche. Nel tragitto ho goduto però della fantastica vista del lago e Mattia ha avuto la fantastica idea di chiamare la sua ragazza per andare a Bellagio a prendere un gelato tutti insieme. Dopo un ottimo gelato crema/vaniglia e aver riportato a casa i fidanzatini, sono ripartito per l’unica strada sconnessa e per giunta by night, ancora peggio. Arrivato a casa dovevo stare sveglio fino alle 07.40, quindi ho deciso di continuare la ricerca di materiale per l’ultimo esame. Essendomi svegliato anche prima dell’orario stabilito, insieme a qualche messaggio di supporto di amici ancora svegli a quell’ora, sono riuscito a restare sveglio fino alle 04.00 e poco oltre.
QUINTO GIORNO - Sveglia alle 12.00 nonostante sia crollato prima dell’orario. Mi sono alzato accusando il jet-lag di Tokyo. Giornata molto intensa, alle 13.30 appuntamento con mia mamma per andare a vedere case in vendita per un possibile trasferimento a Como. Tornato a casa per le 17.00 ho dovuto lavorare su alcuni disegni che dovevo consegnare in azienda alle 14.30, il giorno seguente. Riconoscendomi una forte instabilità fisica e mentale dovuta alla mancanza di pasti regolari e non canonici (gelato per pranzo alle 21.00!) e dovendo essere presente e presentabile, volevo addormentarmi prima ma non ci sono riuscito arrivando così ad addormentarmi all’orario stabilito dell’01.00
SESTO GIORNO - Sveglia alle 6.30 che invece doveva essere alle 7.20. Sveglia presto per finire i disegni, quindi mattinata molto intensa e puntualissimo alle 14.30 in azienda. Almeno i miei sforzi sono stati riconosciuti. In questa giornata dovrei andare a letto alle 24.00 e svegliarmi domani alle 02.00. Ma, essendo che domani dopo l’esame devo tornare subito a Parma perché si festeggia San Giovanni con la Tortellata e andando a “prendere la rugiada” nei campi di notte. Improponibile quindi andare a letto alle 14.40.
CONSIDERAZIONI
La “Noveana” è stata una bella sfida, mi ha messo duramente alla prova e ho capito diverse cose su come affrontarla al meglio.
-Bisogna avere una settimana libera da impegni e molto più tranquilla di come è stata la mia cercando di non affaticarsi troppo, al contrario di me.
-Bisognerebbe vivere da soli per evitare di disturbare, soprattutto negli orari notturni.
-Tenersi una sveglia giornaliera per ricordarsi di mangiare perché nella mia esperienza non avevo appetito, un po’ per i pasti sballati e per gli orari, soprattutto quelli notturni che non ti permettono di cucinare senza disturbare.
Nel mio caso ho dovuto ritardare gli orari calendarizzati della settimana per poter affrontare l’esame di Marketing.Nonostante le difficoltà di questo esperimento, con le sue complicanze, è stata comunque una sfida che ho affrontato volentieri e che in futuro, se mai avessi una settimana libera da impegni sociali inderogabili, riproverei proprio per riuscire a raggiungere il completamento della "Noveana".
29. [ITA]
Settimana dei 9 giorni_Mendrisio, 23.VI.2023
Immagina, amico mio, un individuo che danza al ritmo di una settimana di nove giorni, mentre il resto del mondo continua ad aggrapparsi al calendario tradizionale di sette.
In questa nuova dimensione temporale, mi sveglio con il respiro di un giorno inedito, dove l'alba si mescola con la luce del tramonto, creando un paesaggio temporale iridescente. Mentre gli altri si affannano per attraversare una settimana ordinaria, mi trovo a sperimentare un senso di dilatazione del tempo. La sensazione di avere più spazio per perseguire i miei interessi più autentici e nutrire le mie passioni si fa strada, donando una gioia ineffabile.
Tuttavia, questa gioia è accompagnata da un senso di estraneità, vivendo fuori sincrono sperimento una disconnessione dagli altri, come se le coordinate temporali mi portassero verso universi paralleli. La solitudine diventa la mia compagna più fedele in questa avventura, poiché le relazioni e le connessioni sociali si incrinano in un intreccio di tempi diversi.
In un contesto sociale dove la maggioranza si attiene al calendario tradizionale, io che vivo seguendo la settimana di nove giorni mi trovo a navigare in acque agitate.
L'accesso ai servizi e alle risorse della società è un ostacolo. I negozi e le istituzioni pubbliche operano seguendo il calendario tradizionale, che risulta un grande problema per me che sono nomade sulla linea del tempo, trovo difficoltà nel soddisfare le necessità quotidiane.
Nonostante queste sfide, abbracciando questa nuova forma di vivere provo un senso di libertà e di autenticità. L'espansione del tempo permette di approfondire le mie passioni e di dedicarmi a interessi che erano rimasti in secondo piano nella settimana tradizionale. Questa ribellione contro il calendario tradizionale mi spinge a riflettere sulla concezione stessa del tempo e sull'organizzazione della società se ipoteticamente ci spingessimo verso modelli alternativi di lavoro e di stili di vita.
In conclusione, vivere secondo una settimana di nove giorni è un'esplorazione audace e rivoluzionaria del tempo e dell'esistenza stessa.
Consiglio questa esperienza a coloro che sono pronti a infrangere le catene del tempo convenzionale, l'avventura può rivelare un nuovo senso di libertà, una danza intima con il fluire del tempo che non conosce confini predefiniti.
30. [ITA]
Settimana dei 9 giorni_Mese, 23.VI.2023
Hai visto hai vissuto nove giorni a settimana sì ho terminato questo esercizio praticamente quasi una settimana fa e nella settimana successiva ho aggiunto riadattarmi subito a vivere normalmente come riprendere la mia quotidianità come stato a fare tutto questo ma i primi giorni sono stati molto caotici ho preso diversi appunti i memo vocali sul telefono per provare a registrare le sensazioni proprio più fresche che provavo e sono stati molto spontanee e magari si concentravano più sul fatto di dover mangiare o fare pranzo o cena o iniziare la propria giornata di notte e far finta che invece fosse pieno pomeriggio per te fisicamente come ti sentivi fisicamente mi sentivo abbastanza stanco perché primo giorno l'ho iniziato che ero in after da una festa e quindi ho fatto una giornata praticamente di 32 ore per poter avere anche la stanchezza necessaria una giornata dura 24 sì inteso che sono stato sveglio dalle 10 di mattina di sabato fino a mezzogiorno di domenica quando sono poi andato a dormire qual è stato il tuo giorno preferito ai miei giorni preferiti sono stati quelli notturni cioè quelli in cui iniziavano alle 10 di sera e stavo sveglio fino alle 10 di mattina tra l'altro quel giorno lì ho anche visto l'arcobaleno bellissimo e ho mandato la foto a tutti perché non mi era mai capitato per un attimo pensato fosse un miracolo una specie di miracolo ma è un arcobaleno aveva un gusto diverso se hai vissuto nove giorni alla settimana era molto più romantico perché sembrava che fosse stato fatto apposta per me in quel momento perché ero l'unica persona sveglia che poteva gustarlo pensi che è stato fatto apposta per te no dai non lo penso davvero ok ci sembra che questo esercizio abbia smosso qualcosa in te oppure ti senti identico a prima inizialmente pensavo che questo esercizio serviva liberarmi completamente di quelle costruzioni schemi mentali che magari nella vita di tutti giorni non faccio più caso perché abituato ormai a conviverci e per poter fare anche i cambiamenti di personalità stravolgere la mia vita poi invece dopo durante questa settimana di nove giorni mi sono sentito completamente perso un certo momento e cosa vuol dire perso vuol dire che non non capivo più l'non capivo più niente non capivo le mie relazioni con le altre persone non capivo che cosa stavo facendo quanto tempo avevo davvero a disposizione per prepararmi per gli esami dato che ho svolto l'esercizio in periodo di sessione e sta cosa l'inizio mi ha destabilizzato tantissimo a proposito della perdita di controllo di significato di tutto che alla fine ho capito che è una cosa che noi abbiamo bisogno di dare alle alle cose per orientarsi nella nella vita di tutti giorni per riuscire ad andare avanti o identificato diciamo tre nuovi esercizi su cui mi piacerebbe lavorare esercizi riguardano la perdita di controllo che sia diciamo nei momenti di ebrezza e secondo me sono tre punti su cui vorrei lavorare e sono progressivamente la perdita di controllo dei pensieri delle parole e delle azioni che questi tre punti che hai trovato siano con degli occhi che ti guardino piuttosto penso che siano degli occhi attraverso in cui io guardo tutte le cose che a volte mi condizionano troppo perché tendo a essere un overthinker e pensare tanto in qualsiasi situazione anche quelle che non lo richiedono per cui il mio esercizio volevo andare a sconvolger tra virgolette eliminare certe barriere di esempio per quanto riguarda il pensiero cercare di lasciare andare libera la mente sia in senso positivo che negativo cioè se eliminando il pensiero facendolo coincidere con la vista e quindi smettendo di esprimere un giudizio sulle cose questo mi fai venire in mente delle tecniche di meditazione a cui dico sentito parlare si infatti nei miei memo vocali che ho realizzato in questi giorni accennavo anche questa cosa e infatti sono stato contento di che sia saltata fuori ma lo sai una volta mentre vivevo la vita di un'altra persona mi sono ritrovato di fronte la mia radice no cercavo di guardarla e ho visto che la radice mi sta guardando i tre occhi con cui mi guardava erano i tre esercizi di trasformare in esercizi per poter continuare a fissarli in che senso è proprio il senso quello che io sto cercando e non lo riesco a trovare ancora ma forse
31. [ITA]
Settimana dei 9 giorni_Seregno, 23.VI.2023
GIORNO 1
Sveglia h 8:00 (come al solito)Lavoretti al computer x preparare esamiPIU' O MENO NELLA NORMAPranzo h 12.30 (con genitori e fratelli)Impegni variTaxista a mio fratelloMerenda in giardino con mia sorellaSERENITA’ TRANQUILLITA’CENA H 18:00 (Molto presto troppo presto!)Da sola :(TRISTEZZAPost cena + TV Sento da solaSonno h 20:00INIZIO A PERCEPIRE L’ANSIETTANon riesco a dormire (leggo un libro x addormentarmi)Sonno interrotto
GIORNO 2
Sveglia 2.40 (di notte!!)Che silenzio aiutoSTANCA E FRASTORNATAEssere SILENZIOSANon fare rumoreChe faticaColazione che sembra lo spuntino di mezzanotte :)Provo a lavorare al computerConcentrazione vieni a meOdio tenere la luce accesa di notteANSIETTAh15:00 porto fuori Cooperpercepisce la STRANEZZA del momentolavorato al computerancora una volta la luce accesa di notte mi da FASTIDIOSenso di ansia-Agitazione-Stanchezza STO PERDENDO IL CONTROLLO!!Disegno per rilassarmi (non funziona molto bene :))E ADESSO?!AMBIGUITA’Pranzo h 1:20 di notte!!Che brutto pranzare al buio da solaNON CE LA FACCIO PIU’Leggo un po’ il libroNON RIESCO A CONCENTRARMICena h 18:00 (io ceno gli altri fanno colazione)PESO ALLO STOMACOPasso un po’ di tempo con i miei fratelliAnche se sono STANCAMAL DI TESTASonno h 10:00Serie TV x addormentarmi e libroANSIA E AGITAZIONE CHE AUMENTANOPranzo h 7:00 (di solito faccio colazione)Cena h 12.30Io cenavo la mia famiglia pranzavaDISORIENTAMENTO???Ho cucinato da sola (cosa un po’ INSOLITA)Post cena serie TV da solaSonno h 15:20Non riesco a dormire!Troppa confusione in casaCooper viene a svegliarmi (preoccupato poverino)Sento un dolore nella pancia e un dolore intercostale al pettoSONO UN PO’ AGITATA
GIORNO 3
Ieri notte ho perso gli allenamenti di pattinaggio20:30-21:30 dormivoSveglia h 21.20Ho fatto colazione con gli altri che stavano andando a letto
Ho provato a mettere in pratica l’esercizio della Settimana dei 9 giorni. Nonostante la buona volontà iniziale, con il passare dei giorni e del tempo ho trovato un’enorme difficoltà, tanto da non riuscire a portare a termine il ciclo di nove giorni. L’esperimento è sicuramente interessante e stimolante, perché mi ha consentito di provare ad andare oltre i miei limiti, e anche ai miei condizionamenti. Sono infatti una persona molto organizzata, che deve avere tutto sotto controllo e con uno stile di vita abbastanza abituale. Per riuscire perciò a dividere il giorno in tanti giorni, ho dovuto stravolgere completamente il mio modo di essere e di pensare. Questo è stato molto difficile per il mio carattere e la mia personalità. Il primo giorno, come da calendario, è iniziato alle 8 di mattina. E qui non ho avuto problemi perché coincide più o meno con la mia abituale sveglia. In questo giorno ho rispettato più o meno le mie solite abitudini: ho infatti lavorato al computer e preparato i progetti per gli esami. Verso la fine del giorno ho iniziato a percepire la diversa durata del tempo, in quanto ho dovuto anticipare l’orario della cena, per riuscire ad andare a letto alle ore 20. Per questo motivo ho cenato da sola e non ho potuto condividere il momento della cena con la mia famiglia. Ho iniziato pertanto a toccare con mano il cambiamento. Ancora più difficile è stato il risveglio alle 2.40 di notte, mentre tutti dormivano e quindi alla sensazione di stanchezza, dovuta alle poche ore di sonno, spesso interrotto, si è aggiunta la difficoltà di rimanere al buio e attenta a non disturbare gli altri membri della mia famiglia. Ho fatto colazione, anche se non avevo molta fame, e po’ frastornata ho lavorato al computer. Verso le 5 ho provato a portare a spasso il cane, ma appena uscita dal cancello mi ha preso la paura di trovarmi da sola, in una città ancora dormiente, e quindi sono subito rientrata in casa. Anche il cane mi guardava con aria smarrita, come se si domandasse cosa ci facesse a quell’ora fuori dalla sua comoda poltrona. Se per me il giorno è iniziato alle 2.40, per tutti era ancora notte, e mi erano precluse molte attività che abitualmente svolgo, ad esempio andare a trovare gli amici, fare una passeggiata con il cane, condividere momenti in famiglia. Il momento più disorientante è stato la cena del secondo giorno. Questa, infatti, si è svolta alle 12.30, in compagnia della mia famiglia, l’unica differenza era che, se per loro era il pranzo, per me era la cena. Se loro erano a metà della loro giornata, io ero già alla fine. Verso le 15.20, dopo aver guardato qualche episodio della mia solita serie tv, sono andata a dormire. Nonostante la stanchezza, faticavo ad addormentarmi, anche perché in casa c’era rumore e sentivo gli altri famigliari che svolgevano i loro impegni quotidiani. Anche Cooper, il mio cane, forse perché non mi ha mai visto a letto a quell’ora, è venuto a svegliarmi preoccupato. Il terzo giorno mi sono svegliata alle 21.20. Mentre io facevo colazione, gli altri stavano finendo di svolgere le ultime faccende di casa, prima di andare a dormire. Ancora una volta mi sono ritrovata da sola al buio. Sebbene iniziassi ad accusare sempre di più il senso di stanchezza, ho cercato lo stesso di lavorare al computer, come se fosse una normale mattina. Un’altra difficoltà derivava dal fatto di dover tenere la luce artificiale accesa, che dopo un po’ risultava affaticante per gli occhi. Non riuscendo a trovare concentrazione, ho iniziato a realizzare qualche disegno a mano libera con gli acquarelli, ascoltando la musica. Di solito questa tecnica ha il potere di rilassarmi e concentrarmi, ma in questo caso il risultato ottenuto non è stato soddisfacente. Percepivo infatti un senso di pesantezza fisica, ma anche mentale, che non mi consentiva di trovare tranquillità. Ho pranzato alle 1.20 di notte. È stato faticoso preparare da mangiare sempre in silenzio a quell’ora. Ho cenato alle 8 di mattina con gli altri che facevano colazione. Un altro aspetto pratico da tenere in considerazione durante questi giorni è stato cercare di rispettare gli orari degli allenamenti di pattinaggio, che svolgo in gruppo. Gli allenamenti solitamente si svolgono il venerdì dalle 20.30 alle 22.30 e il sabato dalle 17.30 alle 19.00. Sarei potuta andare solo durante il mio quarto giorno, ma non mi sentivo fisicamente in grado di sostenere un allenamento. Il quarto giorno, dopo essermi svegliata alle 16 di pomeriggio, ho deciso di interrompere l’esercizio, in quanto percepivo che il mio corpo non riusciva a sostenere quei ritmi, ero infatti distratta, stanca e faticavo a concentrarmi. Ho capito che è difficile rompere degli schemi precostituiti. La difficoltà maggiore è derivata dal fatto che essendo l’unica a fare una settimana di nove giorni, diventava complicato mantenere i rapporti sociali, i miei impegni quotidiani e i miei affetti con le altre persone, che vivevano la settimana di sette giorni. Essendo inserita in una società, infatti, non posso fare a meno di non relazionarmi con gli altri, anche se questo comporta il rispetto di regole precostituite, come quelle che scandiscono la tradizionale divisione dei giorni. Questo esercizio è stato per me, molto utile e mi ha fatto sperimentare una visione della vita più aperta. Il mio vivere in modo quasi abitudinario, che per me è sempre stato un punto di riferimento, è stato completamente rivoluzionato da questo esercizio, grazie al quale mi sono messa in gioco, stravolgendo la mia abitudinarietà, e superando i miei limiti. Ho capito infine che il mio tempo è condizionato anche dal tempo degli altri.
32. [ITA]
Settimana dei 9 giorni_Gravedona ed Uniti, 23.VI.2023
Giorno 1 - 10.40-5.20 - nanna 23.20
Ho deciso di iniziare l’esercizio dall’ottavo giorno del calendario. Data la “normalità” dell’orario sembra più una preparazione psicologica a quello che è l’esercizio. Ho quasi faticato a realizzare che l’esercizio sia partito. Ho passato quindi la giornata, oltre a svolgere le mie mansioni, a prepararmi per la settimana in arrivo. Al momento mi sento carica, spero che questa forte energia non mi lasci.
Giorno 2 - 5.20-00.00 - nanna 18
Oggi si sono verificate le prime stranezze legate all'esercizio. La levataccia non si è fatta sentire, anzi è stato veramente bello poter godere della mattinata nel corso delle varie ore, in tutte le sue fasi, senza il pensiero degli impegni e della fretta che di solito si hanno quelle poche volte in cui ci si alza a questo orario. Questa giornata mi ha anche tolto una preoccupazione che avevo nei confronti dell’esercizio, pensavo di non avere abbastanza tempo durante le giornate, invece bene o male sono le stesse ore di produttività che si hanno in una giornata normale. Questo giorno è stato rilassante, alzarmi in questo orario insolito mi ha permesso di vedere diversamente anche ciò che accade intorno a me, come ciò che fanno le persone che vivono con me.
Giorno 3 - 00.00- 18.40 - nanna 12.40
Devo ammettere che il risveglio è stato abbastanza difficile, sono riuscita a dormire si e no 2 ore durante la notte, nonostante il buio totale che sono riuscita a creare all’interno della mia camera. E oltre al sonno trascinato è stato proprio difficile stare sveglia in assenza del sole. Non sono riuscita a fare praticamente niente, se non guardare film per tutta la giornata, alla televisione davano diversi film di Johnny Deep, e devo dire che la scena di io che mi mangio le lasagne sul divano mentre guardo Paura e delirio a Las Vegas mi rimarrà abbastanza in testa. Il sonno infatti è stato come se mi facesse perdere il controllo della mia lucidità. Oltre a un pezzettino di lasagna però non sono riuscita a mangiare nient’altro per tutta la giornata, sento lo stomaco totalmente ribaltato e mi viene la nausea persino a bere. È stato molto fisico, anche se devo ammettere che poter godere in solitudine e silenzio dell’inizio di un nuovo giorno, l’ho vissuto come un’esperienza straordinaria, mi sono ritrovata anche con il discorso che spesso abbiamo affrontato in classe della potenza che ti dà qualcosa. un'esperienza, di cui solo tu sei a conoscenza.
Giorno 4 - 18.40-13.20 - nanna 7.20
Ho avuto modo di riposarmi un pochino la notte. Ho passato la mattinata e il pomeriggio (che per gli altri è stata la serata) in compagnia del mio ragazzo. Siamo andati ad una manifestazione, e di nuovo il concetto della potenza dell’esperimento di cui nessuno è a conoscenza l'ho avvertita molto in mezzo alle persone. Devo però dire che non sono stata benissimo, sono a malapena riuscita a mangiare qualcosina, ma sto avendo dei cali di pressione incredibile, dato probabilmente il digiuno di questi giorni. Mi sento fisicamente provata, e il mio corpo diventa sempre più pesante. anche alzarmi dal divano sta diventando un’impresa. Mi rendo conto sempre più della fisicità dell’esercizio.
Milano, 26.VI.2023
Fatale il tempo appare. Avevo scritto questo da ragazzino, solo ora ne colgo il significato. Questa lettera potrebbe essere il nostro appuntamento, dall’ultima è passato un anno. Il metodo è stato applicato a nuovi contesti, il metodo esiste senza essere definito. Vedo i desideri. Molti casi interessanti, sia tra gli scambi di vita, che tra chi ha vissuto 9 giorni alla settimana: uno di questi riguarda nuovamente i sogni, hanno agito in modi che non possono essere ignorati, non in tutti, ma probabilmente in chi ne ha la predisposizione, il patto tra Candidati e Agenzia genera una convinzione motivata inconsapevolmente e questa si esprime nelle varie dimensioni di coscienza. Il lavoro della vita irrazionale sembra mostrarsi con più facilità mentre cerca di riequilibrare i piani, abbiamo sperimentato reali sogni premonitori in un candidato, che riguardavano esercizi di altri. Ma ricordo sempre le tue parole, qualsiasi potere che si potrebbe sviluppare è solo una sfida per non cedere alla vanità. Se impari a volare non volare, continua sul percorso, cerca il tesoro perenne. In questi pochi anni di vera attività ho smesso di sognare lucidamente, le rare volte che mi è ricapitato è stato come incontrare un vecchio amico d’infanzia, ma una mattina presto mi trovavo a Bruxelles per trasmettere il messaggio e quell’entità mi è apparsa, mi ha detto molto chiaramente che non vuole essere abbandonata e che devo portarla qui, se la lasciassi sola sarebbe in tremendo pericolo perché solo insieme possiamo affrontare le luci scure.-Scusa amico, l'egoismo mi esaltava, ora ho capito l’amore che ci siamo scambiati-Ho realizzato due sessioni di esercizi quest’anno, differenti tra loro, sia fuori che dentro la scuola, in entrambi i casi sono avvenuti molti sviluppi, ti rimando alle testimonianze per conoscerne i dettagli, bisogna dedicare tempo e concentrazione per filtrarli, ma ho già riassunto tutto nel mio quaderno privato, chiedi se vuoi conoscere. Vorrei usare questa lettera per esprimere solo gratitudine e gioia.Stiamo aiutando delle persone ad emergere in loro stesse, la confusione caratterizza tutti noi fratelli, la paura cerca di colonizzarci ma noi siamo il grugnito dei cinghiali. La paura stampa i nostri documenti digrigna i suoi denti e quel suono è il nostro nome, sacrifica l'udito per non sentirlo, guardala in faccia, entrale nelle pupille, percorri la sua sfida è tua. Sua tua, le cose non esistono, ricordalo sempre. Liberati dalla dipendenza. Dai all’orso il suo posto, niente più e niente meno. La goccia diventa oceano. Sbocciano filastrocche di vita. Ora la visione assume sembianze meglio comprensibili, la verità non è venuta nuda nel mondo, dobbiamo conoscerne i simboli o saremo schiavi per sempre. Grazie a chi ce l’ha detto, aveva ragione, mio caro Agente.Quando sono sprofondato verso la mia radice la confondevo ancora con l’identità, lì ho trovato tre occhi spalancati che fissavano sempre lo stesso punto, la mia presenza gli era indifferente, il primo aveva un nome e un cognome, il secondo un orario, il terzo uno sguardo. In loro ho visto una strada per scendere ancora più nel profondo, non ero davvero alla radice, stavo riposando su una gemma, volevo usarla, così ho trasformato gli occhi in esercizi, per aprire i miei, per non chiuderli mai più, per conoscerci davvero. Ora non posso credere a nessuna bugia, la sensibilità ha l’audacia necessaria per esplorare i riflessi della verità tra le crepe del mio cuore. Questi sono i viaggi nell’ignoto. Alcuni candidati hanno fatto emergere anche l’aspetto terapeutico degli esercizi, la liberazione è sicuramente una cura per noi squilibrati, mi sento in pericolo amore mio, l’OMS dice che entro il 2030 la malattia più diffusa nel nostro mondo sarà la depressione, se nonostante la loro miopia anche questi sedicenti ufficiali della sicurezza se ne sono accorti vuol dire che la situazione è drammatica. Molti si affidano ai ritiri di meditazione o agli psicoanalisti, ritagliando uno spazio di pace e ricerca all’interno delle loro vite, ma potrà mai essere un ritaglio lo scopo della mia vita? Una palestra per il mondo fuori? No mai. Il tesoro si raggiunge con radicalità. Questi esercizi ti lasciano nel mondo, non te ne astraggono, non servono a trovare l’energia giusta per affrontare la realtà, servono a cambiarla. Sono la partecipazione al matrimonio. Non c’è nessuna isola intima e felice, nessuno spazio di decompressione, tutto il mondo è l’isola, tutto il mondo è il regno che ci è stato promesso, dentro e fuori di noi. Né guru, né dottori, né preti, il regno è dentro di noi e fuori di noi. Ora capisco perché i mistici del passato parlavano dell’ebrezza del vino, in questi anni di conquistata lucidità ho giudicato e rinnegato quel simbolo, ma ora capisco. Resta nel mondo senza essere del mondo. Non c’è nessun ritiro spirituale che tenga, nessuna palestra adeguata alla pace perenne, per la conoscenza perenne, riconosci il flusso, chiamati tensione. Smetto di autodistruggermi e mi affido alla creazione, mi abbandono senza remore alla pienezza del pleroma, summa scientia nihil scire. Guarire dall’epidemia psichica è la sfida. Restare umano può aiutarmi. Dentro. Questi esercizi applicano la pressione adatta per dimenticare la distrazione, nella giusta quantità, senza esagerare per eccesso o per difetto, e sono gratis. Solo così possono funzionare piccolo sciacallo, le vite non sono merce. Il tesoro non è fatto di oro, ma di rose. Accettiamo questa profonda verità.La vita moderna ci ha deluso, il tintinnio delle luci scure ci domina. L’intero processo produttivo è finalizzato a creare qualcosa in cui non crediamo. Ci sentiamo sfruttati e stressati, lo snervante comodo macera le nostre volontà svalutandone lo sforzo creativo. Questa città ci strozza, ma questa città siamo noi. Siamo insoddisfatti di tutto questo, quello che viviamo non ci appartiene. Forse nella frustrazione è nascosta la soluzione al problema? La malattia è la cura: la vita non è mia e allora che non lo sia più.
Vorrei cambiare vita
Abbiamo iniziato a scambiarla tra di noi, con onestà radicale, per vedere cosa succede dissacrandola alla base. Niente è vero, tutto è permesso. Fertile è la gioia.Continuiamo a provocarci, lo spirito della prossima età si sta risvegliando, arieggiamo la sua camera da tutte le influenze maligne, scaviamo fratelli e sorelle. Abbiamo splendidi modelli di riferimento. Siamo artisti. Viva gli artisti! Viva la dignità!Ridi di me vero, Agente? Fai bene, questi toni mi divertono tanto. Ma sai, c’è stata l’idea luminosa, poi l’uomo sanguinante e ora la cosa luccicante. Mi illudo che i segnali ci siano tutti, che le ere si siano compiute, che la rinascita sia imminente, ma le ere sono fuse insieme e i due sposi non smettono mai di baciarsi. Questo mi avete insegnato. Perdi la paura di essere dimenticato. Oggi è ancora oggi.
Resto tuo.A
33. [ITA]
gli Occhiali_Milano, 29.XI.2023
Spesso mi capita di avere la sensazione di non esistere, di essere immateriale, dove di me rimane soltanto il mio sguardo, e provare l’esercizio con gli occhiali doveva essere il tentativo di capire la mia relazione con il mondo circostante. Capovolgere la visione abituale delle cose mi darebbe certezza della mia esistenza, oppure porterebbe tutto su un piano ancora più virtuale e lontano dalla fisicità della nostra esistenza?
Invece il risultato di questo esperimento era completamente diverso da quello che potevo aspettare. Non sono sparita, è sparito piuttosto il mondo fisico intorno a me. Continuavo a sentire i rumori, ma come se provenissero da lontano, attraversando anni luce.
La persona che vedevo davanti ai miei occhi somigliava a me, ma non ero sicura che ero davvero io, probabilmente era una persona estranea o, piuttosto, un’immagine non proiettata, ma creata appositamente. Questa figura si muoveva nello spazio, camminando per strada che vagamente assomigliava a una strada dove mi trovavo, questa strada poteva essere tranquillamente una strada qualsiasi, in qualsiasi altra città dall’altra parte del mondo. Non avevo più nessuna certezza né fiducia in nessuna cosa al mondo. Tutto quello che prima sembrava familiare appariva irreale.
Era come trovarsi nel vuoto, completamente abbandonata nello spazio cosmico. Il mondo ha perso la sua fisicità e avevo paura di camminare, mi tremavano un po' le gambe come se facendo il prossimo passo rischiassi di non trovare più il terreno solido sotto i piedi, non ero sicura se ci sarebbe stato l’asfalto o un abisso nel quale sarei caduta. “Ladies and gentlemen, we are floating in space”.
Esisteva solo la voce che cercava di guidarmi, la voce che conduceva tra lo spazio incerto che non aveva ne confini, ne forme. A chi apparteneva? Da dove proveniva? La voce e anche la mano che riprendeva con la videocamera erano completamente smaterializzate, come del resto tutto il mondo intorno che all’improvviso ha smesso di esistere. “So, please, put your sweet hand in mine and float in space and drift in time”.
È incredibile pensare che ci affidiamo così tanto alla vista per creare la realtà intorno a noi e per definire la nostra posizione nello spazio e nel tempo, molto di più rispetto all’udito e al tatto. Allora vuol dire davvero che la realtà è un’illusione? Una nostra invenzione creata al momento.
Quindi tutta la realtà che ci circonda, persone, impressioni, esperienze sono soltanto piccole particelle di luce, impresse sulla retina dei nostri occhi attraverso la massima soggettivazione dello sguardo? A questo punto ha davvero senso dare troppa importanza a certe persone ed avvenimenti? Alla fine che cosa ci rimane dalla realtà se non il nostro sguardo, il processo stesso di guardare?
Ma lo sguardo rivolto all’esterno è allo stesso tempo rivolto all’interno. Guardiamo fuori guardando dentro e viceversa. Vedendo il mondo vediamo noi stessi. L'esercizio con gli occhiali non sarebbe in qualche modo una massimizzazione di questo processo e la sua espressione simbolica?
34. [ITA]
Settimana dei 9 giorni_Siracusa, 11.XII.2023
Giorno 1 Iniziamo un po’ sottotono, stanchi e assonnati e consapevoli di dover andare a dormire dopo 12 ore e 40. Decidiamo di passare la giornata per decomprimere un po’ la settimana precedente, abbiamo iniziato la giornata discutendo un po’ di alcune questioni etiche, mi fa sempre piacere discuterne con lei è un’occasione di crescita. Successivamente iniziamo a guardare una serie tv, mangiamo qualcosina e litighiamo anche un po’. Verso le 6 decidiamo di andare a vedere l’alba sul lungomare di Ortigia, prendiamo un cornetto torniamo a casa litighiamo un po’ per sciocchezze e alle 12,40 andiamo a dormire
Giorno 2 Il secondo giorno inizia alle 18,40 mi sento stanco, penso di avere qualche problema nel gestire le giornate che iniziano con il buio, le luci delle lampadine mi disturbano, e sono diventato abbastanza irritabile, nel frattempo ho lavorato a una presentazione su Gordon matta-Clark per una consegna di fenomenologia dell’arte contemporanea, nel frattempo proviamo a regolarci con degli orari per mangiare, cosa che nel giorno precedente non avevamo fatto, finiamo la nostra giornata e andiamo a dormire con molta fatica alle 7,20
Giorno 3 Sveglia alle 13,20 la giornata sembra iniziare bene, io e Beatrice siamo contentissimi di vivere la giornata finalmente con il sole, ma purtroppo in questo giorno facciamo una brutta litigata e ci dividiamo un attimo, io resto a casa a pulire lei fa un giorno, ci risentiamo qualche oretta dopo per riappacificarci e ne approfittiamo per una passeggiata essendo già in giro, andiamo a dormire all’1 di notte
Giorno 4 Sveglia alle 8 del mattino, iniziamo a notare una parvenza di normalità nelle giornate, anche se la nostra giornata si concluderà alle 20. Inizio la giornata facendo colazione successivamente inizio a fare ricerca per la tesi che mi prende tutta la giornata, senza accorgermene si fanno le 20 e la difficoltà ad andare a letto è tanta ci proviamo, penso di essermi riuscito ad addormentare all’1
Giorno 5 Sveglia alle 02,40 è stato veramente difficile, decidiamo con Beatrice verso la mattina di ritornare alla normalità e riprovare quest’esperienza in seguito con meno pressioni e quanti tutti e due staremo un po’ meglio, ci rimettiamo a letto
35. [ITA]
Giorno 1 Ore 00.40, inizio dell’esperimento. Parto carica, merito della pennichella che ho fatto nel pomeriggio. Strano che mi sia addormenta così, forse il mio corpo sa, e si prepara. In generale non mi preoccupa l’idea di restare sveglia. Una delle cose che ti lascia il segno dell’aver studiato architettura, sono proprio le nottate a lavorare a progetti che sembrano non finire mai. La privazione del sonno è stata una compagna costante in tutto quel periodo della mia vita, eppure, dopo questa prima notte sveglia mi rendo conto di quanto sia diverso. Restare svegli senza tenersi occupati e senza la spinta di quell’ansia mista a senso di sopravvivenza è logorante. È l’attesa infinita di qualcosa, di sprofondare e avvolgersi nel piumone. Abbiamo provato a tenerci attivi, chiacchierando, giocando a nomi cose città, guardando serie tv, ma si sente che ogni cosa è morta nella speranza di dormire.
Siamo nervosi. Anche l’idea di fare un progetto fotografico parallelo a questa esperienza scema lentamente a causa problemi tecnici legati alla macchina fotografica. All’alba decidiamo che ci meritiamo un cornetto appena sfornato. Quella passeggiata mattutina mi ha rinvigorito, non sembra lo stesso per Andrea. 12.40: siamo scarichi, andiamo a dormire.
Giorno 2 Abbiamo dormito di sasso. Purtroppo la sveglia alle 18,40 – in pieno inverno - ti da quello stesso brivido della sveglia delle 5 del mattino che metti quando hai comprato volo improbabile di una compagnia aerea improbabile. Solo che, quando inizi ad aspettarti l’arrivo della luce, la luce non arriva. Mi rendo conto di aver concentrato la maggior parte del mio tempo alieno con la fantastica attività di riprogrammazione dei pasti. Una fissazione. Credevo che mantenere la sacra sequenza colazione-pranzo-cena ci salverà, o salverà quello che penso è rimasto del normale. Che poi questo normale va salvato? Quello che so è che non saremo più simpatici ai vicini che ci hanno sentito friggere alle 2 del mattino.
Andrea sembra essere stato un po’ più produttivo rispetto a ieri, io invece non sono riuscita a fare molto di più che leggere e scrollare il feed di Instagram. Il tempo al momento sembra più che altro scivolarmi addosso, mi irrita non poco. Speravo forse – ingenuamente aggiungerei - che applicando nuove regole, magari non convenzionali, sarei stata in pieno controllo della mia vita? Ahh. Intanto sono quasi le 7.20, devo andare a dormire.
Giorno 3 La luce sembra un miracolo. Svegliarsi alle 13.20 non è così diverso da una domenica comatosa post serata. Eppure, oggi, sembrava che il tempo fosse così veloce e che fosse tutto (cosa?) da rincorrere. Alla fine, né io né Andrea ci siamo ancora liberati di tutto quel nervosismo accumulato in questi giorni e litighiamo e mentre litighiamo non riesco a non pensare a quanto la discussione fosse inutile e a quanto tempo/sole stessimo consumando. Capisco che fare una passeggiata da sola è probabilmente l’unico modo che ho per fare pace.
Dopo un paio d’ore gli chiedo di raggiungermi sul lungomare, pace fatta. Mentre passeggiavamo insieme Andrea mi confida che forse per la prima volta il nostro approccio iniziale all’esperimento era stato invertito: io discretamente propositiva e “leggera”, lui molto preoccupato per le nuove leggi del sonno. Il nostro terzo giorno finisce mangiando e guardando qualche puntata di Boris. È quasi l’una di notte, un altro episodio e andiamo a dormire.
Giorno 4 La sveglia alle 8 del mattino ti fa sentire improvvisamente una persona normale che conduce una vita normale finché non realizzi di doverti addormentare alle 20. In un attimo torna quella parvenza quasi allucinogena del tempo. Tra le cose, compiamo un errore madornale: il caffè dopo pranzo. Di un pranzo delle 17. Così adesso sono le 22 e mi sarei dovuta addormentare due ore fa. Credo che neanche Andrea stia realmente dormendo.
Giorno 5 La sveglia delle 02.40 ha ricevuto non poche imprecazioni da entrambi. Restiamo a letto per un po’ in stato comatoso. Nel pomeriggio io e Andrea abbiamo deciso che per il momento ha più senso per entrambi interrompere l’esperimento. Resa. Almeno ho imparato a rinunciare.
Invio
Fine
36. [ITA]
Scambiarsi la vita_Como, 22.XII.2023
Caro Agente,Eccoci qui dopo 1 anno esatto dallo scambio vita.Cos'è cambiato?È cambiato il mio modo di vedere le cose: ho sviluppato occhi diversi, ho aperto ancora di più il mio cuore e arricchito il mio bagaglio umano.Sai Agente, mi sento così fortunata ad aver partecipato a questo viaggio, mi ha dimostrato che ognuno di noi può scegliere di vivere a pieno la vita che vuole, prima di allora non ero io a scegliere, ma la società e i pregiudizi in cui vivevo.Ho capito quanto bisogna spingersi oltre per ESSERE, ho capito che vivere in questo mondo sia un dono che non va sprecato, e che non è vero che tutto succede per una ragione: la ragione ti limita, ti affonda, ti intristisce, ti fa paura. Ho imparato ad ascoltarmi, a volermi bene, ad accogliere la sofferenza con amore.E Giorgia?...Giorgia mi ha aiutato a prendermi sempre dei momenti per riflettere, mi ha insegnato ad assaporare la libertà senza aver paura del pregiudizio altrui, a vedere il bicchiere sempre un po' pieno (anche se per lei non è sempre così).Oggi so, che ci sarà per sempre una parte di me in Giorgia e una parte di Giorgia in me, e chi non vive quest'esperienza non capirà mai quanto è bello il viaggio della vita.
Cosa mi auguro?Di ricordami sempre di ESSERE..Non so ancora cosa, ma sono consapevole che sapere di ESSERE è lo scopo di una vita sana.
Grazie Agente,Grazie Giorgia,Grazie Chiara.
Vi voglio bene
37. [ITA]
Scambiarsi la vita_Ferrara, 22.XII.2023
Caro Agente,Che bello accorgersi che è passato un anno dallo scambio.Che bello sentirne i primi effetti.Il caso non esiste ed io sono felice di esserne cosciente.Questo primo scambio mi ha aperta a voragini profonde che sto conoscendo dal principio.Ancora una volta ho avuto fretta di sentirne gli effetti ma si stanno liberando ora.Che bello vivere intensamente.Che bello vivere.Io, Io, Io.Non è egoismo.E’ identità.Mi sto incamminando, il mondo è a braccia aperte che mi aspetta.Mi vedo in qualsiasi persona che incontro.Scambiarsi la vita mi ha connessa con tutta l’umanità.Quanto dolore Agente,la gente sta male.Non è facile essere lucidi di questi tempi. Non è facile sentirsi connessi.Ad oggi, scambiarsi la vita è stata l’esperienza più lucida che io abbia vissuto.Non esisteva niente nella mia mente, unica forza motrice dell’essere umano in questasocietà.Nessun ritiro, nessun isolamento.7 giorni di lucidità senza strutture e preconcetti innestati.Se non lo vivi non capisci. Veramente, neanche quando l’hai fatto te ne accorgi.E’ quando lo accogli che te ne accorgi.Adesso ho innestato il principio originale del vivere e lasciar vivere. Qui e ora.L’ho sentito fin troppe volte in questi 20 giovani anni.Ma adesso sento di essere nel flusso da capire cosa vuol dire veramente.Grata di questo anno,vivo i prossimi.A presto Agente.
38. [ITA]
Settimana dei 9 giorni_Siracusa, 24.I.2024
Giorno I 13:20-08:00 Ninna 02:00
Siamo andati dai parenti di Ester, la mia ragazza. Abbiamo passato una giornata stupenda! Siamo riusciti persino a vedere il concerto di inizio anno.
Una volta tornati a casa abbiamo cenato e poi, dopo essere stati svegli qualche ora, siamo andati a dormire alle 2:00.
Giorno II 08:00-02:40 Ninna 20:40
Le 8:00 sono un orario normalissimo in cui svegliarsi e non credo che nessuno dei due abbia avuto difficoltà nel farlo.
Abbiamo passato una giornata serena, l'unica difficoltà è stato l'orario della ninna che per i miei gusti era un po' troppo presto.
Ricordo di aver passato almeno un'oretta a sentire tutti i suoni che potevo sentire all'interno della casa o del mio stesso corpo, come se il mio cuore si trovasse accanto alle orecchie.
Giorno III 02:40-21:20 Ninna 15:20
Il risveglio è stato più facile del previsto, avevo paura di falsare la prova e di svegliarmi più tardi, magari la sveglia poteva non partire come al suo solito, invece mi sono svegliato ancor prima della sveglia.
Mi sono svegliato intorno alle 2:35, come avessi avuto un orologio interno che mi dicesse quando svegliarmi.
Dopo aver aspettato una decina di minuti mi sono alzato per svegliare la mia ragazza che stava affontando questa prova con me.
Siamo rimasti a letto almeno un paio d'ore col mio cellulare, poi ci siamo alzati.
Erano le 6:00 e l'aria aveva qualcosa di diverso dal solito, era fresca e mi invitava a uscire di casa.
Non sono abituato a svegliarmi così presto, a dirla tutta tra i due sono io quello che si sveglierebbe sempre tardi, in compenso sono quello che rimarrebbe sveglio più a lungo la notte.
Su questo siamo gli opposti.
La giornata è continuata all'insegna della stanchezza, abbiamo preso un bus per andare a casa mia, ho imparato a fare dei trick con le palle da tennis e non vedevamo l'ora di dormire.
Giorno IV 21:20-16:00 Ninna 10:00
Ci siamo svegliati un'ora prima a causa di un nostro amico, gli avevo detto di venire in anticipo ma non credevo arrivasse così tanto in anticipo.
Ha citofonato e sono andato ad aprirgli, abbiamo giocato con lui fino alle 3:00 di mattina, poi è tornato a casa sua.
Lui era contro questo esperimento eppure è venuto a tenerci compagnia lo stesso, è davvero un buon amico.
In molti erano contro questo esperimento, io cercavo di trovare delle motivazioni adatte sul perché invece non dovessi esserlo anch'io.
Durante il primo giorno credevo semplicemente che fosse una nuova e bella esperienza da fare.
Poi all'inizio del secondo ho visto quanto fosse bello svegliarsi presto.
Il resto dei pensieri li metterò a fine diario.
Il continuo del giorno è andato bene, la mia ragazza si è addormentata qualche ora prima a causa del sonno arretrato, io sono riuscito a rimanere sveglio fino alle 10:00 avendo avuto uno stato di dormiveglia tra le 8:00 e le 9:00.
Giorno V 16:00-10:40 Ninna 04:40
Oggi è andato tutto bene! Mi sono sentito energico come i primi giorni di questa esperienza, sono abituato a dormire poche ore la notte e 6 mi sono più che sufficienti!
Di notte, in quelle ore in cui nessuno era sveglio, sono riuscito a essere produttivo e lavorare al computer oltre l'ora prevista per andare a dormire.
Ho lavorato fino alle 5:10
Giorno VI 10:40-05:20 Ninna 23:20
Questi ultimi giorni sono stati il ritorno alla "normalità", non credo ci sia molto da raccontare.
Quest'oggi la mia ragazza mi ha svegliato un po' dopo l'orario previsto dato che mi ero addormentato più tardi.
Ho mostrato a molte persone il lavoro che ho realizzato il giorno prima al computer, erano tutti molto entusiasti a riguardo!
Giorno VII 05:20-00:00 Ninna 18:00
Oggi avevamo intenzione di uscire a fare una passeggiata ma a causa del mal tempo non siamo riusciti a farlo.
Siamo rimasti a casa e abbiamo deciso di prenderci la giornata tutta per noi, in modo da riprendere il ritmo normale.
Saremmo dovuti andare a dormire alle 18:00 ma abbiamo deciso di resistere e addormentarci dopo la mezzanotte in modo da poter ufficialmente finire questa esperienza completando il settimo giorno.
Considerazioni personali
Col passare delle giornate arrivavano sempre nuovi pensieri e considerazioni riguardanti la settimana dei nove giorni.Voglio iniziare col parlare della noia:la noia è qualcosa che molte persone cercano di evitare durante le loro giornate e sono sicuro che piuttosto di annoiarsi in molti cercherebbero o si creerebbero dei problemi da risolvere pur di fare qualcosa.Annoiarsi sta diventando man mano più difficile considerando le nuove tecnologie come banalmente il cellulare che portiamo sempre con noi.La settimana dei nove giorni mi sembrava un’ottima alternativa, un modo per poter avere meno ore al giorno e dunque meno ore per potermi distrarre col cellulare e magari diventare ancora più produttivo di quanto non richieda già il mondo avendo ben 9 giorni in cui poter lavorare all’interno di una settimana che normalmente ne avrebbe soltanto 7.Nonostante tutto nei primi giorni mi sono svegliato stanco e a causa di questo ero più sfaticato, meno produttivo.L’idea non era affatto male ma nella pratica mi sono ritrovato con più tempo a disposizione per me e dunque più tempo per potermi annoiare.Anch’io sono uno di quelli che evita la noia, a cui piace tenersi occupato ed essere produttivo durante la giornata.Ovviamente le giornate di riposo ci sono anche per me.Durante alcuni giorni eravamo davvero stanchi e proprio per via della stanchezza alcuni nostri difetti si accentuavano, questo ci tornerà utile per lavorare su noi stessi e migliorarci.In conclusione questa esperienza mi ha permesso di apprezzare orari della giornata che in altre occasioni mi sarebbero sfuggiti, la mattina coi suoi colori e la notte col suo silenzio.Posso adesso lavorare di più su me stesso e sui miei difetti e anche riuscire a seguire degli orari di sonno migliori.Dopo questa settimana so che la noia è importante, prendersi un po’ di riposo è qualcosa di fondamentale e non c’è niente di male nel non concludere qualcosa entro fine giornata.
39. [ITA]
Giorno I 01-01-2024
sveglia 13:20, ninna 02:00
Ci siamo svegliati molto tardi perché il giorno prima siamo andati a dormire alle 04:00 circa.
Abbiamo trascorso una giornata normalissima: pranzo con i parenti, pomeriggio ancora in compagnia e siamo anche andati a un concerto di inizio anno.
Le mie sensazioni sono state principalmente due, ovvero sentirmi dentro un esperimento e sentirmi presente in ciò che facevo, esserne cosciente appieno insomma. Non ho avvertito alcun tipo di stanchezza.
Io e Anto abbiamo fatto due pasti: il primo in famiglia verso le 14 e 30 circa e la cena verso le 00:15 in compagnia della mia famiglia.
Siamo andati a dormire nell'orario stabilito prendendo subito sonno.
Giorno II 02-01-2024
sveglia 8:00, ninna 20:40
Ci siamo svegliati molto stanchi ma siamo riusciti a svolgere comunque la nostra routine.
Abbiamo fatto due pasti, il primo alle 13:00 in famiglia mentre la cena solo io e Anto alle 19:15.
Sensazioni: dopo la stanchezza iniziale dovuta al poco sonno, è andato tutto prevalentemente bene. Anto ha avuto un picco di energia nel pomeriggio e molta fame la sera, io sono rimasta tranquilla durante tutto il giorno e a cena non avevo fame.
Stavolta non siamo riusciti ad uscire (avendo la ninna alle 20:40 ed essendo stati invitati alle 21:00).
Non siamo riusciti ad addormentarci subito. Anto è rimasto sveglio più a lungo, io sono riuscita a dormire dopo 15 minuti circa quindi verso le 20:55.
Abbiamo inoltre notato che quando Anto si sentiva più energico, io mi sentivo stanca e viceversa.
Giorno III 03-01-2024
sveglia 2:40, ninna 15:00
Anto è riuscito a svegliarsi subito e mi ha lasciata riposare 10 minuti in più. Non siamo riusciti comunque a fare molto nonostante Anto fosse più energico rispetto a me, siamo riusciti a fare colazione alle 06:00 in compagnia di mio papà.
Ho avuto un picco di energia dalle 6:00 fino alle 9:00 dopodiché Anto ha preso il mio posto (lui iperattivo, io stanca).
Siamo riusciti a prendere un bus alle 9:55 per Siracusa e ci siamo spostati a casa di Anto.
Abbiamo fatto un pasto alle 13:00, siamo andati a letto alle 15:20 e ci siamo addormentati all'istante.
Sensazioni della giornata: inizialmente partita non bene e personalmente non è stata una giornata produttiva.
Da appena sveglia inoltre ho avuto tachicardia seguita da senso di nausea.
Apparte queste sensazioni puramente fisiche credo di non averne avute altre.
La mamma di Anto ci ha fatto riflettere su come questi primi giorni abbiano acuito alcuni difetti di Anto.
Giorno IV 03-4/01/2024
sveglia 20:20 di giorno 03/01, ninna 10:00 del 04/01
Ci siamo svegliati entrambi alle 20:40, avevamo invitato un nostro amico che è arrivato 40 minuti in anticipo. Abbiamo fatto un pasto insieme a lui alle 21:40 e siamo stati in sua compagnia fino alle 03:20.
Una volta andato via il nostro amico, Anto e io abbiamo mangiato una brioche per fare "colazione" e dalle 04:00 in poi abbiamo cercato di rimanere svegli.
Anto ci è riuscito addormentandosi alle 10:00 ma avendo avuto uno stato di dormiveglia tra le 08:00 e le 09:00. Io invece sono crollata alle 06:00 svegliandomi poi alle 12:40. Anto ha continuato a dormire fino alle 16:00.
Le sensazioni sono state diverse e contrastanti. Partendo dalle mie, non appena sveglia e superata la prima fase di un breve scombussolamento dovuto all'ora, mi sono sentita piena di energie. Sono stata molto bene quando eravamo in compagnia del nostro amico e ho pensato che nonostante io non abbia paura di stare sola, la compagnia di persone è essenziale per me e, voglio azzardare, per l'essere umano in generale. Non mi riferisco ovviamente al mio ragazzo perché vedo il rapporto con lui molto più intimo (nel senso che viviamo praticamente in maniera simbiotica).
Quando il nostro amico è andato via sono stata comunque bene e poi verso le 04:00 ho cominciato ad avvertire i primi sintomi di stanchezza/spossatezza e ho fatto molta fatica a rimanere sveglia. Non appena ho avvertito mal di testa ho sentito il bisogno di stendermi crollando definitivamente alle 06:00.
Mi sono svegliata nuovamente con tachicardia, passata in fretta (è stata la seconda volta). Ho lasciato Anto dormire fino alle 16:00 (inizio del V giorno). Fino a quel momento non sono riuscita a fare molto. Ho provato a riaddormentarmi svariate volte, senza successo. Sono riuscita a contattare mia mamma e a parlare un po' con lei tramite il cellulare di Anto (il mio fuori uso da un bel po').
Apparte alcuni sintomi fisici dovuti alla stanchezza ho avuto qualche ripensamento sull'esercizio che al momento non mi ha dato soddisfazioni particolari.
Le sensazioni di Anto invece sono state altalenanti per tutto il tempo, se i primi 5 minuti era stanco per quelli dopo era euforico. Secondo Anto inoltre l'esercizio lo sta aiutando a fargli vivere delle parti della giornata che lui normalmente non vivrebbe e questo lo rende entusiasta. Io non sono molto d'accordo con il suo punto di vista perché sono abituata a vivere varie parti della giornata (apparte alcune ore della notte) e non mi piace cercare di farlo con disagi fisici soprattutto se parte dello scopo dell'esercizio è l'essere produttivi.
Fisicamente siamo stati bene ma io a un certo punto ho avuto bruciore e rossore agli occhi.
Giorno V 04-5/01/2024
sveglia 16:00 di giorno 04/01, ninna 04:40 del 05/01
Ero già sveglia dalle 12:40 e ho atteso che si facessero le 16:00 e ho svegliato Anto.
Questa giornata si è rivelata abbastanza produttiva soprattutto per Anto che ha lavorato al computer dalle 01:30 fino alle 5:10 quindi ha anche ritardato l'orario della ninna pur di completare il suo lavoro. Io sono andata a letto alle 04:00.
Sensazioni, parto dalle mie: inizialmente non è stato piacevole affrontare un altro giorno con il buio e ho avuto una piccola crisi. Mi sono sentita triste ma Anto mi è stato vicino. Dalle 18:00 in poi è andata meglio, abbiamo svolto la nostra routine e abbiamo anche "pranzato" in compagnia. Non ho la sensazione di essere sotto controllo dell'esperimento e quindi non sono troppe consapevole delle mie azioni che ora faccio con tanta tranquillità. Fisicamente, apparte qualche acciacco generale, ho avuto gli occhi rossi anche oggi.
Per quanto riguarda le sensazioni di Anto, come già accennato prima, ha avuto molta energia e non si è sentito per niente stanco.
Giorno VI 05-01-2024
sveglia 10:40, ninna 23:20
Ci siamo svegliati entrambi alle 10 e 40 ma ho lasciato Anto riposare fino alle 11:20 dato che si era addormentato più tardi del dovuto.
Questa giornata è partita molto bene, mi mancava la mia routine mattutina e gli orari di questo giorno erano perfetti per me. Siamo stati entrambi pieni di energia e Anto mi ha fatto notare come apprezzare ancora di più la giornata pensando a quelle di prima: ci siamo goduti il sole e anche dei "semplici" uccellini nel cielo sono stati graditissimi. Anto ha detto che la noia è importante e abbiamo riflettuto e parlato anche di questo insieme a un nostro vecchio insegnante che è stato in chiamata con noi e a cui abbiamo spiegato l'esercizio che stiamo svolgendo e lui lo ha reputato stimolante come concetto.
Abbiamo cenato alle 21:00 siamo stati in compagnia con la mamma di Anto e poi sono stata con lui fino alle 23:20 (orario della ninna), ora in cui siamo andati a dormire.
Giorno VII 06-01-2024
sveglia 05:20, ninna 18:00 (il giorno finisce alle 00:00)
Ci siamo svegliati un po' stanchi ma a man mano che si faceva giorno ci siamo sentiti sempre meglio.
Siamo rimasti a letto fino alle 06:15 circa e poi ci siamo alzati e abbiamo svolto la nostra routine. Abbiamo fatto colazione e pranzo. Ci eravamo programmati di uscire ma la giornata era troppo brutta, c'è stata una tromba d'aria ma fortunatamente dove eravamo noi non è successo nulla. Abbiamo guardato qualche film e svolto dei compiti per l'università poi, dato che avremmo cominciato le lezioni lunedì 08-01, allora abbiamo ponderato per finire la settimana oggi, così da prenderci almeno un giorno per recuperare un po' gli orari.
Siamo andati a letto verso l'una di notte (siamo voluti rimanere svegli fino alle 00:00, ora in cui terminava la giornata così da rimanere coerenti nell'aver vissuto tutto l'ultimo giorno).
Le sensazioni di oggi sono state per lo più positive forse dettate anche dalla consapevolezza di aver superato bene questa settimana.
Avevo e ho tutt'ora vari dubbi su questo esercizio ma è andata piuttosto bene, siamo riusciti a compiere varie cose e siamo riusciti a gestirci.
Considerazioni personali della settimana
Questo esercizio, partito un po' come quasi un esperimento divertente, è diventato poi uno spunto interessante per poter affrontare discorsi come l'importanza della noia, dell'equilibrio, del bisogno reciproco dell' altro (nel senso di cooperazione di noi in quanto cittadini con il resto del mondo), delle dipendenze (di tutti i tipi, anche le più "stupide" del tipo stare davanti al cellulare o bere caffè a una determinata ora), della compagnia altrui e del sapere apprezzare le cose. Vogliamo specificare che tutto questo ci è stato possibile farlo perché durante questi giorni non eravamo impegnati con il lavoro e le lezioni, altrimenti penso sarebbe stato impossibile.Abbiamo parlato di questo esercizio anche con persone che non lo condividevano per niente ed è stato interessante capire la loro opinione a riguardo, alcuni hanno esclamato, sotto una piccola risatina, che la settimana è già troppo lunga così com'è. Apparte il parere altrui, io e Anto ci siamo trovati bene, tra di noi ma anche con gli altri. Siamo stati sempre insieme e ci siamo supportati in ogni momento.Anto ha riscoperto dei momenti della giornata (la mattina presto) che ora vorrebbe cercare di includere nella propria vita.Inoltre per Anto dormire 6 ore va bene, io ho capito che per il mio corpo è chiedere troppo e a una settimana di distanza non credo ancora di aver fatto certi orari.È stata comunque un'esperienza stimolante per entrambi e abbiamo notato che quando io mi sentivo stanca, Anto aveva dei picchi di energia e viceversa, quasi come un istinto nel cercare di fare stare bene l’altro/a.Ci tenevo a dire che avevo un diario fisico che annotavo ogni giorno e alla fine della settimana avevo fatto uno schemino dove annotavo il nostro mood giornaliero mio e di Anto e quindi la media del nostro stato di benessere.
40. [ITA]
Settimana dei 9 giorni_Siracusa, 1.III.2024
I. Resto sveglia dal giorno precedente e vado a dormire alle 12:40 dopo aver pranzato anticipatamente. Ci riesco.
II. SVEGLIA ALLE 18:40, mi sveglio confusa perché è buio, ma non quel buio della mattina presto circondato da quel silenzio di una città che deve ancora "svegliarsi", se apro la finestra ci sono molti rumori percepisco di essere io fuori ritmo. (sensazione non troppo piacevole)... adesso dovrò restare sveglia fino alle 07:20.
vado a lavarmi e fare colazione/merenda (tutti lo hanno preso come un "riposino pomeridiano", quindi nessuno dice nulla al riguardo)... svolgo la mia "giornata" in maniera un po' stressata e vado a dormire tra le 7 e le 8.
III. SVEGLIA ALLE 13:20, mi sveglio con la luce, mi sento quindi meno confusa... tutti sono operativi ma non è la prima volta che mi addormento tra le 7/8 e mi sveglio a quest'ora, quindi niente di nuovo. Mi alzo e vado a pranzare super affamata. Affronto questa giornata in maniera più usuale e comune. Mi metto a letto verso l'ora stabilita (01.00), ma non prendo sonno.
IV. SVEGLIA ALLE 08:00, regolare. Non ho sonno, c'è la luce, orario "consono". Affronto la mia giornata in maniera migliore rispetto a tutte le precedenti. Successivamente mi metto a letto alle 20, ma assolutamente niente sonno. Mi addormento quasi quando suona la sveglia del 5° giorno.
V. SVEGLIA ALLE ORE 02:40, ho dormito ben poco ma mi alzo comunque senza grossa fatica. Non so che fare e resto sul letto al cellulare, tutti dormono. Scrivo anche un po' in un diario il mio stato d'animo. Comincio ad avere sonno quando il sole comincia a sorgere ma non dormo. Dopo aver affrontato la mia giornata mi metto a letto intorno alle 15 e questa volta ho molto sonno, quindi mi addormento. (forse mi sentivo confortata dalla luce naturale).
VI. SVEGLIA ALLE ORE 21:20, confusissima. Comincio a sistemare la disposizione di alcuni elementi nella mia camera, mi preparo regolarmente ed esco come ho fatto anche nei giorni precedenti a questo (senza però specificarlo). Il mio sonno dovrà cominciare alle 10 del mattino e so già che non sarà un problema, infatti mi addormento tranquillamente.
VII. SVEGLIA ALLE ORE 16:00, mi sveglio bene. Giornata tipica. Riesco ad addormentarmi alle 06:40.
VIII. SVEGLIA ALLE ORE 12:40, questo sarà il mio ultimo giorno. Il risveglio non è stato male, come ho già detto, mi è già capitato di addormentarmi e svegliarmi a quest'ora però percepisco di avere delle energie differenti. Nonostante i risvegli devastanti al buio, mi sento più carica rispetto al solito... non sono una persona che dorme molto quindi le ore "ridotte" non mi sono pesate. Solitamente mi dà anche molto fastidio la luce durante l'arco della giornata, preferisco di gran lunga il buio ma con questi 8 giorni mi sono resa conto che la luce, in realtà, mi conforta, mi dà un senso di "normalità" a cui non ho mai fatto granché caso. Mi conforta anche quella che è la routine altrui, gli orari di apertura e chiusura delle attività. Ho riscontrato qualche perplessità nel dialogare con le persone per organizzarmi nei vari impegni, ma non difficoltà nel comunicare con amici. Credo che questa esperienza possa rafforzare in un qualche modo quello che è un concetto interamente personale, può aiutare a lavorare su sé stessi, sui propri interessi o aspetti magari non ben definiti, ma credo sia altrettanto negativa in quelli che sono i rapporti interpersonali... la routine non cambia per tutto ciò che ci porta ad essere visti in modo differente, molto probabilmente negativo, da chi abbiamo al nostro fianco e molto spesso ad essere assente nei loro confronti.
41. [ITA]
Scambiarsi la vita_Vezia, 21.III.2024
l’esercizio è servito!
Ho vissuto la terza immersione nel mondo, quello che mi rimane è un sentimento costante di contentezza. Sento che un’altra volta l’esperienza si è concentrata nel vivere il presente, il qui e ora della vita di quella persona, così ignota e allo stesso tempo cosi chiara mentre la settimana tramonta. Il mio timore era avere un sentimento di ripetizione, di esagerazione, che avrebbe compromesso l’intenzione dell'esercizio. Viverlo per la prima volta è scoperta, viverlo per la seconda volta è la misura per poter paragonare le due esperienze, viverlo per una terza volta mi dava l'idea di poter confermare certe sensazioni ed emozioni che mi hanno provocato i primi due scambi. Quello che ho potuto vivere è la spontaneità della vita. Se ognuno di noi è espressione di essere qualcosa, vuole dire che siamo tutti delle forme composte di toni autentici, il risultato del colore e forma che diamo alla nostra identità fino a quel momento. Quando mi scambio la vita lo vivo come immergersi in una superficie dove la forma e la tonalità che acquisisci diventano espressione del linguaggio di cosa ha mostrato il mondo alle persone con cui stai facendo lo scambio. Quello che ho appreso con la terza immersione, è che non c'era bisogno di pensare di poter paragonare due colori che forse sono complementari, non si può paragonare un triangolo a un cerchio. Tramite questo metodo si ha la possibilità di rimodellarsi e di prendere nuovi toni di colore, che ricreano all'interno di quei sette giorni un'identità. Un'identità che serve a poter muoversi in quell’ambiente, che è abituato ad accogliere quella particolare sagoma ed elemento cromatico. Il mondo forse funge da tela, una tela con una superficie apparentemente infinita, è quell’ignoto che da buio, porta luce a ciò che hai nel tuo percorso di cammino su di essa. Allora ti riscopri, prima intuisci tutte le tue particolari forme, intuisci i tuoi toni caratteriali e il mondo che ti accoglie, inizialmente esalterà queste proprie qualità espressive. Esaltandole ti ritroverai estraneo e opposto a ciò che quel mondo particolare si aspetta di avere come scambio di relazione. Le persone che conosci, gli spazi, l'organizzazione di una giornata si relazionano a te ma con l'intenzione con cui sono abituati a rapportarsi. Vedranno in te ciò che l'altra persona non è, ed è proprio quello il momento in cui capisci di non aver bisogno di essere te stesso, o meglio, di dover indossare la propria struttura e la propria luminosità, la propria essenza. La configurazione di ciò che vive quella scenografia si prenderà cura di poterti far assumere la proprietà che apparteneva a ciò che era prima e che ora è assenza. Questa assenza della propria essenza diventa, nel tempo che si svolge l'esercizio, nuova presenza autentica nella assenza di quella scenografia. Ti restituisci come insieme armonioso in quella specifica configurazione. Succede che dalla tua assenza nella propria vita assumi la possibilità di poter osservare, osservare l’ignoto. Con l’immersione verso questo ignoto si lascia alla superficie, ciò che sai del mondo, le proprie forme e tonalità cromatiche, come detto sopra. Rimangono a galla per quando tornerai dal ciclo di una settimana, e si rivestiranno della nuova essenza che hai acquisito. I due mondi si incontrano nella restituzione di ciò che è avvertito come assenza, il ritorno in superficie. Questo comporta nell'esercizio che si “può essere”. Tramite l'immersione come metodo, puoi osservare nuove forme e cariche di tonalità che portano espressione di vita nel mondo. In un mondo che si rivolgerà a te con il principio di riassettare quel vuoto con ciò di cui le persone e la quotidianità di frequentazione mondana ti istruiscono mentre si osserva. Non si respira sott'acqua, come si farebbe molta fatica a vivere una vita respirando attraverso la maschera una volta in superficie. Quello che apprendi come osservatore attraverso l'immersione è che tramite questo esercizio il metodo di scambiarsi la vita è un'esperienza autentica e intima di cosa vuole dire vivere in questo mondo. Comprendi come il pieno di un insieme, entrando ad essere una parte di quella configurazione, si rivolgerà a te insegnandoti ad essere armonia di quel tutto. Non hai bisogno di portare ciò che sei in superficie come una volta riemerso è complicato portare il nuovo mondo appreso nel proprio pieno. Immergendo una persona in una vita di un'altra persona, quel suo tutto subirà un’intrusione, una presenza destabilizzante verso quello che è sempre stato inteso come spontanea armonia, cooperazione tra uomo e mondo. Come noi ci prendiamo cura per rendere armonioso il nostro tutto, il mondo, subendo uno smarrimento dalla la nostra essenza, si prenderà cura di mostrare comportamenti e relazioni di quello specifico ambiente di vita. Ho avuto paura, angoscia, pensieri tristi e una costante percezione di essere un intruso. Rispetto alle prime due volte ho fatto più fatica a esternare le mie forme e la mia tonalità. Il meteo grigio di Genova per quasi tutta la settimana mi restituiva il colore e le forme che ero, il mondo intorno a me non si mostrava ed avevo la sensazione di non avere con me abbastanza ossigeno per tutta la durata dell’immersione. Ma non stavo respirando come non stavo osservando. L'accumulo di emozioni negative e insicurezze insieme ad un ambiente che non mostrava tonalità accese e forme particolari mi portavano a cercare e giudicare, allontanandomi dall’originarietà che sta alla base di questo metodo, lasciarsi immergere nel mondo da esso. Ma è stato in quel mattino dove ho aperto gli occhi e di me c'era solo il mio corpo. Durante quella giornata tutto si è rivelato e messo a disposizione, non giudicavo ma apprendevo osservando, non chiedevo, perché tutto si restituiva con spontaneità. Anche se continuava a piovere ciò che era la mia forma e i miei colori mutavano in una danza con la vita e la curiosità, il coraggio e una sinfonia di leggerezza nello sfondo. Dopo tutto quando fai immersione nel mondo marino ti rendi conto che gli ultimi istanti prima della risalita in superficie saranno i momenti dove puoi cercare di lasciarti immergere totalmente da quell'atmosfera, ultimo istante di possibilità per vedere e percepire attraverso il proprio corpo un mondo a noi impossibile da poter vivere. Ed è nella risalita che tutto quello che ti ha restituito quella settimana di mondo e vita attraverso questo specifico metodo espressivo, da folle come poteva essere giudicato alla partenza, prende un affetto intimo con ciò che siamo, noi umani su questo mondo. Ti rendi conto che “poter essere” preso in questi termini è una restituzione di una forma di speranza di non smettere di conoscerci tra di noi, che forse le relazioni con ciò che abita il mondo e il mondo sono tutte parti di una grande scenografia. Ognuno di noi compie un'espressione di ciò che è, tramite una costante ricerca delle proprie sagome e colori e da questo processo si orienta nel mondo, in luoghi dove il tuo carattere identitario trova pacifismo nel poter essere un insieme armonioso di emozioni ed esperienze. L’ignoto non mi fa paura, perché ho capito che non si deve coniare da qualcosa di oscuro e infinito, ma piuttosto è nel cercare di comprendere che fai parte ancora di un'armonia che deve comprenderti e tu di conseguenza. Nell’ignoto si impara a saper essere umani, e il buio insegna all'uomo come poter sopravvivere nella frequentazione del diurno. Ho terminato l'esercizio con un sentimento di gioia che non vivevo da tanto tempo, come se cercare di essere felice avesse preso il sopravvento sul rendersi conto di quanto alla fine basti essere contenti di ciò che abbiamo, di ciò che già siamo. Oggi sono un po’ più contento di quello che ho, perché tramite lo scambio di vita, oggi, ho un po' di più. Un’altra volta faccio parte di un nuovo intero per comprendere il mondo. Ogni parte di questo intero che ho incontrato attraverso l’immersione è essenza di un'armonia che vive in parallelo con la mia, non la compromette ma coesiste e genera speranza. Ho incontrato qualcosa che non avrei forse mai potuto far in modo di trovare nel mio camino, l'ignoto non mi fa più angoscia perché provoca in me curiosità e coraggio. Nella scenografia del mondo non ci vedo più l'intrattenimento e lo spettacolo, ma manifestazioni di nozioni verosimili di cosa l’uomo ha compreso dalla realtà che lo circonda. Ringrazio con gioia l'agenzia e tutto quello che ho incontrato nella spedizione, grazie Domenico! Un caloroso abbraccio, Ludovico Schuhmacher
42. [ITA]
Scambiarsi la vita_Lugano, 14.V.2024
Cara Agenzia,
Una delle mie più grandi paure è quella della perdita. Perdere ricordi, beni materiali, delle foto da un telefono che si rompe improvvisamente, qualcosa a cui tenevi, qualcuno di caro… perdere sé stessi. Quindi, quando l’agente A mi ha detto che uno degli obiettivi principali dello scambio era abbandonare sé stessi, ho sentito qualcosa dentro di me che si smuoveva. Ma perdere e abbandonare sono due cose diverse, mi sono detta. Ciononostante, quando stavo camminando verso il punto d’incontro per l’inizio dello scambio, non sono riuscita a non piangere. Ero terrorizzata. Stavo chiamando mia madre, che forse lei aveva più paura di me, e allora un poco per calmare sia lei che me ho istintivamente detto: “Поехали!”, cioè, "Andiamo!". Il primo uomo che volò nel cosmo, Juri Gagarin, usò questa espressione poco prima di partire. Un poco come lui, mi sentivo come se stessi per viaggiare verso uno spazio immenso e soprattutto ignoto. Ho incontrato Shair in stazione insieme all’Agente A e dopo esserci scambiati le rispettive schede persona e le nostre cose, sono partita. Verso la Svizzera!Sono arrivata a casa sua. O meglio, la mia casa per la prossima settimana. Sono entrata dopo che il gatto di Shair ha cercato di fuggire dalla porta. Ho visto subito una ragazza, che mi guardava incuriosita dalla fine del corridoio. Lei è stata una figura fondamentale, quasi la mia guida spirituale: Muriel. I primi giorni di scambio sono stati i più difficili. Shair è un regista, lavora in radio e di recente ha rilasciato anche un album (di cui ha già fatto due concerti). Caterina non sa nemmeno cosa sarà tra due anni. Un artista? Una prostituta? Una donna di casa? Una viaggiatrice? Oppure tornerà in Sicilia abbandonando il sogno di una vita? Chissà. Comunque, sicuramente dalla mia prospettiva Shair è avanti anni luce da Caterina. Mi chiedevo, come facevo ad essere lui? Lui che è così menefreghista delle opinioni degli altri? Lui che non ha paura a risultare strano, inopportuno? Non ne avevo idea. Leggevo la sua scheda personale come se fosse un manoscritto antico che rivela i segreti del suo Universo. Chiedevo ai suoi coinquilini come si sarebbe comportato in certe situazioni: se avesse urlato, se avesse mandato a fanculo quella persona. Mi dicevo: “pensa come Shair, siediti come Shair, mangia come Shair, parla con il suo tono di voce.” Alla fine io Shair non lo conoscevo, l’ho visto solo una volta, ma avevo già formato un’idea di lui nella mia mente. Più lo conoscevo, più rivedevo me stessa in lui. Era come se stessi conoscendo me stessa attraverso lui. Una sera fuori, una sua conoscente mi ha detto: “Devi essere più arrogante. Shair lo è.” In quel momento ho sentito tutte quelle persone che mi mettevano giù dicendomi che me la tiravo troppo, che avevo la faccia da “principale”, quando invece non mi sentivo nulla di più lontano da quello che supponevano. Quello è stato il momento in cui ho capito quanto io e Shair fossimo simili, nel profondo. Avevamo anche altre cose in comune, come gusti musicali, interessi affini e visioni politiche, ma quelle non erano nulla in confronto a quelle cose profonde che non fai vedere a nessun’altro. O comunque, a pochi. Lo scambio di vita mi ha permesso di vederle. Io, Caterina, che mi sono sempre sentita fraintesa e alienata. Che avevo una provenienza “ibrida”, senza una famiglia stabile… Vivevo la vita di qualcuno che nel profondo era tale e quale a me. Un bambino che non vuole stare zitto. Che vuole essere libero. Che vuole essere amato. Alla fine, penso, siamo tutti così. Ma nel mondo di tutti i giorni, come fai ad accorgertene? Soprattutto in un mondo che ti spaventa, dove vuoi sempre sembrare perfetto,... perfettamente simpatico, brillante, carismatico, divertente. Esistendo in Shair è come se avessi abbandonato tutte queste preoccupazioni del cazzo. Non dovevo più essere l’artista del secolo, non dovevo essere più la ragazza più carina, non dovevo più dire la cosa più intelligente nella stanza. Dovevo semplicemente abbandonare me stessa. E così ho fatto. Dopo i primi giorni non ero più Shair. Ma non ero nemmeno Caterina. Ero questo essere, questa sorta di unione tra i nostri spiriti, che incapsula perfettamente me e lui. Vivevo più naturalmente. Non guardavo più la sua scheda, non pensavo più che DOVEVO essere lui. C’era più un dolce promemoria di continuare sulla mia strada. Lì, ho iniziato a vivere più consapevolmente e ho sentito una chiarezza nella mia mente che non sentivo da anni, probabilmente. Allo stesso tempo sono iniziate anche ad accadere cose curiose. Ad esempio, è capitato che io dicessi le stesse cose che aveva detto lui negli stessi contesti. Ma io quelle cose non le avevo mai sentite. Quello mi ha stranito tanto. Dei suoi conoscenti che non sapevano assolutamente nulla dello scambio si spaventavano quando “iniziavo a parlare come lui”. Ma io non sapevo nemmeno come parlasse.Non ero sempre così perfettamente Shair. Spesso parlavo di Caterina, perché la gente era molto curiosa di lei. Quando accadeva confondevo dei pronomi, ma sentivo come se stessi parlando di un’altra persona. Arrivando a quella fase, ero in pace. Ma sentivo una mancanza. Negli ultimi due giorni, sentivo la mancanza di Caterina. Il suo dolce profumo, le sue risate, la sua grinta. Mi mancavo. Era strano, ma mi mancavano anche i suoi abbracci. Non li ho mai sentiti, ovviamente, ma in quel momento è come se li avessi avuti per tutta la vita.Quindi, quando sono tornata a Como e ho rivisto Shair, la prima cosa che ho fatto è stato abbracciarlo.
Saluti,
Caterina
43. [ITA]
Scambiarsi la vita_Como, 20.V.2024
Non ho mai scambiato la vita. Non sono mai stato Caterina. L'impossibilità di non essere sé stessi. Il delirio contemporaneo di essere chiunque. La volontà personale di procedere, ma non v'è alcun dove. Sentirmi libero di essere lei: la libertà dello stolto. Libero di accettare, non di divenire.
Fare uno scambio di vita significa accettare di morire, di non essere (al primo scambio perlomeno). La materia che si dovrebbe personificare una settimana è indefinita e la si crea personalmente avanzando nei giorni, per poi guardarsi dentro e capire che si è di nuovo creato sé stesso.
Caterina mi si è presentata come "una sognatrice di 20 anni". A me sembrava non servisse altro per capirla e difenderla. Parlo di difesa in quanto l'ambiente in cui ho vissuto la sua vita mi è parso ostile nei suoi confronti e, sebbene io stesso ho passato molto tempo a criticare la sua vita, non ho mai criticato lei, anzi, me la sono voluta tenere stretta vicino a me, nei dolori e negli attimi felici.
Nessuno dovrebbe sentirsi poco supportato nel suo ambiente di comfort, nessuno dovrebbe volersi di "più", oltre sé, per piacere a chicchessia. Soprattutto non un'artista di spirito così potente come Caterina e la potenza la si nota subito, essa è laddove c'è bontà, vulnerabilità e coraggio.
Lo scambio di vita è un atto di fede in sé stessi, aldilà del personale, ma nell'anima, nel soffio intuitivo che siamo.
Io non so bene che ne è stato di me in quella settimana, ma sono tornato e ho mandato a fanculo tutti quegli elementi di disturbo, quei personaggi che ti vogliono bene ma coi loro termini, che ti tengono fermo, che ti dicono "ho una critica costruttiva da farti" piuttosto che ascoltare, che si nascondono dietro il perbenismo come fosse etica sociale, secondo la legge per cui il limite imposto alla persona sia il vero pensiero collettivo.
Adesso sono nudo e ballo sotto la doccia, le canzoni mi ritmano i muscoli tutti e sono felice di continuare a giocare alla vita, come un bimbo e un vecchio saggio.
Un abbraccio a tutti.
44. [ITA]
Settimana dei 9 giorni_Como, 9.VI.2024
Cresciamo con la consapevolezza di poter scegliere le nostre abitudini, la nostra quotidianità, il nostro futuro. Ed è così, ma, nel corso della vita ci troviamo spesso di fronte a situazioni e momenti che non ci appartengono davvero. Così, ci inseriamo in una vita che forse non sarebbe stata la nostra se non fossimo costantemente influenzati dai processi sociali che ci circondano e che ci guidano su strade già tracciate, portandoci a un destino che non è davvero il nostro o che affrontiamo con malessere.Ci sono persone che riescono a rimanere fuori da queste dinamiche, io,non ci sono mai riuscita. Sono la figlia perfetta di un mondo che non fa altro che creare individui confusi riguardo alla vita e a ciò che ci circonda. Pensiamo di voler fare qualcosa per un determinato motivo, perché ci sembra la cosa giusta, ma quel 'giusto' potrebbe non essere mai esistito nella nostra mente se non fosse per l'influenza esterna.La settimana dai nove giorni mi ha permesso di capire come passassi il tempo a sentirmi in dovere di far qualcosa e quindi di lasciar andare quelle abitudini che ti appagano o di trasformare anch’esse in doveri. Ritrovarsi ad avere la sveglia all’una del mattino e quindi dover iniziare una giornata con tutti (o quasi) che dormono, il buio e senza gli impegni che potenzialmente hai durante la giornata, ti porta a riflettere un attimo su come scegli la tua quotidianità.Dopo giornate che ormai diventano una routine, dedicarmi alle piccole cose, avere una diversa percezione del tempo e aver programmato la settimana in base ai nuovi orari ha fatto sì che rivalutassi tutto il mio schema mentale.Ho compreso di aver la scusa per lasciare che le cose seguissero il loro corso, permettendomi di adattarle a me con leggerezza. Per raggiungere tutti i miei obiettivi, ho sempre dato il massimo, mettendo a rischio il mio equilibrio interiore, che volevo preservare e che avevo posto come obiettivo principale per questo esercizio.Ma allora mi chiedo: perché solo dopo aver stravolto la mia routine riesco a trovare una via d'uscita?Ci lasciamo ingannare da tutto il resto, ma ci dimentichiamo che siamo noi a dover avere il controllo di noi stessi e della nostra vita e uscire dal nostro schema mentale è impegnativo ma possibile.
45. [ITA]
Settimana dei 9 giorni_Cremona, 20.VII.2024
Buon pomeriggio, Agente!Ecco di seguito alcune mie brevi considerazioni relativamente all’esperienza della settimana da nove giorni.La suddivisione del giorno in 24 ore è una convenzione umana che sembra risalga all’antico Egitto.Aver pensato di ridisegnare questo arco di tempo è temerario e interessante al tempo stesso.La cosa più complessa è vivere giornate di 18 h e 40 m in un contesto globale che viaggia a cadenza di 24 h.Si creano delle distonie non facilmente sanabili in alcune situazioni di vitaAd esempio io vivo con mia madre che ha 89 anni ed una vita scandita da abitudini consolidate. Poiché devo accudire parzialmente a lei, diventa impossibile gestire alcune situazioni come il pranzo e la cena in comune, portarla dal medico o da altre parti ad una certa ora , ecc.La stessa situazione si presenterebbe se una persona lavora alle dipendenze: ci sono orari da rispettare , appuntamenti, riunioni ecc che sono stabiliti ad orari basati su giorno di 24 oreLa proposta del giorno di 18 h 40 m è una provocazione sicuramente stimolante che deve superare numerosi ostacoli se la persona che la attua non è totalmente indipendente rispetto al contesto in cui vive.
Parere personalissimo !!Un caro saluto!A prestoEnrico
Milano, 6.VIII.2024
ESISTE QUALCOSA CHE NON HA PARAGONI, MA SE NON HA PARAGONI ALLORA NON ESISTE.CI PONIAMO CON LA MENTE IN QUELLO CHE NON ESISTE, E AVENDO QUI OGNI NOSTRA PRIORITA', CI ACCORGIAMO CHE A NON ESISTERE SIAMO NOI.
THERE IS SOMETHING THAT HAS NO COMPARISON, BUT IF IT HAS NO COMPARISON THEN IT DOESN'T EXIST.WE PUT OUR MIND INTO WHAT DOESN'T EXIST, AND HAVING OUR PRIORITY HERE, WE REALIZE THAT WE ARE THE ONE THAT DOESN'T EXIST.
DET ER NOE SOM IKKE KAN SAMMENLIKNES, MEN HVIS DET IKKE KAN SAMMENLIKNES, FINNES DET IKKE. VI INNSTILLER OSS PÅ DET SOM IKKE EKSISTERER, SETTER VI PRIORITETEN HER, INNSER VI AT VI ER DET SOM IKKE EKSISTERER.
46. [ITA]
Scambiarsi la vita_Milano, 22.IX.2024
è passato ormai un anno da quando ho sentito parlare per la prima volta dei tuoi esercizi sugli scambi di vita. Affascinato dalla dialettica del tuo discorso ho voluto provare tutti e tre gli esercizi che mi ha proposto. Trovo che l'esercizio così come tutto quanto intorno a me mi riporti solo ed esclusivamente alla stessa e unica domanda che ci poniamo da quando abbiamo aperto gli occhi sul mondo, in senso letterale e spirituale. Ora io credo, che il tuo messaggio abbia davvero il potere di scuotere le anime di chi lo prova e lo sente. Trovo, come ho già detto, che questa ricerca dell'unica vera domanda che conta per tutti veramente abbia in sé un contenuto messianico e dunque cristiano. Tuttavia, l'altra grande domanda che continua a tormentarmi dopo i suoi esercizi è: e quindi? Ora non vorrei che tale affermazione possa sembrare un tentativo di denigrare o sminuire la serietà con cui io rimango affascinato e impegnato nella pratica dello scambio di vita o della settimana dei nove giorni. La domanda piuttosto porrebbe lo scambio di vita sul piano di molte altre ricerche spirituali, religiose e filosofiche intorno alla ricerca e la conoscenza di sé. E dunque mi sorge spontaneo chiedere: come molte altre categorie, non potrebbe essere che anche questo scambio di vita risulti una porta d'accesso a una strada invisibile? Una volta eseguiti gli scambi cosa succede? La messa in discussione di sé, con la speranza di trovare un sé più autentico, cosa mi porta? Io penso che risponderei con un'altra domanda, e un'altra, e un'altra ancora, a cui però non esistono esercizi che possano accompagnare una ricerca più profonda. Qualcosa sta marcendo dentro a questo mondo e ne siamo tutti già consapevoli. La verità non ci apparterrà mai finché la cercheremo tra le parole o le facce degli uomini. Non la troveremo nemmeno distruggendoci, e provando a cambiare in tutti i modi. Esiste qualcosa, una legge interiore radicata nel profondo che ci nega di trovarla. Se esiste una verità, una promessa di qualcosa di magnifico e mai provato.Ho scritto questo testo e vorrei parlarne con te qualora fosse materiale utile, fammi sapere. Ovviamente non è definitivo ma penso che sia un concentrato di quello che aspettavo un po' di capire.
Mattia